Come si scrive in bergamasco
Domenica 25 Ottobre a Bovisio Masciago si è svolta la premiazione dell’ottava edizione del concorso nazionale di poesia La Campanella, che ha visto la partecipazione di ben trecento poeti per la lingua italiana e ottanta per quella dialettale lombarda. In quest'ultima sezione, con la poesia La piéna de Sère, vincitrice ex equo è risultata la poetessa Carmen Fumagalli Guariglia di Seriate. Nel corso dei decenni, la signora Carmen ha scritto diversi libri di poesie, prima anche in italiano, poi esclusivamente in dialetto: Scàmpoi de poesia, Te cante Bèrghem, Ergót de mé, Paròle d'amùr in Bergamàsch e diversi altri. La sua ultima pubblicazione è un volume di cucina: Rissète de la cüsina bergamasca tramandade de bóca ’n bóca. Negli anni ha vinto numerosi altri premi in concorsi poetici dialettali; nel 2011 ne ha fatto incetta, con ben sedici affermazioni. Compone anche testi per canzoni musicali. Ci facciamo allora accompagnare da lei nel mondo del dialetto, con particolare attenzione agli aspetti riguardanti la scrittura dialettale, che non è affatto semplice.
Dialetto in declino? Non proprio. A partire dall'Unità d'Italia e soprattutto dal secondo dopoguerra, la lingua italiana, prima appannaggio quasi esclusivo dei colti e dei letterati, si è progressivamente diffusa a quasi tutta la popolazione del Paese. Questo fenomeno è coinciso con il lento declino del dialetto, che, soprattutto nelle ultime generazioni, è compreso, ma parlato sempre meno.
Eppure, si è andata recentemente affermando una spinta contraria a quella che vedrebbe il dialetto lentamente scomparire, con il conseguente impoverimento delle varie culture locali. Questo accade sia in letteratura, con finalità espressive o mimetiche, ma anche nel linguaggio parlato in famiglia o in ambienti informali: il dialetto ha conosciuto una nuova fioritura, tutta diversa da quella precedente. Oggi esso rappresenta un codice linguistico speciale, da connettersi alla sfera familiare o comunque a quella degli affetti. Una lingua dei sentimenti che si affianca a quella istituzionale, senza venirne soffocata.
Tutelare il dialetto. Al fine di valorizzare questa lingua così importante per la nostra identità, è nato nel 1924 il Ducato di Piazza Pontida. In seno ad esso, oltre trent’anni fa il poeta CarmeIo Francia, da poco scomparso, ha dato inizio a un corso di scrittura dialettale per appassionati, scrittori, o per sceneggiatori di commedie dialettali. Il bergamasco ha infatti la sua grammatica, il suo vocabolario. La signora Carmen ha seguito il corso del signor Francia fin dal primo anno e si è poi affiancata a lui nell'insegnamento. Questa scuola mira a trasmettere le norme grammaticali su come leggere e scrivere in dialetto. La signora Carmen ci tiene a puntualizzare subito che esso «non è povero e non viene parlato solo dai ceti bassi; è ricco di vocaboli e ha una presa diretta sui discorsi. Il dialetto è la nostra vera lingua madre».
Come si scrivono gli accenti bergamaschi. Rispettare appieno la nostra lingua significa anche imparare a scriverla; questo non è facile, perché le parole dialettali possono cambiare significato a seconda di un accento scritto in modo sbagliato. Anche in italiano un cambio di accento può alterare il senso di una parola (pèsca e pésca), ma è un fenomeno orale, non contemplato quasi mai nella scrittura, che prevede gli accenti solo in caso di parole tronche (accentate sull’ultima sillaba).
Le vocali e gli accenti sono invece la base fondamentale del dialetto; esse sono cinque, ma hanno nove suoni diversi a seconda dell’accentazione. Ci sono la a, la ò (accento aperto), ó (accento chiuso), ö (con la dieresi), la è (aperta), la é (chiusa), la u (normale), la ü (con la dieresi) e la normale i. L'accento acuto (é, ó) indica il suono chiuso, mentre quello grave (è, ò) indica il suono aperto. La dieresi (ö, ü) serve per indicare il suono alterato delle vocali. Per la scrittura è fondamentale conoscere queste distinzioni, perché un errore comprometterebbe il significato di una parola. La ö ha un suono intermedio tra la é e la ó, mentre la ü ha un suono intermedio tra la i e la u. Come se si volesse pronunciare entrambe le vocali in una volta sola.
L’accento cambia i significati. In ogni parola c'è un solo accento tonico, per il quale si può distinguere apertura e chiusura. Questi, in base alla loro posizione, determinano parole piane (accento penultima sillaba), sdrucciole (terzultima) e tronche (ultima). Questo fatto ha molte implicazioni in bergamasco: per esempio la parola «patina» accentata sulla terzultima sillaba (pàtina) significa lucido delle scarpe, sulla penultima (patìna) pezze da mettere sotto i piedi, mentre sull’ultima (patinà) diventa il verbo pattinare. Anche l’apertura o chiusura della vocale tonica implica cambiamenti di significato: se scriviamo campanel, con è aperta (campanèl) significa campanello, con é chiusa (campanél) significa campanile.
Quando segnare l’accento. L'accento va segnato graficamente quando si tratta di parole sdrucciole (pàssera, mìgola [briciola], smìngola [mingherlina]), nelle parole piane che terminano in consonante (Giàcom, pràtech, gàndol, ùrden), nelle parole tronche in vocale (capì, benedì, cantù, ciaculù), nelle parole tronche in consonante (tacapàgn, ranzìt, dervìt, dermàt [appoggiato]) e nei monosillabi aperti (pà, fà, có). Gli accenti non vanno invece segnati nei monosillabi chiusi e in quelli atoni (articoli, preposizioni, congiunzioni, pronomi secondari).
La signora Carmen. Insegna il dialetto bergamasco nelle biblioteche e ovunque la chiamino. Essendo esso una lingua completa, i suoi corsi sono vasti e prevedono venti lezioni di due ore l'una, che comprendono la grammatica, le letture e i compiti in classe (interrogazioni). «È un peccato che a frequentare queste lezioni siano solo adulti, perché sarebbe importante per la salvaguardia del dialetto riuscire ad entrare nelle scuole e insegnarlo anche ai ragazzi, che sono il nostro domani. Le scuole dovrebbero spalancare le porte a queste iniziative. Invece predomina l'idea che il dialetto sia solo per persone di bassa estrazione sociale». La signora Carmen è disponibile per corsi in biblioteche, scuole, o spazi vari nei comuni: è possibile contattarla al numero 338 1205043 o alla sua mail. Ha raccolto le regole e gli esempi significativi in una grammatichetta personale che utilizza anche durante i suoi corsi.
Il corso di questo autunno al Ducato inizia invece il 13 novembre presso la sede di Piazza Pontida nr. 41, dalle 18 alle 19.30 di ogni venerdì fino al 20 maggio 2016. Per iscriversi ci si può rivolgere alla segreteria del Ducato al lunedì, al mercoledì e al venerdì, dalle 15 alle 18, oppure telefonare al numero 035 210275.