Ardesio, il paese delle capre ma ricchissimo di storia e arte

Sarà colpa (o merito) del contesto montuoso che caratterizza il territorio, indice di un animo caparbio che è segno distintivo, oppure di una Fiera che a febbraio richiama migliaia di visitatori: ma per tutti Ardesio, in Alta Val Seriana, è “il paese delle capre”. Un paese ricco di storia e cultura, ma soprattutto di frazioni, ben quattordici. La superficie territoriale è infatti vicina ai 55 chilometri quadrati (54,44 per l’esattezza) e piazza Ardesio al terzo posto assoluto della classifica della provincia di Bergamo, guidata da Valbondione con quasi 97 chilometri quadrati e Schilpario in Val di Scalve con 64, mentre Bergamo capoluogo è soltanto ottava. A farla da padrone per i comuni d’alta quota sono ovviamente le vaste aree montane, ma nel caso di Ardesio siamo ad un’altezza relativa (608 metri) con una popolazione di oltre 3500 abitanti, che da queste parti non sono certo pochi.
Fede e cultura. Ardesio vanta un patrimonio storico e artistico di indubbio interesse, una tradizione di fede e lavoro non comuni e la vivacità di eventi che richiamano migliaia di persone. Per i valligiani ed i pellegrini che arrivano da ogni parte, c’è innanzitutto il Santuario della Madonna delle Grazie. Sorge nel luogo in cui il 23 giugno 1607 la Madonna apparve, a due giovani ragazze (Maria e Caterina Salera) raccolte in preghiera durante un violento temporale. La Festa dell’Apparizione ogni anno richiama migliaia di fedeli, al punto che il Santuario è al centro del progetto di rilancio turistico promosso in sinergia da Pro Loco e Comune.
Fra boschi e miniere. A raccontare la storia della Valle e delle attività locali c’è il MetA, Museo Etnografico dell’Alta Val Seriana, che dal 2013 è stato completamente riallestito. Istituito nel 1982, si articola in tre sezioni: tessile, boschi e miniere. Nella sezione tessile vecchi telai, filatoi e arcolai raccontano la storia delle donne che filavano e tessevano il lino, la canapa e la lana. Nella sezione dedicata a boscaioli e carbonai, si possono vedere gli attrezzi tipici e addirittura un pezzo unico: la màchina dè pörgà la rasa (macchina per purgare la resina) utile per dare qualità al legno d’abete, ricavando nel contempo un'utile risorsa. La terza sezione ospita una ricca raccolta di attrezzi, macchinari e documenti dell’attività mineraria. Si può provare l’emozione di entrare in un tunnel buio, illuminato da luci fioche, che ricordano le fiammelle delle centilene, le antiche lampade a carburo. Un modo per rivivere (con la leggerezza del turista) la quotidiana fatica dei minatori e delle “taissine” che provvedevano alla cernita del minerale.
Capre, vino e il Zenerù. Oltre alla citata Fiera delle Capre (nel mese di febbraio) ad animare Ardesio e le sue frazioni sono spesso le attività della dinamica Pro Loco, fondata nel 1952. Impossibile non ricordare Ardesio Divino, ogni anno ad agosto con degustazioni enogastronomiche di grande qualità, la “Piccola Montecarlo” che con i kart impegnati nelle vie del paese fa rivivere l’atmosfera del Grand Prix del Principato, il Festival “Come d’Incanto” che vede all’opera artisti di strada ed equilibristi, per non dimenticare il classico senza tempo della “Scasada del Zenerù”, che il 31 gennaio manda al rogo il nemico inverno. Il "Zenerù" è rappresentato da un pupazzo che alcuni giovani preparano con cura e ispirata goliardia, per poi arderlo in una grande festa ( con corredo di campanacci, cioche e tole) con migliaia di spettatori.




Piccole frazioni, una storia senza tempo. Il lungo elenco di frazioni, oltre al nucleo del capoluogo, contempla Albareti, ad 840 metri di quota oppure Ave, con la chiesa di San Rocco e processione d’altri tempi fra sentieri e mulattiere. A Bani, oltre i mille metri, c’è la piccola chiesa (dove si ricorda la Madonna della Cintura) e, soprattutto, un museo, dedicato a don Francesco Brignoli, “ol pret di Bà”. Nativo di Peia (1853) fu per oltre 43 anni parroco di Bani. Un “prete santo” che - come scriveva don Vittorio Rossi - «fece della sua piccola e sperduta parrocchia un eremo dello spirito. Attirò centinaia e migliaia di persone che a lui ricorrevano da tutte le parti della Lombardia, dalla Svizzera, dalla Francia, dal Belgio e persino dall’America, convogliate come ad Ars, e che discendevano dalla sacra Montagna, sicure e felici di aver incontrato l’uomo di Dio». Morì nel 1934 ed i suoi funerali restano memorabili nei ricordi dei più anziani, raccolti negli ultimi anni dal reporter Giorgio Fornoni, che di Ardesio è stato anche sindaco.
A Botto, altra contrada, c’è la piccola chiesa di Santa Lucia, mentre gli affreschi della Natività decorano la chiesetta di Cacciamali. Ci sono anche Cerete (da non confondere con l’omonimo, non lontano, comune della Val Borlezza), Pizzol e Staletti, mentre più a valle non va dimenticata Ludrigno. Risalendo la Valle dell’Acqualina si incontra Marinoni a quota 760 metri. La chiesa, dedicata alla Santissima Trinità, celebra con solennità la Madonna del Carmine. Il lungo rosario annovera poi Rizzoli, Valzella (al confine con Villa d’Ogna), Zanetti e Piazzolo, con i nuclei di Ruch e Botto Alto e le vecchie scuole divenute Casa Vacanze. Valcanale è senza dubbio la frazione più importante, un tempo patria di sciatori ed oggi animata da un gruppo di giovani. Il futuro, può essere qui.