Tradizione orobica

Metti un piatto da Pellegrini Un posto del cuore a Blello

Metti un piatto da Pellegrini Un posto del cuore a Blello
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Ci sono posti che ti entrano subito nel cuore. Non c’è un vero motivo, è un fatto legato a ciò che ti resta quando, finito di mangiare, ti chiudi la porta alle spalle e alla prima occasione ti senti in dovere di raccontare a un amico il tuo pranzo domenicale iniziando la frase con: Ho scoperto un posto dove devi andare assolutamente!

Raggiungere la minuscola Trattoria Pellegrini, poco più che uno stanzone con qualche tavolo e annessa cucina, non è stato facilissimo, ma ne è valsa la pena. Soprattutto per trovare un luogo dove, per necessità e non per scelta, l’attività ristorativa è rimasta sospesa, come in un limbo, ai vecchi modi e ai gesti gentili di un tempo. Il paese della trattoria, Blello, è il comune più piccolo della provincia, incastrato lungo una strada stretta che sale in mezzo ai boschi, a cavallo tra la Valle Imagna e la Valle Brembana, dove la città non si nota più e il paesaggio si apre su un gruppo di montagne che non sembrano nemmeno le Orobie. Non ci sono cartelli ma solo un’insegna sporgente all’angolo di una vecchia casa che dice Bar e accanto il simbolo del telefono, nero con la cornetta e la tastiera a disco su sfondo giallo. Non che le indicazioni siano così importanti, è difficile sbagliare posto in questo paese e, in ogni caso, c’è sempre un signore alla finestra che sa indicare a quale porta bussare.

 

 

I profumi, scesi dalla macchina, non sono ancora quelli balsamici e tesi della montagna, ma già si percepisce quello che si trova lontano dalla città: l’odore delle stufe e di bosco. Una porta a vetri, una stanza con non più di 20 tavoli e l’orario di arrivo uguale per tutti: la signora al telefono, al momento della prenotazione è stata gentile e molto chiara: Si comincia alle 12.30. Quella partenza obbligata significa che il pranzo è servito agli ospiti a partire da quell’ora: il menù è lo stesso per chiunque e soprattutto non è sul tavolo ma nei vassoi di portata che, uno alla volta, escono dalla cucina e fanno il giro dei commensali offrendo l’intero pranzo e lasciando a loro la scelta di cosa assaggiare. Il pane, tre michette, è già in tavola, insieme al formaggio grattugiato in una ciotola coperta da un piattino da caffè, i piatti sono di ceramica bianca e spessa. Il vino è presto ordinato: un litro di rosso della casa, la scelta più giusta.

 

 

Dopodiché si comincia, come da tradizione, con vassoi argentati di affettati: un po’ di bresaola, qualche fettina di prosciutto crudo accompagnati immancabilmente dai condimenti più tradizionali: fungi porcini nostrani all’aceto conservati sott’olio, una piccola giardiniera, cipolline all’agro, carciofi e infine, sempre confortante, un’anacronistica quanto saporita insalata russa. Quando si comincia a fare sul serio arrivano le pirofile fumanti di casoncelli nostrani fatti in casa, dalla pasta poverissima e spessa, soddisfacenti al morso, tenaci, con abbondante burro nocciola (ma niente pancetta), l’alternativa sono delle crespelle agli spinaci. Nell’indecisione potete assaggiare tutto, qui non ci si formalizza sulle porzioni e sull’appetito. I secondi sono altrettanto lapidari: stracotto d’asino e/o un’appetitosa faraona ruspante al forno davvero eccellente, mentre il finale è lasciato a una superclassica macedonia con gelato.

Tutto questo più acqua e caffè: 30 euro. Non so dire in cosa, oltre al cibo saporito che ha un valore in sé stesso, stia il senso di piacere del pranzare nella trattoria di Blello, forse è la sensazione costruita, un po’ vintage, di fare un salto nel tempo, forse il senso di rilassatezza di una tavola così domestica, oppure ancora è il piacere di potere consigliare a un amico un posto dove stare bene. Un avvertimento: la trattoria apre quando ci sono i clienti quindi ricordatevi di chiamare: tel. 0345.98116.

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