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Il busto ritrovato e ridipinto di Papa Giovanni, che veglierà sull'ospedale alla Fiera

Due imbianchini, Fabiano ed Ernesto Zanchi, lo hanno scoperto in un magazzino. Il padre di Fabiano, Giampaolo, lo ha colorato tutto e nei prossimi giorni verrà posizionato. «Darà il benvenuto a quanti entreranno in questa struttura. Sono felice di aver fatto parte di questa impresa».

Il busto ritrovato e ridipinto di Papa Giovanni, che veglierà sull'ospedale alla Fiera
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di Fabio Gualandris

Continua a far parlare bene di sé il nuovo ospedale da campo allestito negli spazi della Fiera di Bergamo. Sabato 28 marzo, due imbianchini, Fabiano ed Ernesto Zanchi, scoprono, abbandonato in un magazzino della struttura di via Lunga, un busto di Papa Giovanni. Quasi un segno del destino. Lo mostrano alla direzione lavori. La statua è un po’ malmessa e presenta un paio di ammaccature su spalla e collo, ma piace e viene chiesto ai due imbianchini di poterla sistemare e rifinire di bianco. A lavoro ultimato, i responsabili del cantiere chiedono ai due artigiani se è anche possibile aggiungere un tocco di colore. «Noi siamo imbianchini, non decoratori» è stata la prima risposta. Ma c'è uno sviluppo positivo, perché hanno un artista in casa, Giampaolo Zanchi, padre di Fabiano e zio di Ernesto.

Abbiamo visto il lavoro ultimato e voluto conoscere un po’ la storia di Giampaolo Zanchi, 66 anni, nativo di Stezzano e residente a Martinengo. Una passione per l’arte che lo accompagna fin da piccolo. «Già all'asilo disegnavo» racconta. «Alle elementari riprendevo pari pari le illustrazioni di Topolino e Paperino, alle medie mi annoiavo un po’ nel seguire in “arte” la didattica tradizionale, mi è sempre piaciuto sperimentare. Ma la preside mi aveva preso in simpatia, raccomandando a mia madre di farmi frequentare la scuola d’arte. Io ero l’ultimo di otto fratelli ed eravamo poveri (si commuove, ndr) ma mia madre si era mostrata disponibile per favorire questa mia attitudine. Io purtroppo non ho raccolto l’opportunità che successivamente ho rimpianto. “Me 'ndo a laurà”, le ho detto».

Cosa ha fatto?
«Lavoravo alla Sace nel reparto ricevimento merci, non mi vergogno a dirlo. Tutti sapevano che dipingevo, molti miei quadri sono nelle case di miei ex colleghi di lavoro. In particolare l’ing. Ugo Botti (morto una ventina di giorni fa) riteneva incredibile che non praticassi la pittura di professione, gli piaceva la mia arte e prese diversi miei quadri».

Rifiniture
Foto 1 di 5
Papa Giovanni 1
Foto 2 di 5
Papa Giovanni 2
Foto 3 di 5
Al lavoro 1
Foto 4 di 5
Al lavoro 2
Foto 5 di 5

Come si è formato artisticamente?
«Continuavo a coltivare la pittura come passione, l’ho sempre vissuta così. A 17 anni ho frequentato il corso di disegno di nudo all'Accademia Carrara con il maestro Mino Marra. Poi negli anni sono stato da Valsecchi, Compagnoni, Antonio Parris e Luigi Arzuffi. Ma fondamentale nella mia formazione artistica è stato l’incontro con Cecco Previtali, l’ultimo mio maestro, da me considerato un secondo padre, diventando suo assistente in vari corsi di pittura. Mi piace ricordare che Cecco diceva: “Il Giampaolo sarà l’unico che porterà avanti la mia pittura”. Sono inoltre particolarmente grato a tre critici d’arte che hanno creduto nel mio lavoro e che mi piace ricordare: don Lino Lazzari e i coniugi prof.ssa Elisa Motta e prof. Gianni Barachetti. Ora che sono in pensione posso dedicare all'arte più tempo, anche se non tutti i giorni sono buoni, serve l’ispirazione».

E del lavoro di questi giorni cosa ci racconta?
«Appena ricevuta la chiamata, da mio figlio e mio nipote, ero pronto. Sarei subito andato al cantiere (dove l’opera prestata è da tutti offerta gratuitamente, ndr). Mi hanno detto: “Va bene anche domani”. Ho sempre avuto una particolare devozione per papa Giovanni, nel 2000 ho dipinto per il Pime un ritratto che è custodito a Sotto il Monte, nella casa natale del Papa Buono. Tra il 30 e il 31 marzo ho completato la decorazione del busto, nel primo giorno l’ho dipinto interamente, nel secondo ho realizzato delle velature per rendere il manufatto più bello e realistico. Durante la lavorazione molte delle persone qui impegnate sono passate per un saluto, uno sguardo, una foto o un video. Anche i militari russi».

Dove verrà posizionato il busto?
«Credo all'ingresso, indicativamente dove siamo ora. Darà il benvenuto a quanti entreranno in questa struttura. Nei prossimi giorni arriverà anche il vescovo Francesco Beschi per benedire la scultura e gli spazi dell’ospedale da campo. Sono felice di aver fatto parte di questa impresa».

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