Stampanti 3D, la rivoluzione è qui
Se ne sente parlare sempre più spesso e a quanto pare non sembra lontano il giorno in cui le stampanti 3D diverranno lo strumento in grado di cambiare il nostro futuro. Qualche anno fa, l’Economist, riferendosi a queste macchine, spiegava che proprio a causa loro potremo assistere a breve alla «terza rivoluzione industriale». Senza girarci troppo intorno, soprattutto nel mondo industriale, cambierà tutto: il metodo di creazione dei progetti, le modalità di realizzazione dei prototipi e i processi con cui saranno prodotti molti oggetti. Quanto appena detto è il traguardo finale verso cui giungeremo, ma forse, prima di spingerci così avanti, è bene soffermarsi un attimo a capire come queste stampanti funzionino, che cosa siano in grado di fare e quanto costino.
Come funzionano. Da molti parti si trova scritto che la stampa 3D rappresenta la naturale evoluzione della tradizionale stampa 2D. Fino ad oggi, infatti, il nostro concetto di stampa è stato ancorato alla semplice stampante che ognuno di noi utilizza a casa o in ufficio. La stampa 2D si basa su delle testine che si muovono lungo un asse orizzontale e che spruzzano inchiostro sul foglio che vi scorre sotto. Le nuove stampanti 3D, anziché esser limitate dalle due dimensioni del foglio, si muovono lungo tre assi e sono in grado di sovrappone tra loro diversi strati di materiale. Il loro compito non è più quello di imprimere un’immagine o un testo su un materiale piano, bensì di realizzare un oggetto in tre dimensioni. Non viene creata una superficie, ma un volume: la rivoluzione sta tutta qui. Anche le stampanti 3D funzionano solo se collegate al monitor di un pc, che gli invia le informazioni necessarie per la realizzazione del progetto.
Gli ambiti di utilizzo. Come già anticipato, l’ambito in cui maggiormente saranno impiegate queste stampanti sarà quello industriale. Questi macchinari, infatti, possono essere utilizzati per realizzare prototipi di diverso tipo in modo relativamente rapido e poco costoso. Ciò consentirà a ingegneri e designer di toccare con mano le loro creazioni senza bisogno di avviare un vero e proprio processo produttivo. E senza essere obbligati a doverlo studiare davanti ad uno schermo del pc.
Recentemente, le stampanti 3D stanno iniziando a entrare anche nelle case. Grazie alla realizzazione di modelli economici e facili da utilizzare, è oggi possibile ideare e produrre una quantità immensa di piccoli oggetti: anelli, tazze, portachiavi, solo per fare qualche esempio. Ma i possibili ambiti di utilizzo della stampante 3D sono infiniti: la medicina, per esempio, sta sperimentando da diverso tempo la possibilità di stampare protesi, organi e vasi sanguigni.
Quanto costano. Nel giro di pochi anni sono state ideate diverse tipologie di stampanti 3D, si va da quelle più complesse e quindi più costose, ai modelli, invece, più semplici da utilizzare e il cui costo è accessibile ai più. Il Corriere ha stilato una classifica di stampanti 3D low cost e ne riportiamo qui tre modelli, giusto per farci un’idea di quanto potremmo spendere per un acquisto del genere. Una tra le versioni più economiche è la DeltaWASP 2040, che costa 2.370 euro, segue il modello NG della della Sharebot che si aggira intorno ai 4mila euro, e terminiamo la lista con Ultimaker 2, la stampante olandese più venduta in Europa (con prezzi che partono dai 1.895 euro). Il business che si creerà attorno a questo nuovo tipo di stampanti sarà notevole. Se alla fine del 2014 se ne contavano in giro poco più che 100mila, entro il 2018 si prevede che i modelli acquistati potranno superare i 2 milioni.