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I consigli della tradizione bergamasca (in dialetto) per “iga botép”

“A piàns s’è sèmper a tép”, perché ci pensano gli eventi nefasti a rattristarci, non è il caso di anticipare i tempi

I consigli della tradizione bergamasca (in dialetto) per “iga botép”
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Nella foto: Tonino Guerra nel celebre spot per Unieuro (primi anni 2000) in cui recitava questa battuta «Gianni! L'ottimismo è il profumo della vita!»

di Ezio Foresti*

Noi bergamaschi passiamo per gente seria, rigorosa, poco incline al riso e allo scherzo. Magari è anche vero, però sappiamo anche come iga botép, perché la vita non è fatta solo di lavoro.

Lo scopriamo curiosando nella raccolta di proverbi di Antonio Tiraboschi, che presenta un capitolo dedicato appunto all’allegria e al “darsi bel tempo”. La tendenza alla somatizzazione dei malesseri, un concetto che ultimamente è di moda, veniva descritta efficacemente già a fine Ottocento: a cassàs a l’vé la gòba, come dire che non è il caso di prendersi le vicende troppo a cuore, perché non sempre le cose vanno come desideriamo.

Alégher, che i’l büs l’è négher è un irriverente invito a mantenere il buon umore in tutte le vicissitudini esistenziali, perché ci sono cose che non cambieranno mai, come il büs di cui il Tiraboschi non specifica la collocazione.

Il ragionamento si completa con a piàns s’è sèmper a tép, perché ci pensano gli eventi nefasti a rattristarci, non è il caso di anticipare i tempi. Occorre vivere giorno per giorno, godendosi ogni attimo, perché fina che la té, la düra e il semplice fatto di essere al mondo senza troppi problemi è già un privilegio. Conviene in ogni caso avere un atteggiamento positivo, perché l’alegréa ogne mal la cassa véa.

Curioso e articolato il detto che lega gli stati d’animo alle ristrettezze economiche: Sènto car de malinconéa i paga mia ü quatrì de dèbet, quindi è inutile intristirci, visto che questo non ci aiuterà a pagare le bollette. Conviene piuttosto farsi una bella risata, dato che öna buna grignada la à ‘n tat sangh.

E non è consigliabile accumulare denari o proprietà, perché a s’g h’à adóma chèl che s’gód, è inutile accaparrare per il puro piacere del possesso. Questo però dovrebbero impararlo i ricchi e potenti della Terra, perché la gente comune lo sa da sempre.

*in memoria

Commenti
Giuseppe Boschini

Mola mia... la dis la zia

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