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Una valida alternativa alla realtà

Una valida alternativa alla realtà
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Con i tempi che corrono e la tecnologia che fa passi da gigante, la semplice realtà non basta più a nessuno. Perché uscire a fare una passeggiata al freddo e sotto le intemperie, quando si può viaggiare in luoghi fantastici nel calore della propria casa? Questa è la domanda che si sono fatti molti giovani che, negli ultimi anni, si sono lanciati nel mondo della realtà virtuale.

Che cos'è la realtà virtuale? Come dice il termine stesso, la realtà virtuale non è altro che una dimensione creata digitalmente in cui il navigatore si immerge. Questa totale immedesimazione è stata possibile solo grazie a una tecnologia che elimina la visione occhio-schermo, ma simula la capacità visiva che possediamo nella realtà "tradizionale". In parole povere, al posto che giocare ad un gioco seduti davanti al monitor di un computer, si indossano degli occhiali che imitano le potenzialità dei nostri occhi. L’ambiente che quindi andiamo a osservare è sviluppato a 360° e in modalità 3D. Tramite l’utilizzo di giroscopi è inoltre possibile far corrispondere alla rotazione della testa una modifica di prospettiva nella realtà virtuale. Ma lo scopo ultimo che questa tecnologia vuole raggiungere va oltre il semplice dato visivo: si sta cercano di sviluppare uno strumento che interessi anche il canale uditivo, tattile e pure olfattivo. Il fruitore principale viene sicuramente dal mondo del gaming, ma non si limita a questo: immaginate i vostri figli studiare una lezione sui dinosauri passeggiando amabilmente tra un brontosauro e un velociraptor. Insomma, si sta cercando di creare una vera e propria “replica” del mondo esterno.

 

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Strumenti del mestiere. Fondamentale per dare vita a una esperienza di realtà virtuale è possedere un visore VR. Sempre più spesso spuntano nei negozi di elettronica, simili a grosse maschere da sub completamente chiuse. Lo scopo è quello di orientare lo sguardo del giocatore in un'unica direzione, senza distrazioni dal mondo esterno. Esistono inoltre versioni di questi occhiali che, oltre a presentare anche il comparto audio, sfruttano i nostri smartphone come schermi (visori mobile). Altre versioni, invece, di tecnologico hanno ben poco, presentando una struttura “spartanamente” costruita in cartone. Volendo sviluppare una realtà artificiale sempre più completa sono stati creati i "data glove": guanti che permettono di interagire con la ambientazione proposta dagli occhiali. Questo strumento sfrutta la tecnologia del "motion tracking".

 

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Un lontano parente. Dopo aver parlato di cotanta tecnologia, sembrerà strano nominare lo stereoscopio. Sviluppato per la prima volta nel 1832, questo strumento si candida come uno dei più lontani parenti del visore VR. Permetteva a dame e signori di ammirare un primo abbozzo di immagini statiche tridimensionali. Durante tutto l’Ottocento questi marchingegni erano vere e proprie attrazioni che richiamavano gente da ogni dove. Un cugino più recente è sicuramente il "View-master", sviluppato da Mattel alla fine degli anni Cinquanta, ha fatto divertire intere generazioni. La stessa azienda ha recentemente prodotto, in collaborazione con Google, una versione aggiornata del giocattolo: un visore VR per bambini.

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Realtà virtuale o aumentata? Molte volte parliamo di realtà virtuale o aumentata come se fossero sinonimi. Già l’etimologia italiana, però, ci suggerisce il contrario. Nel primo caso, come abbiamo già detto, lo scopo era quello di creare un universo parallelo in cui una persona potesse immergersi. Quando invece si parla di visione aumentata si indica un “potenziamento” dell’ambiente reale. Bisogna immaginare il mondo esterno come l’interfaccia di un PC, in cui poter aprire nuove schede informative. La stessa tecnologia che ci ha fatto tanto amare la mitica armatura di Iron Man, che nel suo elmetto aveva un visore di questo genere. Così sarà possibile sfogliare le notifiche di Facebook senza dover distogliere lo sguardo e le mani da ciò che stiamo facendo. Sembrerà di avere un ologramma davanti agli occhi. Ma questa è tutta un’altra storia.

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