Pensieri segreti di una commessa Oddio è settembre: il reparto scuola
Settembre è arrivato anche quest'anno, ve ne siete accorti? Noi commesse sì, ce ne siamo accorte più o meno attorno al 2 agosto, quando vicino agli ombrelloni hanno iniziato ad apparire gli articoli scolastici. Siamo circa un mese in anticipo sulla vostra paranoia da scuola. E per una volta, lasciatemelo dire, l'anticipo sulla stagione (scolastica in questo caso), poteva avere un senso. Ma secondo voi qualcuno ne ha approfittato? Macché, sulle cataste di quaderni e diari si è accumulata polvere per settimane senza che nessuno comprasse niente. Eravate tutti al mare, eh? La scuola era solo un brutto incubo che vi eravate lasciati alle spalle ed vi siete preoccupati solo di creme solari e costumi.
Poi arriva settembre. Poi all’improvviso arriva settembre. La madre media piomba nel panico totale. Il primo settembre si vedono arrivare branchi di madri trafelate che hanno aperto con orrore tutti i cassetti della scrivania e si sono rese conto che no, durante l’estate la cancelleria non si è rigenerata. Tentare di avvicinarsi al reparto cartoleria di un supermercato a settembre è un atto che richiede coraggio. C’è un ingorgo di carrelli che pare la circonvallazione di Roma, ma con più nervosismo.
L'inspiegabile consumo di zaini. Primo acquisto fondamentale, la cartella. A parte il fatto che io non capisco perché si sia generato un così forte consumo di zaini scolastici. Forse vengono cuciti con la carta? I libri sono enormemente più pesanti o con copertine dentate? Fatto sta che della buona vecchia cartella Invicta che durava dall’asilo alla maturità non c’è più ombra. Le cartelle seguono la moda, e guarda caso tutti vogliono la stessa: Spider man/Frozen/Eastpak. Tutto il resto è out. Ma inspiegabilmente i suddetti zaini vengono prodotti in quantità limitata manco fossero D.O.C.G. e quindi erano già esauriti al 3 di agosto. Ne rimane soltanto uno, per cui ogni madre sarà pronta a sgozzare le altre femmine che gli si avvicinano. Nel frattempo c’è chi decide che ripiegherà su una cartella dei cinesi dal marchio imitato quasi perfettamente (Spidermen/Brozen/ Istpak) e si approvvigiona di oggetti di cancelleria.
Matite da architetto. Andare a scuola, signori miei che magari non avete figli studenti, è diventato uno sport estremo per cui vengono richiesi strumenti sempre più di nicchia e di alta precisione. Scordatevi le care vecchie Bic, i quaderni a righe o quadretti e le matite HB. La prima domanda che di solito mi sento rivolgere è: «Scusate, non avete le matite a grafite superfine per progetti?». Guardo la signora, guardo il bambino di sei anni che si mette le dita nel naso e me lo immagino mentre appone questo sigillo sul suo progetto. «Certo signora, vorrei dirle, solo le migliori mine da disegno per le caccole del suo bambino!». Ma purtroppo – «Non teniamo articoli di nicchia. Ho una matita H2, le va bene?» – dico mentre le mostro le solite matite che si usano dai secoli dei secoli e con cui forse anche Leonardo ha tratteggiato la Gioconda. Ma non le comprano più ormai, e quindi ripiegano su penne di metallo portamine che si rompono la prima volta che il piccolo Brunelleschi le fa cadere dal banco.
Biro sofisticatissime. Che dire poi delle biro? Pare che le biro cancellabili non siano più tanto di moda. Scrivono male (in effetti l’inchiostro era così cancellabile che era già cancellato la prima volta che lo scrivevi) e soprattutto lasciano aloni sul foglio. Perciò ora solo biro con inchiostro tradizionale, che però devono essere a punta super fine, con impugnatura ergonomica per evitare i calli, con tappino antisoffocamento e antirotolamento, antiincendio, antimacchia, antieplosione. Praticamente sono ordigni militari, ti credo che non si cancellano più. Ne comprano quaranta confezioni per ogni colore. Mi aspetto che le nuove generazioni riempiano chilometri di quaderni, anche se poi di quelli ne restano sempre invenduti pacchi interi. Misteri della nuova scuola.
Bianchetto a fiumi. In compenso è il trionfo della scolorina. Ricordo che quando andavo a scuola io (e non sono passati secoli) il bianchetto era considerato quasi una reliquia. Ne compravi uno e lo usavi per tre anni, ma solo in caso di errori eclatanti e sotto il permesso della maestra. Oggi invece vedo comprare litri di bianchetti in penna, o ancora più ambiti, metri e metri di scolorine a nastro che di solito si rompono dopo la prima strisciata e comunque non sono mai precisi come le buone vecchie penne. Su questo le mamme non badano a spese, forse i bambini di oggi sbagliano molto, oppure le madri hanno scoperto che col bianchetto- roll possono smacchiare le camicie. Scrivetemi la soluzione del mistero.
La nuova generazione dei diari. Poi avviene il momento della scelta del diario. Non si scherza, il diario è una faccenda importante. Solo che anche qui la questione si complica. Non esiste più la dicotomia Smemoranda vs Comix. Ora ci sono almeno quindici tipi di diari diversi, con formati alquanto bizzarri. Innanzitutto si sono rimpiccioliti. Ricordo benissimo che il mio diario era almeno un 12x18. Adesso ci sono agende da dodici mesi che sono più piccole di un blocco di post-it. Tu pensi «Beh, l’avranno fatto per ridurre il peso, visto la quantità di penne che si devono portare in cartella». E invece no, perché i diari sono sì più piccoli, ma in compenso hanno raddoppiato le pagine. Praticamente è come portarsi dietro una Bibbia miniata con copertina in legno. Però formato tascabile.
E le calcolatrici ultimo modello. E alla fine, devo per forza parlare delle calcolatrici. Adesso servono le calcolatrici scientifiche anche per andare alle elementari. Per le tabelline (che non si usa più sapere a memoria, razza di retrogradi) serve possedere un calcolatore ad alta precisione in grado di tenere a schermo tutte le cifre del pigreco e oltre. Con tutta questa esagerazione di strumentazione mi viene la nostalgia e quando torno a casa vado a cercare nel cassetto la mia vecchia calcolatrice che mi ha servito con onore fino alla terza superiore. Cerco di ricordare quando l’ho acquistata e sotto quale prescrizione, visto che il mio professore delle medie voleva che facessimo tutto a mente. Poi mi ricordo. L’avevo trovata nel Dixan.