«Porteremo un milione di persone» QCTerme sogna grazie al Casinò
«Ho portato alcuni nostri partner americani a visitare le terme. C’erano architetti e top manager del settore finanziario. Sapevano che il progetto di riqualificazione della storica fabbrica della San Pellegrino è firmato dallo studio Big di Bjarke Ingels, uno dei tre architetti più famosi al mondo. Ebbene, sa che cosa mi hanno detto? Che il tripudio di archi e vetrate di Ingels e il monumentale Casinò aperto ai visitatori porteranno a San Pellegrino un milione di stranieri, solo per vedere queste due opere». Saverio Quadrio Curzio, con il fratello Andrea, è il titolare di QcTerme, la più importante realtà nel settore del benessere termale e dell’ospitalità alberghiera. Oltre a San Pellegrino, che gestisce dal 2015, QcTerme possiede centri benessere e hotel di lusso a Bormio, Pré Saint Didier, Milano, Torino, Monte Bianco, Roma, Dolomiti e Chamonix.
[Lo scalone d'ingresso del Casinò di San Pellegrino]
Un milione di stranieri in Valle Brembana?
«Così hanno detto: l’intervento di Ingels e il Casinò renderanno San Pellegrino una meta irrinunciabile. Ha presente quello che l’archistar danese sta realizzando a New York? E il nuovo quartier generale di Google progettato a Mountain Wiew, in California? Tenga conto che il Guggenheim di Bilbao attrae qualche milione di visitatori e che Bilbao era una città in cui non ci andava nessuno».
Intanto voi, grazie a un accordo col Comune e con S.P. Resort di Antonio Percassi, a San Pellegrino avete preso in affitto anche il Casinò.
«Era una mia idea fin dall’inizio utilizzare il Casinò come ingresso per le terme. È il punto più suggestivo ed era un peccato che un maestoso edificio liberty, sistemato in maniera meravigliosa, fosse quasi sempre chiuso. Ancora prima di costruire le terme avevo chiesto a Percassi, concessionario della struttura, di poterlo utilizzare. Le cose belle bisogna tenerle aperte, non chiuse».
Ma voi che cosa pensate di farci?
«La nuova reception. Punto. Il Casinò è un gioiello che va trattato con grande cura e attenzione. Ma presto chiunque potrà entrare ad ammirarlo».
A condizione che acceda alla spa.
«No, non sarà aperto solo per i clienti delle terme. Si potrà entrare, accedere al bar, e salire lo scalone monumentale fino al primo piano per mangiare. Lì infatti sposteremo l’area food and beverage, quella che ora è sulla destra dell’attuale reception».
Di fatto il Casinò rinascerà adesso…
«Secondo me, sì. E sarà una scelta di grande successo».
Quando sarà accessibile? Si diceva a ottobre.
«Io spero prima, a maggio o in giugno: di lavori non bisogna farne, è solo una questione di arredi. Se arriveranno i permessi della Soprintendenza, che stiamo chiedendo, prima dell’estate apriremo».
Il Comune si era garantito la disponibilità del Casinò alcuni giorni durante l’anno per convegni ed eventi…
«Sì, quindici giorni, e resteranno. Ma l’anno è fatto di 365 giorni e adesso anche negli altri 350 la gente potrà ammirare tanta bellezza».
Che cosa prevedete dove c’è l’attuale reception?
«Lo spazio esterno antistante la vetrata si trasformerà in area verde, mentre all’interno creeremo un grande giardino d’inverno dove le persone potranno soggiornare: salotti e salottini per incontrarsi, parlare e leggere».
Sono quattro anni e due mesi che avete aperto le terme. Il primo anno avete registrato centomila presenze, l’anno scorso 180 mila. Siete diventati il principale propulsore del rilancio turistico della Valle Brembana.
«Sì, siamo molto contenti. Anche perché le terme sono diventate un’attrazione. Le terme sono un magnete che attrae le persone. Se si fanno delle belle terme, la gente arriva. Ma se si fanno terme bellissime, e col Casinò lo diventeranno, la forza del magnete diventa molto più grande. Richiama le persone vicine, ma anche quelle più lontane».
Una prospettiva entusiasmante.
«Sì, ma il paese di San Pellegrino e tutta la valle si devono organizzare».
Sono stati fatti dei passi in avanti o non ancora?
«Noi costruiamo un albergo perché quelli attuali sono insufficienti. E abbiamo una domanda altissima da clienti che vengono da lontano».
Sta dicendo che la Valle Brembana non vi ha ancora seguito?
«La Valle Brembana aveva una vocazione turistica, ma ha perso la memoria storica: sono passate due generazioni e non c’è più nessuno che crede o investe sul turismo. Si è persa una grande tradizione e ora bisogna recuperarla. In forma moderna, ovviamente, perché oggi ci sono gli Airbnb, i bed and breakfast, gli agriturismi. Per la verità, qualche buon agriturismo c’è, così come qualche Airbnb, ma è ancora troppo poco. Se davvero arriverà un milione di visitatori l’anno, si dovrà pure alloggiarli da qualche parte. Altrimenti guarderanno quello che vogliono vedere e torneranno subito a Bergamo, o addirittura a Milano. Qui le infrastrutture non mancano: ci sono piste ciclabili, sentieri dove fare passeggiate, però gli alloggi sono pochi».
Quindi, secondo lei, Bergamo in futuro oltre che per Città Alta sarà nota per San Pellegrino?
«Sì, e questo porterà un notevole beneficio alla popolazione, perché i visitatori arrivano, mangiano, stanno in albergo, comprano souvenir...».
Il passo successivo sarà il Grand Hotel.
«Non sarà facile. Adesso hanno trovato questa mezza soluzione: servono trentacinque milioni per sistemarlo tutto, ne hanno diciassette e quindi ne mettono a posto metà. In un Paese normale le cose funzionerebbero diversamente: dovrebbe esserci un imprenditore che fa l’investimento globale e un gestore che fa il gestore. Sicuramente però, con il progetto di Big e con il Casinò nel circuito delle terme, oggi potrebbe aver senso anche pensare di gestire l’albergo. Tenendo presente una struttura mastodontica come quella è assolutamente anti-economica e ha costi di gestione pazzeschi solo per tenerla pulita e riscaldarla. Certo, sarebbe un peccato lasciarlo andare: potrebbe essere arrivato il momento per trovare una soluzione anche economicamente vantaggiosa».