Sabato 25 a Verdello

Perché non potete proprio perdervi il nuovo spettacolo al Teatro Stalla

Perché non potete proprio perdervi il nuovo spettacolo al Teatro Stalla
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Settimana scorsa è stata la volta, per il Teatro Stalla di Verdello, di Favola d'amore: su lavoro di Silvia Barbieri, ispirato al celebre racconto di Herman Hesse, gli ospiti della fondazione Emilia Bosis hanno dato vita, assieme agli animali di Cascina Germoglio, a uno spettacolo che chi c'è stato definisce «surreale e commovente». Un buon binomio per riassumere, senza troppa retorica, la bella impresa che ormai dal 1998 Pier Giacomo Lucchini e la sua squadra portano avanti in quel di Verdello, in quell'inusuale e coraggiosa casa di cura psichiatrica in cui, un paio d'anni fa, è nato anche il Teatro Stalla.

Teatro Stalla non è ovviamente solo il contenitore di spettacoli in cui attori, ospiti e animali agiscono per il diletto del pubblico. È innanzitutto spazio umano e artistico e sociale che si carica di legame e di dolore e, al tempo stesso, delle loro antitesi sane e necessarie: la speranza e la ricerca di sé. Dove tutto può avvenire in assenza di parola, prima grande maschera dell'oggi. E dove, in questa comunicazione non verbale tra fiera e uomo, si valicano e permeano ruoli sociali, barriere razionali, follia e bestialità. In due direzioni: a fondo e verso l'alt(r)o.

Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Favola d'amore, Teatro Stalla
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Ed è qui che, sabato 25 giugno alle 16.30, nella spoglia arena priva di poltroncine, velluti e palcoscenici, nel grande rettangolo di sabbia decorato appena con una tribuna a panche di legno, si terrà un altro spettacolo mai visto prima. E che, stavolta, avrà per protagonisti i ragazzi dell'Associazione Aiuto a Vivere. Si intitolerà Illumino l'ombra - Ricerca sulla bellezza e sarà il risultato di un percorso ludico-ricreativo in cui i giovanissimi attori sono stati accompagnati dall'operatrice olistica SIAF, nonché attrice, formatrice e dottoressa in Filosofia, Giulia Benetti. Un progetto rivolto ai ragazzi dagli 8 anni in su e che intendeva indagare l'idea di «bellezza intesa - si legge nella presentazione - come bontà». Nella modalità del laboratorio ludico-educativo e guidati da testi di Platone, Collodi e Bisotti, i ragazzi sono stati accompagnati alla scoperta di sé, nel tentativo di pervenire a definizioni etico-estetiche tutt'altro che semplici. Di nuovo e come in linea con l'idea fondante del Teatro Stalla e di Associazione Aiuto a Vivere (che offre scuola di equitazione, progetti di pet-therapy, di riabilitazione e teatro equestre), il valore aggiunto era dato dalla «straordinaria presenza degli animali, quale stimolo alla ricerca teatrale». Una relazione che insegnava l'ascolto reciproco, la scoperta delle emozioni e degli istinti e - naturalmente - la comunicazione non verbale.

 

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Perché andare a vederlo, se sana curiosità e umana empatia non dovessero bastare come valide motivazioni? Perché sarà per forza bello. Per forza, costitutivamente. È una questione di definizione d'esistenza del teatro sociale: il prodotto non conta, la priorità non è quella, conta il processo che conduce lì. Il processo, mai forzato nella destinazione coercitiva di uno show finale. Lo spettacolo è nulla, paradossalmente: grazia assistervi, non necessità comprenderlo fino in fondo né decifrarlo completamente. Quello che vale è successo prima: nel laboratorio, durante le prove, mentre gli attori - più o meno professionisti, più o meno adulti - hanno trovato forma d'espressione, dato corpo a un'indagine, sviluppato la ricerca, cercato e manifestato se stessi, liberi dall'idea della finalizzazione a tutti i costi. È uno spostamento di significato e significante teatrale che è accaduto, dal Novecento in poi, in tutto il teatro, ma un po' di più in questo tipo di teatro: sociale, si chiama, non a caso, perché è a quel livello lì che agisce, innanzitutto. Umano, di tessuto. Quello che vedrete sabato poteva non esistere, quello che c'è stato prima, questo cammino di un gruppo di ragazzi su un tema così alto qual è quello della Bellezza-Bontà, con queste condizioni peculiari, è invece imprescindibile. Perciò bisogna andarci: per capire cosa c'è stato mentre noi non ci si era ancora, a guardare. E contemplarne gli splendidi, «surreali e commoventi» risultati.

[Biglietto: intero 10 euro, ridotto 5 euro. Per info e prenotazioni 035 4813814].

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