I sette social network più amati sono il riflesso dei vizi capitali
«I social network hanno successo nella misura in cui rappresentano un qualche vizio capitale»: questa frase la pronunciò qualche anno fa Reid Hoffman, uno dei boss della Silicon Valley, nonché fondatore di LinkedIn. Insomma, uno che di web e social media qualcosina capisce. Secondo Hoffman, il fatto che le pulsioni e gli istinti più biechi della gente possano trovare, seppur inconsciamente, uno sfogo pubblicamente concesso e accettato nei social network rappresenta la più grande garanzia di appeal di questi ultimi. Tutto sommato, una chiave di lettura interessante, che l'Atlantic ha deciso di prendere sul serio, tentando di affibbiare ai social più famosi il rispettivo peccato capitale. Il quadro emerso è davvero gustoso.
Lussuria – Tinder
Questa era piuttosto semplice: quale social network si addice di più alla smania sessuale se non quello creato apposta per favorire incontri? Esattamente come nell'Inferno dantesco, i lussuriosi vorticano in eterno in un turbinio di vento senza riuscire mai a raggiungere la persona desiderata, così gli utenti di Tinder si affaticano nel segnalare interesse nei confronti di altri fruitori del social senza però (quasi sempre, stando alle recensioni) riuscire ad essere ricambiati.
Gola – Instagram
Anche in questo caso, la letteratura giunge in nostro aiuto, per capire: Tantalo, il mitologico sovrano della Lidia che servì agli dei un pasto a base di carni umane, venne condannato da Zeus per questo atto osceno a passare l'eternità affamato e assetato senza però riuscire mai a cogliere i frutti di un albero e l'acqua di un ruscello situati a pochi passi da lui. Allo stesso modo, Instagram ci porge lì, fra le nostre mani, le immagini delle cose che più desideriamo, da una bella donna, a luoghi vacanzieri mozzafiato, fino a, naturalmente, cibi particolarmente succulenti ed invitanti. Abbiamo tutto in palmo di mano, la nostra Gola (in senso lato) è febbricitante dagli spasmi di desiderio, senza però poter riuscire davvero possedere alcunché.
Avidità – LinkedIn
Facciamo una prova: tutti quelli che hanno un profilo su LinkedIn vadano a darci un'occhiata, scorrano le proprie competenze e le proprie esperienze, diano un occhio a quante conferme hanno ricevuto rispetto ai propri skills. Dopo pochi secondo, di sicuro, ognuno direbbe: «Mamma mia che persona noiosa che sono!». LinkedIn dunque, in un certo senso, offre un'immagine della nostra persona sbiadita, noiosa priva di verve e di brillantezza. Esattamente come le anime condannate e lottare fra di loro agganciate ad enormi massi che Dante colloca nel girone degli avidi.
Superbia – Facebook
A proposito di fornire un'immagine di noi diversa da quella reale: quale luogo è più indicato per compiere un atto del genere se non Facebook? Su questo social ognuno può dire e suggerire di sé un po' quello che vuole, costruendosi una personalità e una vita quasi parallela che possa apparire agli altri utenti tremendamente “cool”, da farli esclamare «Ehi, che gran bella vita fa questo qui!». Tradotto in un unico concetto: vanità. Che, si sa, nel momento in cui si relaziona con gli altri, diventa molto facilmente superbia: «Perché io so' io, e voi nun siete un...».
Ira – Twitter
Ragionando, ancora una volta, insieme al Sommo Poeta, impariamo che l'ira è gemella della scontrosità. Provengono infatti entrambe dalla medesima matrice peccaminosa, la rabbia: l'ira è rabbia espressa, la scontrosità rabbia repressa. Dante condannò entrambe, cacciando coloro che ne furono travolti nelle paludi dello Stige, dove gli iracondi si attaccano vicendevolmente senza fine mentre gli scontrosi osservano, ombrosi e irritati, dalle sponde senza mai agire. Ehi, ma parliamo dell'Inferno o di Twitter?
Invidia – Pinterest
È forse il peccato capitale che più difficilmente siamo disposti ad accettare: l'invidia è proprio una brutta bestia, non solo perché ci sentiamo mancanti di qualcosa che altri hanno, ma perché implicitamente cela il sottile risvolto psicologico che ci fa credere che, dunque, gli altri siano migliori di noi. Molto spesso, però, l'invidia non consente di riconoscere e apprezzare molto di ciò che già abbiamo, spinti dalla bramosia per le qualità (o peggio la materialità) altrui. Un po' come accade con Pinterest, tutto sommato: attraverso l'innocuo intento di permettere al mondo di apprezzare chi è più bravo degli altri, secondo le varie categorie del social, l'invidia dilaga senza tregua.
Accidia – YouTube
La pigrizia dell'animo e della mente, quel virus della volontà che porta a disinteressarsi di tutto e tutti, e quando ce ne si accorge, ormai, è quasi sempre troppo tardi. In questo caso bisogna uscire dal recinto dei social network e aprirsi in generale ai servizi offerti dal web: quanti “pomeriggi spompi di domenica”, per citare Ligabue, quanti momenti morti di noia e disinteresse totale ci hanno portato a passare ore a girovagare su YouTube guardando i video più assurdi e insignificanti del mondo o su Netflix aprendo serie tv su serie tv senza alcun criterio? Maledetti tentatori.