Ma quando arriva l'Apple Watch
È ufficiale: Apple Watch (attenti: non Apple iWatch, perché iWatch è marchio depositato in precedenza dalla startup di Daniele Di Salvo che l’ha usato per un’app) Apple Watch, dicevamo, arriva ad aprile. Lo ha rivelato Tim Cook, ceo della società di Cupertino, a una riunione con gli investitori. Dunque ci siamo. Doveva essere sul mercato a settembre scorso, poi la data era stata spostata «all’inizio dell’anno», nel senso del 2015, adesso dovremmo esserci.
Keep calm and wait for Apple Watch. A chi obiettava a Tim il Magnifico di essere in ritardo rispetto alla concorrenza (ai competitor, si dovrebbe dire) il serafico amministratore dell’azienda che, prima al mondo, ha superato i 700 miliardi di dollari di capitalizzazione, ha spiegato che il fatto non costituisce problema. Anche iPod è uscito dopo altri dispositivi analoghi, ma questo non gli ha impedito di relegarli nel dimenticatoio in capo a qualche mese. Stessa vicenda quella di iPad: c’erano già molti tablet sul mercato quando è arrivato. La gente ha capito che si trattava di un dispositivo completamente diverso dagli altri appartenenti alla stessa categoria merceologica. Diverso in che senso. Nel senso che - ha detto Tim Cook intervenendo alla Goldman Sachs conference il 10 febbraio scorso - tutti i prodotti appartenenti a una certa categoria si segnalano, in genere, per alcune capacità operative anche importanti. Ma solo alcuni - e Apple Watch scommette di essere questo - cambiano il modo stesso di intendere la vita da parte delle persone che li usano. Non sono destinati soltanto a imporre uno standard. Sono dispositivi che mutano il rapporto tra le persone e il mondo.
http://youtu.be/gCluaJe3lb4
Sì, ma come sarà. Il guru del design di Apple, Jony Ive, ha spiegato - nel corso della medesima conferenza - che Apple Watch include una quantità di nuove tecnologie e un’interfaccia disegnata «appositamente per un dispositivo pensato per essere indossato». Lo sforzo progettuale ha teso a «vanificare ogni confine tra un oggetto fisico e l’interfaccia utente e ha generato lo sviluppo di un intera gamma di prodotti che rendono possibile una personalizzazione senza precedenti».
Tempo fa le riviste specializzate segnalavano che questo nuovo “aggeggio” avrebbe avuto un Display Retina protetto da vetro zaffiro, che poteva essere controllato con il tocco, girando la corona laterale o variando l’intensità del tocco, oltre che con la voce. Avrebbe avuto le funzioni di fitness tracking, la ricarica wireless, ma non il GPS. I modelli dovevano essere tre: Watch, quadrato, Sport, in alluminio e rinforzato, Edition, in oro. Per personalizzarlo, sei cinturini, da quello in acciaio a quelli in plastica colorata. Adesso è tutto cambiato, compreso l’aspetto esteriore, che non ricorda più i lugubri orologi digitali giapponesi in plastica di anni fa. Assomiglia più ad un gioiello, coi suoi angoli smussati, o al braccialetto di un marziano in serata elegante. E visto che Swatch - il concorrente svizzero - ha mandato in giro specifiche per il suo “orologino” che lo facevano ritenere vincitore sull’altro perché la batteria durava molto di più, adesso anche da questo punto di vista le posizioni sembrano invertite.
Apple Watch si presenterà, in parole semplici, come una estensione dell’epidermide che non necessiterà di interventi complicati per dar seguito alla volontà di chi lo porta al braccio. Basterà la voce (la tecnologia Siri che tutti conoscono) o anche meno. Un gesto del polso, la variazione del battito cardiaco. Chi sa.
http://youtu.be/y-waTi8BPdk
Di fatto, una rivoluzione. Interessante il periodare di Tim Cook nel corso della conferenza: «Io ne ho già usato uno, e ne sto indossando uno anche adesso - ma ora l’ho sempre indosso. E penso che una della più grandi sorprese che la gente proverà quando comincerà ad usarlo, sarà il trovarsi a trattenere il respiro di fronte a tutte le cose di cui lo scoprirà capace». Prima lo usava, adesso lo indossa: chi gli avrà preparato il discorso? La prossima generazione sarà quella del trapianto, ha scritto Derrick De Kerckhove, l’allevo di Mc Luhan che sa tutto sulla umanizzazione prossima ventura dei dispositivi mobili.
Tra le cose più straordinarie - ha detto ancora il ceo dei miracoli - ci sarà il monitoraggio dell’attività sportiva quotidiana (il fitness tracking ricordato sopra), indicata con enfasi come necessaria profilassi antitumorale. Lo spirito di Steve Jobs aleggia ancora, a Cupertino. Ma anche - come scrisse anni fa Michael Crichton in Congo - perché non c’è ricerca di fondi in America che non si proponga come destinata a debellare il cancro. Speriamo che il nuovo apparecchietto non si metta a generare spremuta di arance liofilizzata quando sente dire «orange». In tal caso potremmo sempre disattivare la funzione, ci vien detto.
Per il momento chi ha preso il posto di Jobs sembra comunque non cavarsela troppo peggio di lui. Se ha promesso agli investitori di riuscire a vendere una trentina di milioni di esemplari del solo nuovo gioiellino non ci rimane che controllare - magari utilizzando il calendario di frate Indovino, che riporta anche le fasi lunari e dà preziose indicazioni per il radish sowing (la semina dei rapanelli) - in quanto tempo la cifra sarà raggiunta e superata.