Il birrificio Endorama a Grassobbio Apprezzatissimo pure dagli esperti
BeerRoad è un percorso che attraversa il territorio di Bergamo alla scoperta della produzioni di tutti i micro-birrifici che troverete a BeerGhem 2015, la rassegna delle birre artigianali orobiche che si svolgerà a San Pellegrino Terme dal 29 maggio al 2 giungo 2015. Questo viaggio ci guiderà idealmente lungo una strada della birra artigianale per scoprire i volti e l’impegno chi, con coraggio e passione, ha deciso di fare della birra la propria vita e il proprio lavoro. Questa volta siamo andati in un birrificio che fa scuola, Endorama a Grassobbio.
Anche per Simone Casiraghi tutto, o quasi, inizia qualche anno fa, quando incominciano a fare le loro apparizioni, timidamente, le prime birre importate dal Belgio. Prodotti allora sconosciuti che lasciano immaginare un'affascinante dimensione artigianale. Poi c'è qualche corso di degustazione e un po' di homebrewing (tappa immancabile) e, finalmente, nel 2010, la decisione di cambiare vita e dedicarsi totalmente alla sua birra.
Nascono così Endorama e la sua prima creazione: la Golconda. Prima di tutto togliamoci subito lo sfizio di scoprire qualche curiosità. Il lavoro di Simone, molto conosciuto e apprezzato tra gli esperti, è famoso infatti anche per i nomi stravaganti. Endorama? Letteralmente significa introspezione e descrive bene il carattere e la filosofia del nostro mastro birraio. Ogni creazione è frutto di una certa ricerca e riflessione che lo porta alla fine esattamente dove voleva arrivare. Un esempio su tutte è la stessa Golconda: avete presente il noto quadro di Magritte che ritrae un paesaggio urbano con una serie di uomini che piovono da cielo? Un'opera che può essere interpretata come denuncia del conformismo, proprio a questo pensava Simone quando provava la ricetta di questa kolsch, una birra che non permette troppe divagazioni sul tema ma non per questo banale o facile. Come dire: una birra alla portata di tutti, ma che non tutti sono capaci di fare buona.
L'altra sua grande passione è la musica metal (basta un'occhiata per capirlo) e in qualche modo Simone ha voluto tenere assieme le due cose. Prova ne è, oltre al nome stesso del birrificio che, a onor di cronaca, è anche il titolo di un album di un noto gruppo di questo genere (i Kreator), l’atmosfera metal che si manifesta nelle etichette.
Simone lavora con un impianto da 250 litri, che gli ha permesso di produrre 300 ettolitri nel 2014, e le previsioni sono tutte in crescita considerando la voracissima richiesta: quando si mette all'opera ha infatti già venduto la produzione prima di iniziarla. Ne ha fatte otto in tutto, escludendo le edizioni limitate, di cui quattro sono in produzione tutto l'anno e le altre quattro stagionalmente. Due le abbiamo provate, come sempre, per voi.
Vermillion. Dal colore rosso cupo, come lascia intuire il nome. Il bandolo della matassa olfattiva è una nota agrumata distinta che si discosta dai soliti toni freschi per preferire decisamente il frutto del chinotto. La bocca in realtà è suo punto di forza in un diorama di sapori peculiari. Ritorna e si conferma il chinotto ma solo per un istante, al secondo sorso prevale già una piacevolissima sfumatura di rabarbaro che, sul finale, verrà spazzata via dalla genziana e dalla china, le quali si portano dietro una nota amara immensa che prenderà posto per non andarsene mai più.
Malombra. Un colore straordinario: la sfumatura più intensa dell'oro, reso brillante da una presenza fittissima di bollicine, così spessa da ricordare una tempesta di neve. Al naso emergono tutti i profumi più tipici di questa tipologia: una leggera punta agrumata, qualche speziatura che richiama una nota pungente di pepe rosa e infine il coriandolo. Il vero panorama da ammirare e gustare, però, è la gamma cromatica dei campi appena falciati. Un campo estivo, ovviamente, di erba e fiori spontanei e, insieme e immancabile, una sensazione polverosa caratterizzante. La bocca è particolarmente piacevole con una sincera acidità che la rende assolutamente apprezzabile.