La Taverna Valtellinese a Bergamo Il nome dice tutto, che aspettate?
Sicuramente è uno dei locali più conosciuti della città e anche uno dei più rassicuranti. Se vi capita di essere indecisi su dove passare la vostra serata, siete sicuri che, mal che vada, alla Taverna Valtellinese potrete sempre trovare un buon piatto di pizzoccheri fatti come si deve.
L’ambiente, accogliente e indimenticabile. Prima di tutto non può lasciare indifferente il ristorante in sé. L’ingresso nascosto, in un viottolo laterale dell’ampia e centralissima Via Tiraboschi, non lascia davvero immaginare quale razza di piccolo tempio della tradizione valtellinese in particolare, e alpina in generale, sia stato ricreato con attenzione tra i palazzi del centro città. Dopo l’ingresso si apre poi un’ampia sala centrale, chiusa, accogliente. Entrarci ricorda la sensazione di varcare la soglia di un rifugio di montagna o di un palazzo storico.
Dal grande salone si accede poi a tre stanze laterali, più intime e accoglienti. Il legno, di qualità e profumato, domina l’ambiente e lo rende indimenticabile a qualsiasi visitatore. In una delle piccole salette laterali, con un importante lavoro di recupero di materiale originale è stata ricreata una stüa, ovvero una stanza completamente rivestita di legno pregiato, che nella tradizione valtellinese era considerata la più importante e calda della casa. Una vera chicca che definisce da sola il piacere di stare a tavola.
Il menu, la tradizione valtellinese. Questo storico locale della città si porta dietro una storia lunga quarant’anni, punto di riferimento per un certo tipo di cucina (tradizionale) e vera roccaforte di alcuni sapori della tradizione culinaria alpina. Come dire: l’altro punto di forza sono i pizzoccheri e la polenta taragna. Il giovanissimo chef Fabio Bonfanti da alcuni anni ha raccolto in eredità la direzione della Taverna con orgoglio, introducendo a fianco al menu più locale qualche novità importante, come la fresca offerta di mare.
Comunque, la nostra prima scelta non può che essere il più che soddisfacente menù valtellinese: in tavola abbiamo una selezione di affettati, l’immancabile bresaola (anche quella di cervo, forse non l’avete ancora assaggiata). I pizzoccheri sono fatti a regola d’arte, la pasta è ovviamente fresca e dalla corretta consistenza, giusta la quantità di patate e verze (oppure biete, a seconda della stagione) e giusto infine il condimento bilanciato tra burro e formaggio. Solo una cosa: per venire incontro a tutti i gusti, manca il fondamentale spicchio di aglio; ma se siete intenzionati a mangiare questo piatto di montagna secondo la tradizione, non avete che da domandare, saranno ben felici di aggiungerlo.
Altra sorpresa, lo tzigoiner, o carne al bastone. Si tratta di sottili fettine di manzo avvolte attorno a un bastone di legno aromatico e poi cotte alla piastra, una sorta di carpaccio scottato, una vera prelibatezza che, davvero, non si trova da nessuna parte al di fuori della Valle. Per concludere qualche fetta di bisciöla, il panettone tipico, da accompagnare a una grappa.
La carta dei vini. La carta dei vini ha una funzione importante in questi casi, per accompagnare adeguatamente le ricche portate. Un abbinamento secondo la tradizione è ovviamente consigliato e le etichette non mancano. In carta si trova una più che ampia selezione di nebbioli, che tocca tutti i produttori più importanti. Oltre a questo, grazie alla passione e alla curiosità dello chef, si sono affiancati altri importati vini, non solo rossi, che abbracciano tutto il paesaggio vinicolo italiano, con qualche incursione in terra di Francia.