13 splendidi angoli di Città Alta
Ma quanto bella è Bergamo! Ma quanta storia vanta! Ma quanti luoghi meritebbero album e servizi fotografici. Eppure qualcosa sfugge sempre alla nostra visuale, sia che da studenti universitari si salga di corsa lungo i viottoli che connettono le mura, lungo qui si snocciolano le pensiline del bus, alle sedi di S. Agostino, Rosate e Salvecchio, sia che si passeggi la domenica mano nella mano con la dolce metà o con i bimbi. Così, lasciatevi condurre alla scoperta di questi angoli nascosti del nostro centro storico.
Si parte dall’accesso più classico, Porta Sant’Agostino (sapete vero che al piano superiore i locali sono stati tutti recuperati dal Comune e adibiti a sale per conferenze e incontri?), per incontrare, lungo il Viale delle Mura, sulla destra la Cannoniera San Michele (attenzione ad attraversare, mancano le strisce pedonali), che con quella di San Giovanni è ad oggi l’unico sito sotterraneo militare cinquecentesco accessibile delle nostre splendide mura veneziane!
Poco sopra, imboccando la Via Osmano (quella posta tra le dimore della famiglia Trussardi e del primo cittadino Gori), si scorge sulla destra un bell’arcone in pietra, che protegge la bella fontana medioevale chiamata proprio Osmano e già citata nell’anno 1260.
Invece che immettervi nella Via Porta Dipinta, risalite il Vicolo S. Andrea e, prima della scalinata che scalza il dislivello con il sagrato della chiesa di Sant’Andrea, vi ritroverete dinanzi una porticina, che scende nel teatro sotterraneo di un edificio dalla storia più che millenaria. Non garantiamo che i locali siano sempre accessibili, ma potendolo vedere anche solo per un minuto e pensare all’emozione di nuove destinazioni d’uso ripaga dell’eventuale attesa.
Giunti in Piazza Mercato delle Scarpe potremmo scendere lungo la Via San Giacomo e, sulla destra, intravedere dietro una cancellata l’antica fontana vicinale di S. Giacomo inserita entro una parete, sorella di quelle in Via Osmano e, della più celebre, in Via Porta Dipinta.
Risalendo la via e di nuovo inerpicandoci verso la Rocca, dalla piazza Brigata Legnano quasi dirimpetto il fortilizio, troviamo un belvedere che affaccia da un lato sulla Fara e dall’altro su Bergamo bassa. A terra, i resti delle basole romane rinvenute in Via Gombito (ai piedi del parapetto una targa lo ricorda) già basterebbero a farci fare un tuffo nel passato, ma non da meno sulla sinistra in angolo è la torretta di San Benedetto: eretta dai veneziani a metà del Quattrocento, oggi fa parte del Parco di Palazzo Moroni e i conti in passato la utilizzavano come sala per la lettura.
Già che ci siete, un salto nel parco della Rocca non guasta, anche perché invece che attraversarlo, potreste limitarvi a salire le scale che portano al Museo Storico dell’800: dalla corte interna, lasciando l’ingresso del museo alle vostre spalle, noterete in fronte a voi e ad un livello superiore la chiesupoletta di forma semicircolare di S. Eufemia e ancora più sopra il bellissimo camminamento di ronda della Rocca dalla vista strepitosa (acceso a pagamento).
Ridiscesi potete come al solito passeggiare nel parco delle rimembranze e scorgere sul fondo la Scaletta del Condannato (così chiamata perché percorsa dai detenuti in Rocca verso il patibolo alla Fara, passando per l’ex convento di San Francesco, la Via San Lorenzo e la chiesetta del Sospiro) oppure concludere il percorso dedicato a S. Eufemia e raggiungere la Via Solata per scorgere, leggermente arretrata rispetto il corso stradale, la fontana omonima e quel che resta della ex chiesa di San Francesco: si legge ancora molto bene la pianta dell’abside, ma soprattutto vi commuoverà scorgere sulla destra, proprio a fianco della scala usata dai prigionieri, loro malgrado, degli archi ogivali che presentano l’intradosso ancora affrescato a ricordo delle cappelle e dei preziosi altari che ospitavano.
Ci portiamo poi nel cuore del borgo storico e all’altezza della fontana di San Pancrazio ci insinuiamo nell’antica corte altomedioevale, in cui si ritiene risiedessero le alte cariche longobarde tra il VI e l’inizio dell’VIII secolo.
Anche Piazza Vecchia e Piazza Duomo, nonostante siano così aperte e per certi versi scontate, presentano ancora luoghi misconosciuti: in Piazza Vecchia, tra il noto caffè storico e il Palazzo della Ragione, si colloca la più piccola facciata di Bergamo Alta, a servizio della Canonica e del Duomo di Bergamo; in Piazza Duomo, invece, tra il Battistero e la Cappella Colleoni, la scalinata porta all’Aula della Curia, un luogo mistico e interamente affrescato a partire dal Duecento (aperto solo la mattina).
Sul retro lungo la Via Arena si possono scoprire i cortili della Domus magna (sede storica della MIA), con quel bel loggiato a più ordini, e del Seminario, dove a sinistra fanno bella mostra di loro lapidi, epigrafi e resti archeologici dell’antico anfiteatro romano e della Cittadella viscontea.
Riportandoci sul corso principale, Via Bartolomeo Colleoni, eccoci in bocca all’antica fontana vicinale di Sant’Agata, che grazie ai lavori per l’enoteca ha fatto rinvenire resti di condotte d’acqua e fognarie di epoca romana. Ma non fermatevi qui: girate il cantuccio, sono pochi passi lungo Vicolo Sant’Agata, e prima di una merenda scrutate da fuori l’ingresso alle ex carceri giudiziarie trasferite dalla metà degli anni Settanta in Via Gleno.
Se invece è già ora di cena, potreste optare per un luogo letteralmente nascosto e spettacolare allo stesso tempo: il locale su Piazza Mascheroni, che affaccia sullo scavo archeologico, mirabilmente recuperato in accordo con la Sovrintendenza. La visione dei resti dalle luminose vetrate è concessa dalla direzione in orari in cui non si disturbino i commensali o gli ospiti del relais (quindi dopo le 10.30 e prima delle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00).
Infine svoltate l’angolo e avvistate le antiche mura medioevali che poggiano su fondamenta romane di Via Vagine e per finire risalite la Via Boccola, transitate sotto la Porta del Pantano Inferiore (la superiore è stata distrutta nell’Ottocento) e raggiungete Via Beltrami, dove a fianco della scaletta che pota all’Orto Botanico, a fatica riconoscerete una delle due polveriere veneziane costruita nel 1585: in questo caso più che nascosta diremmo dimenticata e abbandonata.