Un giro tra i sapori di tutto il mondo nelle due food court di Oriocenter
Dal primo Wagamama italiano al pollo fritto del Kentucky; dal pokè, trend gastronomico del momento, a tacos e burrito
Dal primo Wagamama italiano al pollo fritto del Kentucky; dal pokè, trend gastronomico del momento, a tacos e burrito: da Oriocenter cibo fa rima con mondo. Sono numerosissime infatti le proposte di ristorazione che offrono la loro interpretazione di cucine, internazionali e non, che affondano le loro radici nel rapporto con i territori in cui sono nate e da cui provengono (e a cui rinviano) sapori, ingredienti e ricette.
Al secondo piano della food court nata nel 2017 c’è Wagamama, che proprio a Oriocenter aveva deciso di aprire il suo primo ristorante italiano. Wagamama è apprezzatissimo per la sua proposta di ispirazione estremo-orientale, con predilezione per la cucina giapponese (che non è soltanto sushi e sashimi): un menu di ispirazione asiatica creato nel segno della filosofia kaizen e pensato «per lenire, nutrire, sostenere e ispirare», come si legge nella presentazione ufficiale della catena. Piatto forte? Il ramen.
Sempre dall’Estremo Oriente, con qualche incursione di ispirazione thai, arriva il sushi di Shi’s, ristorante di qualità che riesce a offrire cibo ottimo a prezzi contenuti, pur non abbracciando la formula “all you can eat”, a cui vengono preferiti dei menu calibrati e pensati per un’esperienza ordinata e di classe, che permette di apprezzare l’indiscutibile qualità delle materie prime e la sapienza delle preparazioni. L’Estremo Oriente è rappresentato poi anche da Shangai Quick, storico locale di Oriocenter che si trova nella parte “vecchia” (Wagamama e Shi’s sono entrambi nel nuovo ampliamento) e che - come si può intuire dal nome - propone delle ottime ricette provenienti dalla nobile tradizione culinaria cinese, con quell’inconfondibile equilibrio tra la corposità di fritture e cotture umide e la delicatezza dei sapori.
Capitolo Americhe: Calaveras, al primo piano della zona nuova, prende il nome dal dolce che più tipico non si può della festa messicana che più tipica non si può, ovvero i teschi di zucchero del “Dìa de los muertos”: il menu è fatto di burritos, fajitas, tacos, nachos e tutti i classici messicani. A colpire è però la versatilità delle interpretazioni , a volte anche sorprendentemente fresche rispetto allo stereotipo della cucina messicana che si è affermato in Europa: al momento, ad esempio, sono in menu burritos con tartare di manzo e ci sono anche bowl con ingredienti come il salmone, che siamo poco abituati ad associare al Messico, ma che vengono inseriti in un contesto che nell’insieme restituisce il sapore inconfondibile di una delle cucine più amate del mondo.
Ci sono poi i classici statunitensi come Old Wild West e Kfc e ben due rappresentanti del piatto di origine hawaiiana che sembra destinato a rivelarsi, per questi anni Venti, il corrispettivo del sushi nel decennio scorso (o della pizza al trancio negli anni Novanta): I Love Poke e Pokéria, con le loro coloratissime bowl a base di pesce crudo e ingredienti sempre freschissimi, da comporre direttamente sul posto scegliendo tra verdure, semi, proteine disposti su un bancone che ricorda quello delle gelaterie.
Prima di rientrare in Italia, si può fare tappa tra fiordi con le ricette di Go!Fish by Nordsee, in cui dominano salmone, merluzzo e patate dolci: è il ristorante perfetto per tutti coloro che da quando sono andati per la prima volta in Scandinavia hanno passato il resto della loro vita ad averne nostalgia. E sono (siamo...) tantissimi.
Ci siamo poi noi italiani, che amiamo affermare di fronte al resto del mondo che la nostra è la cucina migliore, e che siamo così sicuri di questo primato da ritenere molto più interessante la valorizzazione, agli occhi dei nostri connazionali, delle varie regionalità. E così ultimamente, man mano che si stanno superando i pregiudizi riguardo alla possibilità di coniugare ricette ipertradizionali e iperterritoriali con approcci alla ristorazione più moderni, stanno iniziando ad affermarsi locali come Sicilia’s, Rom’Antica e Caio, Orecchiette a Porter e Da Polenta, che propongono rivisitazioni in chiave “street” di alcuni grandi classici regionali, come arancini, pizza romana al taglio, orecchiette pugliesi e polenta. Una vocazione a metà tra il territoriale e il moderno che viene proposto anche, ad esempio, da Farinella (piatto forte: pizza napoletana e da Dispensa Emilia, che propone il meglio della cucina emiliana.