La ginnastica ad alti livelli

Giovani promesse al Cus di Dalmine Sacrifici e dolore per poter volare

Giovani promesse al Cus di Dalmine Sacrifici e dolore per poter volare
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Quando volteggiano sulle parallele o eseguono salti mortali da brivido, sembrano leggere come delle piume. Ma dentro in quei piccoli corpi c’è una volontà di ferro, ed è quella che pesa se si vuole fare le ginnaste. Contano il sacrifico, la fatica, la concentrazione, contano le tre ore e mezze di allenamento sei giorni la settimana, conta il potenziamento in palestra. Chiara Barzasi ha nove anni, Silvia Villa ne ha otto. Entrambe due settimane fa hanno gareggiato ai campionati Gold di Federazione Ginnastica Italiana ad Arcore e hanno ottenuto un buon posizionamento. Entrambe, insieme a Beatrice Luzzi, che di anni ne ha dieci, sono le ginnaste di punta della scuola Asd Butterfly Gym: su 200 iscritte in tutta la provincia, sono solo loro tre a partecipare a gare così importanti. Si allenano al Cus di Dalmine sotto la stretta sorveglianza dell’allenatrice Marta Oberti.

 

 

Chiara, nove anni. Chiara abita a Clusone: «Ogni giorno mi accompagna qui mia mamma - racconta - Finisco la scuola, mangio qualcosa e mi metto in macchina per raggiungere il Cus. Durante il viaggio studio per non rimanere indietro con la scuola». Non ti pesa? «Di solito no. In estate faccio il doppio allenamento, la mattina e il pomeriggio. Abbiamo solo due settimane di vacanza». Come mai hai deciso di dedicarti a questo sport? «Perché lo faceva mia sorella. Mi piaceva, ho deciso di provare cinque anni fa e ora sono arrivata a disputare gare ai massimi livelli». Quando vedi le tue amiche? «A scuola, oppure la domenica. Facciamo i compiti, giochiamo, insegno loro a fare le capriole. Gli altri pomeriggi loro stanno a casa a studiare, invece io vengo qui e mi diverto». Mentre racconta la sua esperienza, questa bambina di quarta elementare sorride e si tiene premuta una busta di ghiaccio sul ginocchio. Le sue caviglie sono fasciate, un polso anche, ma l’ebbrezza che si prova nel fare un volteggio a corpo libero è più forte del dolore.

 

 

Silvia, otto anni. Silvia, che vive a Barzana, invece ha male alla schiena. Non riesce a nasconderlo, cerca di trovare delle posizioni adatte per non sentire le fitte, alla fine si mette a piangere. I contraccolpi che prende quando atterra dopo un salto le provocano dolore. Marta, la sua allenatrice, cerca di spronarla: «Forse questo male servirà per farti capire come atterrare nel modo giusto». Com’è andata la tua prima gara Silvia? «Bene, ero un po’ emozionata, soprattutto sulla trave. Sono venuti a vedermi mio papà, Chiara e altre due amiche più grandi che fanno ginnastica con noi». Come hai scoperto questo mondo? «Ho visto alcune bambine di Bergamo che la facevano, così ho deciso di provare. Ho visto che riuscivo bene, ho il fisico adatto, così ho cominciato ad allenarmi con regolarità e, da quest’anno, a gareggiare a livello federale».

Marta, l'allenatrice. Niente è facile in questo sport così affascinante, nemmeno fare l’allenatrice. «La concentrazione, durante gli allenamenti e le gare, deve essere sempre al cento per cento - spiega Marta Oberti - È fondamentale non tanto per riuscire a fare bene un esercizio, ma perché qui ci si fa male facilmente e sul serio. A volte devo essere severa con loro, ma lo faccio proprio per preservare la loro incolumità». Marta sa bene quanto questo sport sia duro, quanto forgi il carattere, perché anche lei è stata una ginnasta. Ha dovuto smettere perché si è fatta male alla schiena. «Devi essere convinta tu di voler praticare questo sport. Non lo fai né per la mamma, né per l’allenatore. Lo devi fare per te stessa. Altrimenti finisci per mollare». Il week end del 25 e 26 marzo ci sarà la terza prova regionale che servirà come qualificazione per la gara nazionale.

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