La notizia è di quelle che faranno sobbalzare più di un host bergamasco abituato alla “chiave nella cassettina”: da oggi niente più check-in anonimi, niente più codici inviati via WhatsApp mentre il proprietario è altrove.
Il Consiglio di Stato, con una sentenza depositata proprio oggi (21 novembre), ha ribaltato la decisione del Tar e ha confermato in modo definitivo l’obbligo di riconoscimento de visu degli ospiti in tutte le strutture ricettive. Sì, proprio tutte: dagli hotel ai B&B, dai residence ai campeggi, fino alle locazioni brevi e alle case vacanza.
Per Bergamo, città piena di appartamenti turistici, si tratta dell’ennesimo scossone nel già acceso dibattito sugli affitti brevi.
Cosa cambia davvero
La sentenza è chiarissima: oltre a ricevere e trasmettere i documenti alla pubblica sicurezza, i gestori devono vedere la persona che varca la porta. Il Consiglio di stato parla esplicitamente della necessità di «verificare di persona la corrispondenza tra il titolare del documento identificativo e l’effettivo ospite della struttura».
Questo vuol dire che il famoso self check-in, ormai diffusissimo anche a Bergamo, rischia di passare alla storia. Basta chiavi lasciate nella security box all’esterno. E sì, per qualcuno sarà una rivoluzione non proprio gradita.
Federalberghi: «Una sicurezza in più per tutti»
Se molti host storceranno il naso, di certo non lo fa Federalberghi, che anzi rivendica di aver portato avanti la battaglia fino in fondo. «Siamo soddisfatti del lavoro della nostra Federazione – dichiara Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo -. Questa procedura assume un ruolo determinante in termini di prevenzione e sicurezza».
Capozzi difende il controllo faccia a faccia come parte della normale attività dell’albergatore: «Gli albergatori, così come i gestori di residence, B&B, affittacamere e campeggi, hanno sempre fatto questo con senso civico. La verifica va a vantaggio sia degli ospiti sia della cittadinanza, soprattutto in quei palazzi dove c’è un continuo viavai di sconosciuti diretti agli appartamenti affittati ai turisti».
Capozzi ricorda anche che l’obbligo non è nuovo, anzi: «Da un’analisi del Dipartimento legale di Federalberghi risulta che è presente nell’ordinamento italiano sin dall’epoca preunitaria. Il primo documento risale a una legge del Regno di Sardegna del 1859».