Il più bel gesto d'amore del marito bergamasco? ’Mbiancà la cüsina
di Ezio Foresti
Il bergamasco non è mai prodigo di discorsi e gesti affettuosi, perché pensa che l’affetto si manifesti soprattutto nel garantire la sussistenza, più o meno agiata, alla famiglia. Avviene così che i dialoghi tra coniugi, specialmente di una certa età, siano piuttosto lontani dal romanticismo. T’ó facc zó la cüsina, per fare un esempio, genera molta più riconoscenza di una dichiarazione d’amore, perché le nostre regiure hanno un culto maniacale della casa, e il mantenerla linda e imbiancata è uno dei loro primi comandamenti. Da lì nascono alcuni screzi con il consorte, che invece tende ad assumere comportamenti non sempre impeccabili.
Al rientro dal lavoro, specialmente in una giornata piovosa, anche il più rude e maldestro marito orobico sa che deve indossare le patine, se non vuole subire una protratta astinenza alimentare e sessuale. Anche quando entrambi i coniugi lavorano, non esiste discussione sul dominio incontrastato della casa, ragione per cui l’uomo dove stare attento a dove lascia i suoi attrezzi e i suoi effetti personali, spesso definiti ciànfer dalla moglie. La minaccia è quella di gettarli ’n del bidù de la röméta, se non sono disposti ordinatamente al loro posto. L’alternativa è quella, apparentemente più generosa ma egualmente definitiva, di dàghei a la Bonomèlli, storica fondazione che si occupa dei poveri.
Anche la condivisione dell’intimità domestica non è sempre idilliaca, perché nel rigoroso mondo delle nostre fómne “l’òm in cà a l’dà ‘mpàs”, cioè è d’impiccio. Non si deve pensare tuttavia che questi atteggiamenti nascondano malanimo o disamore. Sono semplicemente attestazioni di stima camuffate da rimbrotti, riconoscimenti dei reciproci ruoli un po’ ruvidi ma efficaci, messi a punto in anni di convivenza. E, soprattutto, sono l’indispensabile viatico per veleggiare serenamente verso le nozze d’oro e oltre.