Bergamo, la magia della notte

Bergamo, sapete com'è, voi che ci siete nati e cresciuti. E anche quelli che ci vengono di tanto in tanto, anche loro sanno com'è. Perché il mattino che prende Città Alta e che rimbalza oltre i leoni di San Marco dichiara che Bergamo è città da stare attenti, perché c'ha un caratterino che è tutto suo. E allora uno sta attento (uno che non c'è nato, ma che ci vive, poniamo) e poi chiede permesso davanti ad ogni sua porta e solo allora ne può ricevere in cambio il cuore e solo allora può raccontarla davvero, e dire che anche Bergamo obbedisce a un suo destino, come le persone.
Però poi, voi che la conoscete, uscite di notte e vi accorgete che le strade che avevate imparato non son più le stesse. La notte è un mondo al rovescio e così anche le cose si devono guardare da sotto in su, o insomma secondo una prospettiva che non è la solita vostra. Ogni notte avvengono eclissi, anche se nessuno se ne accorge. Così, nell'alone fumoso che sopravvive alla sovrapposizione di pupilla e chissà cos'altro, si vede Bergamo che da dalia aperta diventa un quieto fiore amaranto. Fiore che s'apre solo di notte, fatto di pietre e mattoni in cesello ambrato – lo sappiamo tutti che è solo elettricità e un po' d'atmosfera, ma gli occhi sono fatti anche per immaginare, non solo per vedere. Di notte pure il nome dell'asfalto diventa meno antipatico, se ci si prende la briga di ripeterselo sottovoce. Perché chi lo vede più, il manto grigio delle strade, e i tombini, e tutto il resto, c'è solo quella colata dorata e a tratti azzurrina di passi in evaporazione. Sono i passi del giorno, quelli messi giù durante le ore di luce, che di notte ritornano sotto i piedi dei proprietari, per ricordar loro dove sono stati, cos'hanno fatto e chi sono stati. Guardate ad esempio le strade del centro città, con Broletto, torre, Duomo, e vedrete che i contorni si son fatti diversi. Lo si dice sempre quando nevica, che il mondo cambia aspetto; lo cambia anche di notte, quando il giorno non enuncia più i suoi assiomi di distanze e dimensioni e la notte si diverte a sbugiardare la geometria.
Sguardo numero 1: da lontano
Foto di Antonio Milesi

© Antonio Milesi

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© Antonio Milesi

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Abbiamo scelto due sguardi, per osservare la Bergamo notturna. Uno è telescopico. Ci siamo allontanati dal centro, siamo saliti un po' in altezza e da lì abbiamo guardato il reticolato di luci che ci avvolge nelle ore più buie, luci fatte di fili e nodi per non farci sentire soli e per dare forma alle rare sagome che si aggirano prima dell'alba. Abbiamo imparato a difenderci così, dalle paure evocate dalla notte: con un elmetto di tungsteno. Poi c'è l'altro sguardo, che non richiede grandi distanze. Siamo restati in città e ci siamo messi vicini alle architetture medievali e a quelle più giovani, per vederci piovere sopra la bellezza della notte – bellezza che confonde e gioca con le bussole interiori. E ti cambia, sempre, le domande.
Sguardo numero 2: da vicino
Foto di Luca Caslini

© Luca Caslini

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© Luca Caslini

© Luca Caslini

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© Luca Caslini

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