A Bergamo tutti ballano il country
«Un, du’, tre, applejack! Shuffle! Un, du’, tre, rock step! Shuffle!». Stefano Biffi è sul palco. Davanti a lui circa trenta donne divise su due file si muovono al ritmo della musica e della sua voce. Indossa un cappellone da cowboy e stivali a punta. Da maestro federale di ballo country, Stefano sta insegnando alle allieve del corso Avanzato 2 una nuova coreografia. «Ogni sera ne imparano una diversa. E il bello di questo genere è che ogni canzone ha la sua coreografia, uguale in tutto il mondo. Una volta imparata, puoi ballare dove vuoi», spiega Ivan Fidanza, presidente della Monster Country Group Bergamo, la società nata nel 2012 che si occupa di lezioni ed eventi. Se siete andati a qualche festa o fiera in Bergamasca negli ultimi anni, è impossibile che non li abbiate incontrati. In poco tempo sono diventati una vera e propria istituzione, uno dei gruppi di ballo country più numerosi e attivi d’Italia. «Al momento abbiamo 312 iscritti», spiega Anna Beretta, la tuttofare («mi occupo di contabilità, amministrazione, ma anche di supportare e sopportare Ivan e Stefano», scherza) nonché insegnante. Il mercoledì sera ci sono due lezioni all’Openspace di Curno: da una parte l’Avanzato 1 e dall’altra l’Avanzato 2; da una parte Stefano e dall’altra prima Anna e poi Monica, moglie di Stefano e anche lei maestro federale, che significa riconosciuto dalla federazione nazionale facente parte del Coni. Perché il ballo country è un vero e proprio sport. «È attività fisica allo stato puro - spiega Stefano -, solo che in più ci si diverte».
[Da sinistra, Stefano Biffi, Anna Beretta e Ivan Fidanza della Monster Country Group Bergamo]
Negli ultimi anni c’è stato il boom: tantissime persone hanno iniziato a ballare country. All’Agri & Slow Travel Expo tenutosi poche settimane fa alla Fiera di Bergamo, i 1.200 mq di pista destinati al ballo country sono stati quasi sempre pieni nel weekend, con migliaia di persone presenti. Il Monster Country Group Bergamo era partito sei anni fa con solo tre corsi, mentre oggi tiene ben ventisei corsi in svariati Comuni della provincia e lungo l’arco di tutta la settimana. «I motivi del successo sono diversi. Banalmente, le musiche su cui si balla sono belle, coinvolgenti, allegre - dice Ivan -. Un altro motivo è che non è un ballo di coppia, ma singolare». «Di gruppo direi - precisa Anna -. Si balla insieme, vicini ma senza contatto. Si chiacchiera, si stringono amicizie. Si crea un’atmosfera veramente bella che coinvolge tutti». Tutti o quasi, visto che alle lezioni presenziano praticamente solo donne... «È un problema che esiste da sempre, in questo mondo: sono più le donne che ballano - ammette Ivan -. Dei nostri oltre trecento iscritti, più o meno 270 sono donne. Ma se nei balli latini questo è un problema, nel country no». «Io insegno anche latino - attacca Stefano - e in uno degli ultimi corsi che ho tenuto di quel genere, avevo diciassette donne e tre uomini. Era impossibile fare qualcosa. Nel country invece non conta».
Le lezioni continuano. Tra i due corsi, una quarantina di persone seguono le indicazioni dei maestri. Si va dai trenta ai sessant’anni. I volti sono concentratissimi ma sorridenti. E in fondo alla sala... c’è l’unico uomo: Giuseppe Albani Rocchetti, 63 anni («ancora da compiere»). Balla insieme ad altre dieci, quindici donne, di cui una è sua moglie. «È stata lei a iniziare tre anni fa - spiega -. Io l’accompagnavo solo. Mi è sempre piaciuto ballare, soprattutto il liscio. Ma il country... Bah, mica lo conoscevo. Però accompagnando lei ho sentito la musica, mi partiva il piede da solo, e così ho voluto provare: da due anni prendo lezioni e mi diverto un sacco. Mi tengo in forma, nel corpo ma anche nella testa. Imparare tutte queste coreografie non è mica facile, sa? È un bell’allenamento». Non si fa in tempo a fargli ancora qualche domanda che è già tornato al suo posto a ballare. «Tre mesi di lezioni costano cento euro. Poco - dice Anna -, soprattutto se si tiene conto che in cambio si ha tanto divertimento. Perché le lezioni sono soltanto una parte di ciò che facciamo. Organizziamo eventi, feste, serate. Ci si veste “all’americana” e via!».
A differenza di Anna e Stefano, Ivan non sta in pista («Mi piace, ma non riesco proprio a ricordare i passi delle coreografie») e osserva: «È da anni che organizzo corsi ed eventi legati al mondo del ballo. Ma il coinvolgimento che c’è nel country non l’ho mai visto». E in effetti sorridono tutti. Chi insegna, chi balla e chi guarda. Se nel ballo latino si percepisce una sorta di “tensione sensuale”, qua zero. «Assolutamente d’accordo - annuisce Ivan -. Molti partecipano ai corsi di altri generi con fini diversi rispetto al puro divertimento, diciamo. Qui no invece. Anche questo è il segreto. Certo, sarebbe bello qualche uomo in più partecipasse... Ma noi bergamaschi ci vergogniamo. E poi siamo un po’ dei pantofolai». Forse dovremmo imparare un po’ tutti dal signor Giuseppe: «Qual è il bello del country? Che lo posso ballare anche senza mia moglie!».