Sfogo dichiarato

Pensieri segreti di una commessa Il problema del traffico? Le mamme

Pensieri segreti di una commessa Il problema del traffico? Le mamme
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Sono iniziate le scuole. Voi che siete senza figli in età scolare magari non ve lo siete ricordati fino a un paio di settimane fa, vero? Tuttavia, appena vi siete messi in macchina, ve lo siete ricordati. Nel mese di agosto tutti i lavoratori sfortunati come i commessi si erano abituati a una viabilità scorrevole. Quasi arrivavano al lavoro rilassati, con un quarto d’ora di agio per bere il caffè e chiacchierare con i colleghi. Poi, improvvisamente, inizia la scuola e le strade si riempiono come durante il primo giorno di saldi all’ingresso del supermercato. La conclusione che tutti noi ne traiamo, dunque, è che siete voi, le mamme, a intasare le strade.

La prima volta che questa epifania mi colse non volevo credere a questa ipotesi. «Impossibile» pensavo, da brava abitante della Vallimagna, «tutti prendono il pullman per venire a Bergamo». Ma nelle interminabili ore passate in coda per raggiungere il mio negozio ho invece constatato che solo una piccola parte di alunni prende il pullman. Quelli che il caso ha fatto nascere sulle montagne, che siano reputati abbastanza grandi da non morire/venire rapiti/perdersi per sempre, quelli che hanno una madre che lavora al centro commerciale. E tutti gli altri? Tutti gli altri sono considerati troppo piccoli per prendere un mezzo da soli (compresi gli scuolabus, che notoriamente sono oggetto di assalti dei briganti), anche se hanno 18 anni, oppure hanno madri che poi vanno a fare shopping. Da me. Io lo so che è così. La madre sospettosa che vuole proteggere il suo piccolo cucciolo di panda coi baffi si mette in macchina alle sette meno venti, compie i primi trecento metri per uscire dalla via di casa sua, si ferma al semaforo e si chiude in macchina. Lo sento perché a volte a settembre si lascia ancora il finestrino abbassato e percepisco distintamente il chiavistello delle portiere che scatta. Mi guardo attorno con sospetto. Che gli acuti sensi da madre abbiano percepito pericoli ignoti ai più? Che il semaforo di Sorisole sia sede di rapine ripetute? Forse trasportano gioielli e valigie piene di banconote. O il loro pargolo è il novello premio Nobel?

Mi giro a destra per osservare meglio questa promessa del futuro. Cuffie nelle orecchie, brufoli, espressione da gatto che la sta facendo. Analizzo la madre: stesso sguardo sveglio, golfino rosa, parla da sola credendo che lui la stia ascoltando. No, decisamente è solo una questione di paranoia. Sarà la stessa che vi fa decidere di accompagnarlo a scuola quando potrebbe benissimo prendere il bus. «Al giorno d’oggi meglio non fidarsi». Benissimo, portateli voi oggi a scuola che poi domani quando dovranno venire in negozio a fare un colloquio non troveranno nemmeno l’ingresso. Ah, giusto, potreste accompagnarli voi anche lì, quello sì che fa punteggio nei colloqui di lavoro. Opzione numero due: i mezzi pubblici non arrivano direttamente davanti alla porta della scuola. «Poverini, devono camminare con tutti quei libri nella cartella». Scenario apocalittico! Generazioni di storpi e gobbi causati dall’istruzione e dal malservizio dei bus. Come abbiamo potuto diplomarci indenni noialtri? Certo, quindi carichiamo i nostri novelli Leopardi sul sedile e portiamoli fin dentro l’aula se possibile. Passate mai davanti a una scuola verso le otto? Ah, una madre passerebbe sopra a tutto pur di scaricare il figlio all’ingresso. Pur di non farlo stare nemmeno un nano secondo su suolo pubblico, non sorvegliato, pericoloso, mortale! Il pupo (di un metro e settanta) deve scendere dentro il corridoio, in braccio possibilmente a una balia che gli asciughi il sudore e lo metta in sicurezza affinché non cada e si sbucci. Di questo passo si faranno scuole drive-in in cui ogni classe avrà l’accesso dalla strada per scaricare gli alunni direttamente sulla sedia. Se fossi una studentessa ora, soffrirei di claustrofobia. Io mi sarei uccisa con il compasso piuttosto che andare tutte le mattine a scuola con la mamma e farmi scaricare davanti alla porta.

E poi, mi volete spiegare perché per accompagnare i figli avete per forza bisogno di guidare un suv? Tutte ’ste macchine bombate, a cosa vi servono? È sempre per la sicurezza? Ma tanto andiamo tutti quanti a trenta all’ora al massimo! Non ci sono bisonti o cervi che ci tagliano la strada in città, non abbiamo fiumi da guadare! Se proprio volete accompagnare il bambino a scuola, almeno compratevi una Panda.

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