Quest'anno scordatevi lo spumante Ecco sei incredibili birre natalizie
Verso i primi giorni di dicembre incomincia ad apparire nei negozi del Belgio e di un po’ tutto il Nord Europa il cartello che annuncia l’arrivo delle Christmas Beer. Una tradizione che inizia la sua storia ufficiale circa due secoli fa, ma che in realtà si perde nelle leggende del folklore anglosassone e scandinavo, in quegli anni in cui, in occasione di rituali soprannaturali, veniva sorseggiata una bevanda fermentata e calda, con l’aggiunta di spezie e frutta. Una sorta di variante nordica del vin brulée. Oggi, le birre di Natale rientrano nella grande categoria delle birre invernali, senza appartenere a uno stile definito, ma con caratteristiche comunque peculiari: tipicamente corpose, speziate, e solitamente un po’ più alcoliche, sono ricette annuali perfette per i mesi freddi e per accompagnare i dolci delle feste. Una valida e insolita alternativa allo spumante in tavola.
Il Belgio, che raccoglie moltissime storie brassicole, è la culla di questa tradizione stagionale di birre natalizie. Riscoperte per un uso prettamente familiare in occasione delle grandi feste, le loro caratteristiche particolari si sono via via estese dal consumo dei dipendenti del birrificio fino ad arrivare ai clienti fedeli e trasformarsi poi un vero e proprio fenomeno. Oggi, la loro uscita sugli scaffali è un momento atteso dagli appassionati, anche perché spesso i birrifici variano ogni anno le loro ricette. Negli ultimi tempi, anche altri Paesi si sono impegnati nella produzione di questa tipologia e l’Italia, dove la cultura della birra artigianale è sempre più diffusa, non è da meno.
Siamo stati al pub The Dome di Nembro in occasione del festival delle birre artigianali invernali e natalizie, insieme a Michele, vero e proprio profeta della birra artigianale di qualità del mondo, ci siamo mossi tra le 41 spine arrivate da tutto il mondo, facendoci guidare dai brewer e dai consigli del padrone di casa, in una piccola incursione a tema. Ecco quello che di speciale abbiamo assaggiato per voi!
1) Saint Lamvinus 2014, Brasserie Cantillon (5% vol.)
Cantillon è uno dei birrifici più importanti e conosciuti del Belgio. Inaugurato all’inizio del secolo scorso e mandato avanti da una tradizione familiare, vanta oggi il primato di essere l’ultimo birrificio cittadino di Bruxelles a produrre lambic. Questa tipologia è caratterizzate da una fermentazione spontanea che coinvolge lieviti selvaggi della valle della Senne. Aggiungendo dei lamponi alla preparazione, si ottiene la Framboise, mentre le amarene sono previste per la Kriek. Nel nostro caso, la Saint Lamvinus prevede l’aggiunta di uve Merlot e Cabernet franc francesi. Ha un profumo particolare, con sentori che ricordano il vino e le cantine d’inverno.
2) IGA, Birra Mastino (9,5% vol.)
Si tratta di una birra nell’unico stile birraio italiano riconosciuto ufficialmente, l’Italian Grape Ale. Una sperimentazione partita 4 anni fa e che finalmente ha dato i frutti sperati. Uno stile italiano non può, ovviamente, negare la vocazione enologica del Belpaese e infatti questa ricetta prevede una parte di mosto d’uva, in questo caso Corvina, e un passaggio di due anni in barrique di Amarone. Si sente fortemente l’eco de vino, con aromi complessi che ricordano i grandi rossi passiti dolci, uno su tutti il Recioto della Valpolicella, una nota fortemente amaricante sul finale, data dal prolungato passaggio in legno.
3) Stille nacht, De Dolle Brouwers (12% vol.)
Anche in questo caso siamo in Belgio e in particolare nelle Fiandre, in uno dei birrifici che più rappresenta le birre di Natale. La Stille Nacht delle feste è una delle più attese in assoluto e una Christmas Beer dal potere più evocativo. Abbiamo assaggiato quella del 2009 e possiamo affermare che l’assioma del vino che migliora invecchiando è valido anche per certe produzioni brassicole. Dopo sei anni, arrivano al naso, totalmente inaspettati e meravigliosamente sorprendenti, sentori evocativi per eccellenza di questa parte dell’anno: canditi, uvetta e scorza di arancia, via via sempre più complessi fino a raggiungere le note burrose di pasticceria, e infine di panettone. Più tardi si fanno strada sentori appena più tostati di cioccolato e cherry Pedro Ximenes. Veramente sbalorditiva.
4) Bevog Craft Brewery, Hagger Barley Wine (12,3% vol.)
Lo spirito di questo microbirrificio è quello di cercare nuove esperienze gustative nel campo della birra artigianale. Partendo da questa filosofia, il giovane beermaker austriaco si è dedicato a un barley wine. Uno stile tipicamente britannico che, come suggerisce il nome, si accosta sia per complessità, sia per grado alcolico, al vino, e richiede un passaggio in legno. Anche in questo caso, il profilo olfattivo è estremamente intenso, anche se concentrato quasi esclusivamente sulle note terziarie: polvere di caffè, di cacao, cioccolato fondente e poi frutta essiccata tra cui spiccano datteri e uva sultanina.
5) Sedicigradi, Birrificio del Borgo (16% vol.)
Nato ufficialmente nel 2005 a Borgorose, in provincia di Rieti, è oggi un punto di riferimento nella produzione artigianale italiana. Anche in questo caso, un barley wine con un passaggio in botti di rovere di 16 mesi. Veramente molto complessa ed equilibrata, ma soprattutto notevole per sentori tanto eleganti quanto inaspettati per in un prodotto birraio. La nota balsamica è la vera sorpresa, incuriosisce il bevitore con delicati richiami al fiore di lavanda e wasabi, su uno sfondo omogeneo di talco. In bocca è piacevolissima e ricorda la freschezza del tamarindo.
6) Black Damnation V: Double Black, De Struise Brouwers (26% vol.)
Questo microbirrificio delle Fiandre è un vero e proprio sperimentatore. Il Progetto Black Damnation prende spunto da un’etichetta cardine, la Russin Imperial Stout Black Albert, per poi fornire una serie di variazioni sul tema. La numero 5, chiamata Double Black, è stata invecchiata e poi sottoposta al processo chiamato Eisbock o distillazione a freddo, ossia è stata ghiacciata per disperdere una parte di acqua e concentrare il gusto e la gradazione alcolica. Il risultato è qualcosa di veramente estremo, che sfugge alle definizioni classiche di birra. Servito in una copita, è un concentrato di sapori (liquirizia e cacao amaro sopra ogni cosa), che si può pensare solo come sostituito di un distillato invecchiato, da sorseggiare davanti al camino.