Chi era costui?

La curiosa storia della statua di quel Giovanni, santo, sul ponte della Morla in Borgo Palazzo

Il conte Albani volle il monumento per proteggere il quartiere dalle inondazioni... E "ol Servall", personaggio bizzarro, tutte le sere accendeva il lume

La curiosa storia della statua di quel Giovanni, santo, sul ponte della Morla in Borgo Palazzo
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di Marinella Carione

Incontrare qualcuno che sappia dire qualcosa a proposito della statua dedicata a San Giovanni Nepomuceno sul ponte della Morla, dove via Borgo Palazzo incrocia via Madonna della Neve, è come cercare un ago nel pagliaio. Tanta gente ogni giorno passa di lì, ma trovare un passante che alzi lo sguardo fino al crocefisso che il santo tiene tra le braccia, invocando la salvezza, è cosa d'altri tempi. I più sanno che la statua sta lì da una vita, ma pochi curiosi si domandano chi ce l'ha messa e perché. Trovare una risposta poi, è impresa più che ardua.

Stefano, il bibliotecario di Borgo Pignolo, dice: «Ti consiglio di consultare il libro di Pelandi su Borgo Palazzo, grande studioso». Pelandi ci dà notizia del santo di marmo citando quella macchietta indimenticabile del borgo, che fu Giovanni Servalli, detto "Ol Servall" e nel farlo riprende in esame quell’opuscolo rarissimo che fu La Fiera di Bergamo del 1920: «Eccolo il povero e caro Barba Servall, sul ponte della Morla, intento a riaccendere la lampada votiva alla statua del suo santo protettore». Compiuto il gesto di devozione, Servalli si allontanava verso casa, «il suo abituro», di cui discorreva con irrefrenabile ilarità, come «di un abituale convegno di topi e gatti educati ad un fraterno vicendevole rispetto. Una stamberga dal maleodorante giaciglio ornato da un baldacchino, confezionato con stracci variopinti e carte dorate; non potevano mancare i segni cabalistici e geroglifici con tanto di corona in carta pesta, perché il nostro era convinto di vantare origini nobili e venete». Servalli «aveva quel magico potere di farsi ascoltare e soprattutto di far ridere di gusto gli astanti». E la gente lo seguiva volentieri quando, uscendo dalla sua topaia di Borgo Palazzo, andava ogni sera sul ponte della Morla con la sua aria e la sua barba profetica: «Saliva sulla scaletta e accendeva il lume sulla statua di quel San Giovanni Nepomuceno, che considerava il protettore delle sue miserie».

Ma la statua perché finì in quel punto? Sono sempre i libri ad avere la meglio, precisi ed eloquenti. In coro recitano: «Fu il conte Girolamo Albani, come ancora si riesce a leggere nella lapide incisa sul piedistallo, che nel suo testamento diede indicazioni assai precise per la collocazione del santo protettore. Giovanni Nepomuceno era vescovo di Praga e confessore dell'imperatrice Giovanna di Baviera, donna religiosa e pia. Vincislao VI re di Boemia, suo consorte, era per contro uomo vizioso, corrotto e sospettoso, tanto da trascinare il vescovo sul ponte Carlo, a Praga, per farsi dire se lei lo tradiva. Nepomuceno, confessore della regina, non cedette alle minacce, e fu buttato giù dal ponte della Moldava e vi annegò, per ricomparire in riva il giorno dopo, il 16 maggio del 1383, in un insolito bagliore. Venne trasportato alla vicina chiesa di Santa Croce e venerato dai fedeli in lacrime, accorsi a baciare i suoi piedi. A causa del martirio subito, viene talvolta raffigurato con il dito indice sulla bocca, tipico gesto di chi intende che un segreto debba restare tale. Nepomuck è il paesino nei pressi di Praga che diede i natali a Nepomuceno nel 1330, proclamato santo contro le inondazioni nel 1729 e patrono della Boemia». Emanuele Roncalli informa che presso l'Accademia Carrara è conservato un bozzetto del Martirio, opera di Giovanni Battista Tiepolo.

Il 20 agosto 1747 moriva nel suo palazzo di Borgo Sant'Antonio, vicinia di San Giovanni dell'Ospedale, cioè in Pignolo Bassa, il conte Gerolamo Albani, tenente maresciallo e cameriere della Chiave d'Oro di sua Maestà Imperiale. Con tanto di testamento a rogito del notaio Giovanni Antonio Bosisi, il conte Girolamo incaricava il fratello Carlo di dare esecuzione alla sua disposizione: la statua in onore del santo doveva essere in marmo e si augurava fosse fatta "una cosa decente e ottima". La scelta per la realizzazione dell'opera, dopo l'ok della commissione incaricata di riferire sulle condizioni del ponte della Morla (risalente al Cinquecento) e dei suoi piloni, cadde sullo scultore bergamasco di origine tedesca Giovanni Sanz, il quale ebbe già modo di mostrare la sua bravura con le statue di palazzo Terzi.

È proprio sul ponte della Morla in Borgo Palazzo che, ai tempi della Serenissima, faceva il suo ingresso il nuovo Podestà e sulla carrozza di Gala del Capitano, proseguiva verso l'alta città, dove sotto la loggia del Palazzo della Ragione lo attendeva il Podestà uscente, il quale a conclusione dei riti, gli consegnava lo scettro. Un tempo l’acqua era così limpida che le massaie, oltre a fare il bucato, ci si lavavano. Oggi, dopo anni bui in cui la Morla divenne una sorta di fognatura, sono tornate le anatre e anche i pesci che nuotano proprio sotto il ponte di San Giovanni Nepomuceno, e talvolta si vede anche l’airone.

Di statue del Nepomuceno ce ne sono diverse in Bergamasca, per esempio al ponte del Serio tra Gorle e Scanzo e al ponte di Villa di Serio: ruolo del santo, tenere lontane le inondazioni, calmare la furia del fiume. Ma potrebbe anche, perché no, buttare l’occhio a chi nei fiumi, Morla compresa, getta di tutto e castigarlo, come ben merita.

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