Da «Fìdes mia di tìtoi» a...

10 consigli orobici contro le bufale

10 consigli orobici contro le bufale
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Creano movimenti d'opinione e prese di posizione, fanno eleggere o detronizzare presidenti, provocano feroci scontri verbali e non solo. Sono loro, le bufale, false notizie diffuse ad arte che stanno cambiando il nostro modo d'essere e di pensare. Eppure il nostro innato buonsenso dovrebbe proteggerci dalla loro nefasta influenza. Se non dovesse bastare, ecco alcuni consigli. Che, in qualche caso, risalgono ad almeno un secolo fa.

 

1) Dàga mia scólt ai ciciarète

Da secoli dobbiamo contare solo sulle nostre mani e sulla nostra capacità di sobbarcarci carichi di lavoro eccezionali. Non prestare attenzione a chi chiacchiera troppo è un'autodifesa evolutiva. [Trad. Non ascoltare quelle che chiacchierano]

 

 

2) Lèss mia dóma Féisbuch

Se la fonte d'informazione primaria sono i social, siamo messi male. Magari non serve diventare bibliofili, ma dare un'occhiata almeno ad altri siti non fa certo male. [Trad. Non leggere solo Facebook]

 

 

3) Àrdega bé prima de spartì

Osservare con attenzione quello che si vede dovrebbe far parte della nostra naturale diffidenza. Ma il ritmo delle comunicazioni contemporanee rischia di coglierci impreparati.  E condividiamo senza nemmeno aver capito di cosa si tratta davvero. [Trad. Guardaci bene prima di condividere]

 

 

4) Contròla chi l'à scrìcc

Se il sito da cui proviene l'"informazione” ha un nome tipo Corriere della Serva o La Gazzetta dello Sporc, è lecito dubitare della veridicità di quanto è stato pubblicato. [Trad. Controlla chi l'ha scritto]

 

 

5) Sirca de ragiunà

Un consiglio che vale per tutte le circostanze esistenziali, ma che spesso non seguiamo quando siamo distratti da un marea di stimoli diversi. L'unico rimedio è sostare per far ripartire il cervello. [Trad. Cerca di ragionare]

 

 

6) Fìdes mia di tìtoi

Guadagnare l'attenzione con mezzi leciti e illeciti è purtroppo diventata un'abitudine, sfruttata dai titolisti. Bisognerebbe tornare all'antica e sana abitudine di leggere tutto l'articolo. [Trad. Non fidarti dei titoli]

 

 

7) Àrda cóme l'è fàcc

Se la grafica dell'articolo ricorda una scatola di fiocchi d'avena e nel testo trovate espressioni come “celebroleso”, “proseguio” e “a dorso nudo”, è statisticamente elevata la probabilità che la fonte non sia attendibile. [Trad. Guarda come è fatto]

 

 

8) I sömeanse i è mia sèmper giöste

La foto, è vero, sembra un pezzo di realtà ritagliata. Ma a volte può essere stata scattata molti anni prima, o in luoghi e contesti completamente diversi. C'è chi ha condiviso foto di pornostar convinto che fossero parenti di politici. Evitatelo. [Trad. Le somiglianze non sono sempre giuste]

 

 

9) Magare l'è ü laùr de grignà

Titoli come “Abolito il passato remoto dalle grammatiche” o “Obbligatorio l'esame di bergamasco per i dipendenti statali” dovrebbero far riflettere. Sì, perché ormai prendiamo sul serio siti che scherzano e scherziamo su situazioni che non potrebbero essere più serie. [Trad. Magari è una cosa per ridere]

 

 

10) Crèdega a metà de chèl che te èdet
e a negót de chèl che te sèntet

E questa è la sentenza conclusiva, tramandata di padre in figlio da intere generazioni. Se vi atterrete a questo sano principio, molto difficilmente vi farete ingannare da una bufala. [Trad. Credi a metà di quello che vedi e a niente di quello che senti]

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