Metti un piatto all'eritreo Dahlak Sapori unici per una bella storia
Non tutti sanno che in Bergamo la scelta etnica può vantare anche un ristorante eritreo. Anzi, sono pochissimi quelli che sanno che al numero 82 di Via Borgo Palazzo, appena svoltato l’angolo di Piazza Sant'Anna, si trova il Dahlak, dove si può assaggiare una cucina insolita quanto gustosa.
Una bella storia. La storia del posto e dei due proprietari Andom e Haimanot, marito e moglie, rispettivamente in sala e in cucina, parte da molto lontano, da quando, in tempi non sospetti, i due partecipavano alle feste estive con un punto di assaggio della loro particolare gastronomia. Un appuntamento così atteso che presto i clienti incoraggiarono Andom e Haimanot ad aprire una gastronomia vera e propria. Un scelta coraggiosa che ha trovato la sua concretizzazione nel 2006 fino a trasformarsi, supportata da una clientela sempre crescente, in un vero e proprio locale dove servire la cucina di Haimanot.
Il menu eritreo. Ma cosa si mangia al Dahlak? Uno dei piatti principali, nonché uno dei più soddisfacenti, è lo zighinì: uno stufato di carne (manzo oppure pollo) cotto molto a lungo per rendere la fibra estremamente tenera. Ha un sapore caratteristico, speziato, e spesso è accompagnato da una nota piccante: il berberé, una salsa rossa a base di peperoncino molto forte. Le verdure stufate e insaporite sono il contorno della parte proteica a cui spesso si aggiunge anche della verdura fresca. È questo uno dei pasti più consumati nella sua terra d’origine e, come da tradizione, messo al centro e condiviso con tutti gli ospiti.
Altra particolarità: viene servito raccolto sopra il tipico pane eritreo, il cosiddetto injera. La preparazione di questo pane è abbastanza lunga e parte dalla lavorazione di acqua e 3/4 farine, solitamente sorgo, miglio eeftf (un cereale tipico della cultura agricola millenaria di Eritrea ed Etiopia). La cuoca del Dahlak aggiunge anche una crema di riso preparata in casa per rendere il risultato finale ancora più morbido. Una volta preparato l’impasto, e lasciato lievitare, è cotto da un solo lato su una piastra, come fosse una crêpe. Si ottiene così un pane morbido e spugnoso, dal sapore vagamente acidulo che è vero e proprio ingrediente fondamentale del zighinì, non solo per il gusto ma anche in termini funzionali: se sceglierete di approcciarvi al piatto come da tradizione, dovrete usare solo le mani. Nel caso contrario potrete usare tranquillamente le forchette.
Il menù propone anche degli antipasti semplici come i sambussa, tipici involtini di pasta sfoglia croccante ripieni di carne e verdure, oitamia, polpette di ceci e sesamo. Ci sono poi i tajine con riso, verdure e carne o degli ottimi cous cous. Come ottimi sono gli stufati di legumi, soprattutto ceci e lenticchie, molto consumati in terra africana. Se poi siete indecisi, il piatto meadi è una sorta di riassunto delle preparazioni principali.
Una tazza calda e due chiacchiere. A fine pasto è necessario rilassarsi con un po’ di tè caldo preparato al momento, esiste la versione speziata (zenzero, karfa, cardamomo, chiodi di garofano e cannella) o quella più classica con foglie di menta. Il caffè ha poi tutta un’altra storia qui. Se vorrete fare due chiacchiere con Andom, dal perfetto italiano e dalla gentilezza squisita, vi racconterà che la bevanda nera, nella sua terra d’origine, è legata a un vero e proprio rito e al senso dell’ospitalità (dopotutto il caffè è nato proprio in questi luoghi), che si tratta di una preparazione che richiede ore, durante la quale i chicchi sono tostati davanti a tutti e vengono serviti tra incenso e musica, dolcetti e panspeziato. Quella del Dahlak è una storia coraggiosa, percorsa a piccolissimi passi, che ha aggiunto qualcosa alla cultura di Bergamo. Assolutamente da provare!