Volti e tifo della Curva Nord dove si venera la Dea
Novantacinque minuti di cori e applausi da spellarsi le mani. La partita in Curva Nord è un rito collettivo e festoso, anche se oggi un po' di amarezza serpeggia nei volti di chi ha lavorato per preparare la coreografia e il tifo della domenica. È un impegno a tempo pieno: dal martedì, quando i ragazzi della Nord - dai 15 ai 60 anni - si ritrovano al "covo" a Campagnola, al giovedì sera con la riunione al "Baretto" di Viale Giulio Cesare, a poche ore prima della partita per bersi una birra in zona Stadio, fino all'apertura dei cancelli (alle 16,30) per appendere striscioni e vessilli. Tra organizzazione delle petizioni per riportare il bandierù allo Stadio, il saluto ad un amico della Nord scomparso (Gianni Coppola) e l'omaggio a Lucio Bazzana, il "Forrest Gump" bergamasco, ex curvaiolo, tra i fondatori dei vecchi Commandos, con il suo record da guinnes conquistato correndo giorni e giorni senza mai fermarsi.
Il risultato del campo è bugiardo a causa di un gol beffardo "della domenica", segnato da uno (Kurtic) appena entrato e che secondo radiomercato sarebbe dovuto venire a Bergamo. Ma quando l'arbitro fischia la fine, il saluto della Curva è quello di un innamorato alla sua bella: "Non ti lasceremo mai 'Talanta", "Non ti lasceremo mai 'Talanta", ripetuto cento volte. All'uscita si sentono voci contrastanti: "Mi ha rovinato la domenica e la settimana sta partita!". E un altro: "Un tiro in porta e un gol, porc... Però Boakye e Esti cosa si son mangiati". "Meritavamo almeno il pari". Ma i più, la vedono in positivo. "E te bona, abbiamo ensìt a Cagliari che meritavamo di pareggiare. Bona, giocato bene".
Tra il fischio d'inizio e la fine della partita c'è di mezzo una marea nerazzurra di tifo, di amore unico, inossidabile. "Dai scecc che l'è dura 'ncò", e si parte con un "Forza ragazzi". Al momento dell'ingresso delle squadre l'adrenalina della Curva, di tanti ragazzi (ce ne sono anche di giovanissimi, di 4-5 anni alla loro prima esperienza nella "Nord"), è qualcosa che puoi quasi toccare. Un'emozione fortissima. Si comincia da un "Alè Atalanta alè" e si continua con "viola merda, viola viola merda" al ritmo di "Whatever you want" degli Status Quo, la sigla che dagli spogliatoio accompagna i calciatori nell'arena. A dirigere l'orchestra, dettando tempi e slogan ci sono i più grandi, "quelli della balconata", una decina, che vivono tutta la partita girati verso la curva, in piedi su due lamine d'acciaio (a rischio caduta nel vuoto). Un coro dopo l'altro si ascolta tutto il repertorio del tifo nerazzurro, da "La me nona poarina la fa so la minestrina" a "Vinci per noi magica Atalanta". Un canto continuo, incessante, per tutto il primo tempo.
Il secondo si apre con il coro più famoso per ogni atalantino, quel "Forza Atalanta, vinci per noi" urlato a squarciagola e scandito come un boato ripetuto che risuona in Maresana passando per il centro cittadino e montando fino alla Rocca in Città Alta. Quando i viola, oggi di bianco vestiti, attaccano la porta difesa da Sportiello, partono bordate di fischi. Rimane invece smorzato in gola quel grido, "Go..." quando Boakye sta per segnare l'1-0 che avrebbe cambiato il volto della gara. "Mancava solo la lettera "L" dice uno dei ragazzi della balconata.
Il sole sta tramontando e c'è una bella aria estiva, anche se l'estate sta finendo. Il tempo di riprendere il fiato e si riparte a cantare: "Vinci per noi magica Atalanta, oh oh oh oh oh oh oh" e ancora "Dai che iè nisù, Atalanta dai che iè nisù". Non sono nessuno. Peccato che un tiro in porta al 58' geli la Nord: la palla calciata con potenza e precisione chirurgica da Kurtic bacia il palo e s'insacca alle spalle di Sportiello. Il tempo di assorbire la botta della rete avversaria e la Curva riprende a incitare. "Forza Atalanta!". La "Pisani" non tradisce anche se la delusione per il gol preso (unico tiro in porta dei viola in 95 minuti) lo senti che fa male.
Gli ultras della Nord sono quelli che vivono per l'Atalanta e per i quali l'Atalanta è una fede e una storia. Lo capisci guardando le magliette che indossano: ce ne sono di tutti i tipi, da quella vintage di Stromberg 7 con lo sponsor Sit-in, a quella di Rambaudi sempre col numero 7 del '92-'93, quando l'allenatore era Marcello Lippi e sulla maglia c'era la scritta Tamoil. La gran parte sono però le magliette recenti, con il 19 che campeggia un pò ovunque, il 19 di German Denis che non si è ancora sbloccato. I ragazzi della Curva attendono con ansia il momento in cui il Tanque gonfierà la rete e loro si potranno finalmente buttare uno sull'altro rischiando di finire sei gradini di sotto, trovandosi magari faccia a faccia con uno sconosciuto. Ma qui di sconosciuti non ce n'è, perchè chiunque ti capiti di abbracciare è nerazzurro, bergamasco e atalantino come te. "So i mà ,scecc!" e poi via, fino a rimanere quasi senza voce: "Forza Atalanta vinci per noi, Forza Atalanta, Atalanta olè".
"La Pisani" è oggi quasi al completo: ci sono 6.500 persone. Qui il nerazzurro è una seconda pelle, uno stile di vita e il ricordo di tante imprese vecchie e nuove, come recita lo striscione che campeggia dietro alla porta difesa da Sportiello. "Rispettare il passato...credere nel presente...lottare per il futuro". Il futuro, appunto. Mercoledì c'è già l'Inter e il coro ripartirà: "Non ti lasceremo mai 'Talanta, non ti lasceremo mai 'Talanta, oh oh oh oh".