Una storia d'intraprendenza

L'Atelier Moki in via Francesco Nullo La moda è innanzitutto originalità

L'Atelier Moki in via Francesco Nullo La moda è innanzitutto originalità
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Monica Silva

 

Questa è una storia d'intraprendenza, determinazione, passione ed eleganza. È la storia di Monica Silva, una splendida quarantenne dagli occhi trasparenti, che ha deciso di togliere la toga per aprire il suo atelier. «Quando ho aperto l'Atelier Moki era il 2006: una serie di circostanze e la vita stessa mi hanno condotto fin qui – inizia a raccontare, con la serenità di chi sa di non aver alcun rimpianto – dopo essermi laureata in giurisprudenza e dopo aver trascorso un periodo in Germania per perfezionare il tedesco, ho iniziato a lavorare in uno studio legale milanese. Se non avessi provato con l'avvocatura, mi sarebbe rimasto per sempre il dubbio di come sarebbe potuta andare».

Le strade che il destino percorre per condurci in una destinazione esatta sono strane e contorte, ma disseminate di segni: «Io non ero felice, così ho dato le dimissioni e ho iniziato a occuparmi di eventi in una galleria di arte moderna e contemporanea». E lì, proprio mentre crede di aver preso la direzione giusta, ecco che salta prepotentemente all'occhio di chi le sta intorno il suo vero talento: la creatività nella realizzazione di accessori. «Ho sempre coltivato l'hobby della manualità: fin da piccola realizzavo sciarpe, collane e bracciali da regalare ai miei amici. Negli anni in cui ero in galleria, usavo i momenti morti per cucire e comporre. In quel periodo è nato Douce Mémoire, un bracciale fatto all'uncinetto, che raccoglie tutti i bottoni e i ciondoli della mia infanzia. È stato un successo! Ho ricevuto apprezzamenti da amiche che lavoravano nel fashion system e una signora mi ha chiesto di esporre al Mipel con lei: era la titolare dell'azienda di borse e valige artigianali Savini Bettina». I numeri le danno subito ragione: 200 ordini in pochi giorni e la voglia matta di lanciarsi in una nuova impresa.

Atelier Moki
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«Mia madre mi ha messo a disposizione uno spazio che dapprima era un appartamento e che io ho adibito ad atelier. Ho iniziato solo con accessori e capispalla e poi, via via, la sartoria ha preso corpo soppiantando quasi del tutto il resto», spiega Monica, che si porta dietro il soprannome Moki da quando era una bambina. Entrare nei suoi 40 metri quadrati di stile unico e grintoso significa lasciar fuori l'omologazione della grande distribuzione e pensare alla moda come originale e unica, disegnata sul cartamodello e fatta totalmente a mano, pezzo dopo pezzo. Oltre alle collezioni e alle capsule collection, Monica immagina ogni anno un omaggio floreale in versione couture ispirato alla manifestazione Floreka di Gorle, così come trae spunto dal Natale per i capi da indossare durante le feste. In più, tiene anche una linea da sposa decisamente non convenzionale.

«Una cliente può entrare qui e acquistare un capo di campionario così come lo trova, oppure può farselo rifare della sua taglia, o può decidere di cambiare colori, tessuti, può chiedermi di apportare delle modifiche che si studiano insieme... Una cosa è certa: non ci sarà mai un modello uguale a un altro». Accanto a lei, ad aiutarla in sartoria, tra la macchina da cucire professionale, la taglia e cuci, il tavolo da taglio, l'asse da stiro e la vaporella perennemente accesa c'è Oriana, al suo fianco da 8 anni. «È indispensabile la sua presenza: io magari lavoro a maglia e lei assembla», insomma una squadra vincente tinta di rosa!

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A tutte le 200/300 clienti che bazzicano periodicamente in atelier (con una media di circa 50 a settimana), la titolare riserva lo stesso trattamento: dopo il benvenuto, si guarda la collezione, magari ci si ferma nel salottino per un caffè e due chiacchiere e poi si passa alle prove degli abiti, allo styling e all'interpretazione personale dei capi. C'è chi riesce a immaginare come potrebbe stargli una camicia con un altro tessuto rispetto a quello esposto e chi invece ha bisogno di essere aiutato: «Le mie clienti hanno un'età compresa tra i 30 e i 70, ma ho servito anche una ragazzina di 12 anni, così come vesto abitualmente una signora di 90», perché i capi unici e su misura non passano mai di moda. «C'è chi mi chiede di rifare un modello che magari ha già in un'altra variante, oppure chi vuole accomodare un capo che non usa più, magari perché ormai è piccolo o perché è démodé: insomma ridiamo vita al guardaroba». Non solo! Perché lei si occupa anche di uomo e bambino (ma in misura nettamente inferiore alla donna) e casa (dalle tende alle coperte, dai rivestimenti alle tovaglie).

«Non è stato sempre facile: anch'io ho sentito gli anni della crisi – confida la proprietaria dell'Atelier Moki – ma è stata l'occasione per imparare a gestirmi meglio: facevo ordini meno cospicui, prendevo campioni di tessuti, ecc» a dimostrazione che non tutto il male vien per nuocere. La sua maggior vetrina, oltre a quella che si affaccia su via Francesco Nullo, al numero 48b, è la pagina Facebook, dove pubblica le foto dei servizi fotografici, le novità in atelier ed eventi a tema, nonché le due vetrine di e-commerce, dove è possibile acquistare le sue creazioni online. «Se oggi sono qui, è merito di tutte le persone che hanno creduto in me – conclude Monica con gli occhi lucidi – queste persone sono le mie affezionate clienti». D'altronde ci vuole un attimo per  affezionarsi a lei: ha gusto, stile, pragmaticità e charme da vendere, ma contemporaneamente ha quella convivialità che mette subito a proprio agio, come l'amica di sempre che ti consiglia per il meglio.

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