Le scuole per Bergamo Scienza

L'istituto iSchool di via Ghislandi e il suo "toccare con mano"

L'istituto iSchool di via Ghislandi e il suo "toccare con mano"
Pubblicato:
Aggiornato:

Tra le new entry di quest’anno, la XII edizione di Bergamo Scienza vede per la prima volta anche la partecipazione della iSchool, l’istituto a cinque indirizzi (Scientifico, Scienze umane, Linguistico, Alberghiero e Tecnico) che, per l’occasione, ha deciso di presentare ai suoi visitatori il complesso tema del calore, nel laboratorio Tocca con mano: viaggio nel calore e nella temperatura. In un percorso che attraversa esperimenti ad alta (o bassa) temperatura, fatto di pentole, abbattitori e “forni solari”, le giovani guide hanno lavorato sodo affinché i segreti della chimica e della fisica del calore fossero proprio lì, “a portata di mano” degli ospiti.

WIN_20141009_143638
Foto 1 di 8
WIN_20141009_143730
Foto 2 di 8
WIN_20141009_143844
Foto 3 di 8
WIN_20141009_144001
Foto 4 di 8
WIN_20141009_144055
Foto 5 di 8
WIN_20141009_144331
Foto 6 di 8
WIN_20141009_144540
Foto 7 di 8
WIN_20141009_144709
Foto 8 di 8

Come è nata l’idea. «Ho sempre seguito con interesse Bergamo Scienza e da anni prendo parte ad alcune conferenze, ma solo in qualità di ospite», spiega Stefano Regazzoni, docente di Chimica dell’istituto e curatore, insieme alla professoressa Orietta Pinotti, del progetto. «Poi, l’anno scorso abbiamo iniziato a riflettere sulla possibilità di partecipare al Festival con gli studenti. E così, visto che la scuola ospita anche l’indirizzo alberghiero, ci è sembrato interessante proporre qualcosa che unisse scienza e alimentazione, e tutto ciò che ha a che fare con il calore. Una volta steso il progetto, ad agosto i primi esperimenti hanno iniziato a prendere corpo e ora, eccoci qua». L’idea è nata dai docenti dunque ma, sottolineano, con l’essenziale collaborazione dei ragazzi che, come previsto dal programma didattico, iniziano ad approcciarsi alla fisica termica già a partire dal primo anno di Liceo.

I ragazzi e il laboratorio. Il laboratorio vede la partecipazione di una ventina di ragazzi delle classi terze, impegnati in qualità di tutor, che hanno il compito di accompagnare le comitive in visita da un punto all’altro del percorso laboratoriale. Ai posti di comando vero e proprio però, dietro le cattedre a spiegare il fenomeno di ebollizione o ad esplicare le proprietà segrete di un “forno solare”, c’erano i più giovani, una sessantina di studenti delle classi seconde.

WIN_20141009_144835
Foto 1 di 4
WIN_20141009_144901
Foto 2 di 4
WIN_20141009_144922
Foto 3 di 4
WIN_20141009_145231
Foto 4 di 4

Gli esperimenti proposti toccano svariati livelli di complessità. Si inizia infatti con la dimostrazione pratica del calore come sensazione fisica, e si procede con la presentazione dei modi attraverso cui esso può essere trasmesso per conduzione, o irraggiamento. Il percorso si fa via via più complesso e, nelle ultime postazioni, i visitatori hanno la possibilità di scoprire qualcosa in più sulle qualità endotermiche o esotermiche del calore. L’anello si chiude con la pratica: gli ospiti, con l’aiuto delle guide, sono infatti invitati a costruire un “forno solare” da portare poi via con sé.

La parola ai docenti e ai ragazzi. Nonostante i ragazzi coinvolti si trovino ad argomentare nozioni inserite nel loro programma didattico, organizzare un laboratorio vero e proprio ha richiesto tanto impegno e qualche pomeriggio extra-scolastico per le ultime prove, prima di entrare in scena sul “palco della scienza”. Come spiega Lorena Fiorendi, docente di Italiano e Storia: «I ragazzi sono molto entusiasti, ma all’inizio erano spaventatissimi, soprattutto quando capitava loro di dover far da guide a ragazzi che a volte avevano solo un anno in meno. Davanti ad alcuni esperimenti molto semplici, sapevano che le reazioni dei ragazzi di prima superiore sarebbero ovviamente state diverse rispetto a quelle dei ragazzini di prima media».

Tuttavia la sfida è stata accolta, e la soddisfazione sembra aver prevalso sugli attimi di difficoltà. «Fare laboratorio è molto meglio che stare seduti al banco per ore di fila ad ascoltare le spiegazioni», dice spiega Giorgio, una delle guide. «Gli esperimenti che facciamo sono semplici se si è preparati, ed è bello trovare il modo migliore per spiegarli agli altri, anche se qualche volta mi è capitato di non saper rispondere. Una volta un ragazzino di prima media mi ha chiesto quale fosse la definizione di reazione. E io non ero preparatissimo, ci ho girato un po’ intorno, e infatti si è visto...ma alla fine, capisci che non succede nulla e che fa parte del gioco».

Seguici sui nostri canali