L'augurio a tutti per il 2015: non prendiamoci troppo sul serio
I giornali sono un po’ come le persone: hanno un loro carattere. C’è quello serioso, quello frivolo, quello che la sa lunga, quello che spara su tutti, quello che ha sempre ragione lui. Noi di Bergamopost abbiamo scelto di essere un giornale allegro. Allegro, non superficiale. Uno che la vita (e le cose della vita) la prende un po’ così, con la leggerezza di cui parla Calvino nelle Lezioni Americane, con ironia. Senza tirarsela troppo, insomma, per dirla coi giovani.
Ci era piaciuta - anni fa - una risposta che Benedetto XVI, il papa-nonno, aveva dato a un giornalista che gli chiedeva come fosse possibile che a Joseph Ratzinger, cioè al papa stesso, fosse stato assegnato in Germania un premio per lo humor. Lui aveva risposto più o meno: «Non sono uno a cui vengano in mente continuamente barzellette. (…) Ma saper vedere anche l’aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa, e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante. E direi che è anche necessario per il mio ministero. Un qualche scrittore aveva detto che gli angeli possono volare perché non si prendono troppo sul serio. E noi forse potremmo anche volare un po’ di più se non ci dessimo tanta importanza».
Non prendersi troppo sul serio. Questo è il primo comandamento di Bergamopost. Il secondo è mettere in evidenza le cose belle e positive, senza nascondere niente.
Ci sono almeno altre due ragioni per cui abbiamo optato per questa “leggerezza”.
Una è che siamo o troppo “vecchi” (è il mio caso ma non solo il mio) o troppo giovani (è il caso dei ragazzi della redazione) per avere la presunzione di pensare di cambiare il mondo attraverso i nostri articoli. L’altra è che i giornali, negli ultimi tempi, ci avevano un po’ stufato: critiche cattive, polemiche, giudizi lapidari, moralismo a buon mercato. A Bergamo sembrava quasi che non ci fosse più una cosa che andasse per il verso giusto. Era nato il Corriere versione locale: uno si aspettava grandi novità e si è trovato davanti un plotone di fucilieri. L’Eco, per non essere da meno, gli era andato a ruota rinnegando la sua tradizione moderata e garantista. Dei commenti dei lettori di Bergamonews meglio non parlare. Gente incazzata col mondo che getta veleno su tutto e su tutti (ma questo dei commenti è un problema che riguarda i siti in generale). Una pesantezza insostenibile. Come avere accanto tre o quattro persone perennemente col muso lungo: il minimo che puoi fare è cambiare aria. E allora ci siamo detti: al diavolo il malumore. E benedetta la frase di Giovanni Bosco che ci ha sempre fatto compagnia: “Il demonio ha paura delle persone allegre”. Perfetto. Noi abbiamo voluto provare a metter paura al diavolo.
Siamo partiti poco più di sei mesi fa e siamo contenti. Dell’editore, che è Antonio Percassi insieme ai suoi figli. Ha telefonato una volta sola per chiederci di avvisarlo almeno un attimo prima quando attacchiamo la sua Atalanta, per non trovarsi a dover rispondere ai responsabili della squadra di cose che neppure sa. Dei lettori, che sono cresciuti in maniera impressionante - soprattutto i giovani tra i 25 e i 34 anni - e che sentiamo vicinissimi. Degli inserzionisti - finora pochi per colpa nostra - ma che speriamo diventino tanti, perché un quotidiano online vive di pubblicità. Dei collaboratori, alcuni davvero di grande livello, e dei diversi uffici che ci aiutano: l’amministrazione, il personale, l’ict, l'ufficio legale e così via. Come si fa a non essere grati e lieti?
Nell’ultimo periodo abbiamo visto che anche altri siti bergamaschi (e un po’ anche i giornali di carta) hanno – per così dire – alleggerito i toni. Ne siamo davvero felici. Perché una città, tanto più in tempi difficili come quelli in cui viviamo, ha bisogno anche di una stampa che le sia un po’ amica. Ogni giornale ha un suo carattere, ma quando uno ti entra in casa con la faccia sorridente si è tutti più disponibili ad ascoltare anche ciò che non va. Ecco, sorridere un po’ di più. E’ questo l’augurio che noi di Bergamopost facciamo a tutti per l’anno nuovo. Ce n’è motivo, credeteci.