Il Bistrot Afrodita vicino a via Tasso Una piccola sinfonia di gusto
Il suo nome rievoca il titolo di un libro che parla di piacere legato al cibo, scritto dalla penna sofisticata di Isabel Allende. Afrodita, questo il titolo, è oggi anche un locale di Bergamo, il Bistrot Afrodita appunto, che tanto richiama un locale parigino, per i suoi piccoli tavoli che lo adornano, le alzatine in vetro che custodiscono torte e quiches e la cura con cui è studiato ogni minimo dettaglio.
All’entrata, in Passaggio Canonici Lateranensi 21, c’è anche una delicata lanterna bianca posata su un grazioso tavolino, mentre alcuni cuscini rossi stanno adagiati sulla pietra dell’antico chiostro. Uno spazio rilassante dove sedersi e pranzare, scegliendo porzioni più piccole – che ricordano molto le tapas – o portate vere e proprie che spaziano per ingredienti e gusto e variano di giorno in giorno, a seconda della disponibilità del mercato. I piatti ed i vini vengono descritti su lavagne nere appese alle pareti, o su un moderno separé che accoglie i clienti all’entrata del locale, accompagnato da un tavolino su cui fanno bella mostra di sé alcune morbide torte fatte in casa.
I quattro titolari dell’attività, Giulio Terzi, Mirko Legnani, lo chef Simone Buttironi ed Elena Pietri hanno un unico obiettivo: quello di far sentire bene i propri clienti, offrendo loro portate colorate e ben presentate dai sapori rotondi e pieni. «Puntiamo molto sul sapore – racconta Giulio, avvolto nel suo grembiule con ricamata una ciliegia che si sfoglia, simbolo di Afrodita – perché pensiamo che il cibo sia un veicolo per arrivare al piacere sensoriale. È un momento che va assaporato con calma, un piacere che disegna una parentesi nell’arco della giornata lavorativa. Quindi sì al condimento, se questo dà un tocco in più, completando un piatto o arricchendo un sapore».
Tra le proposte del giorno c’è sempre il cous cous di kamut, arricchito da vari ingredienti, come ad esempio la piovra, mentre variano primi, secondi e dessert. Ampia è la scelta: sulla lavagnetta si leggono in questi giorni portate che vanno dalla zuppa di mais e baccalà mantecato con polenta integrale, ai bocconcini di cinghiale e polenta; dal salmone marinato con finocchi, arance e vinaigrette alla vaniglia fino alla calamarata con ricotta, melanzane e timo. E ancora, polpettine alla caponata di verdure, e la delicatissima quiche di carciofi e patate, accompagnata da gustosa porchetta (da provare!).
«Una delle nostre proposte è il brunch all’americana, che prepariamo soprattutto la domenica, a partire dalle undici. È un momento da assaporare stando tranquillamente seduti – continua Giulio, tra un’ordinazione e l’altra – scegliendo il piatto principale tra due opzioni che prevedono uova, oppure salmone, accompagnati da cinque assaggi di dolce e salato. C’è sempre il pancake, una zuppa, un contorno e uno o due morbidi dolci». Il tutto da assaporare in una dimensione calma, dove il tempo è rallentato grazie all’ambiente, raccolto e gentile, che richiama l’intimità domestica. Un modo per ampliare il piacere, che non si ferma così al gusto, ma coinvolge tutti e cinque i sensi, in una rotonda sinfonia di profumi e sapori.