Monasteri antichi e spesso dimenticati

Da Borgo Canale a Boccaleone Le case di Santa Chiara a Bergamo

Da Borgo Canale a Boccaleone Le case di Santa Chiara a Bergamo
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La sera di martedì 23 aprile, all’interno del palinsesto della Fiera dei Librai, è stato presento il volume Sui passi di Chiara d’Assisi per le vie di Bergamo, Storia e arte dei monasteri clariani dal Medioevo ad oggi realizzato dalle Sorelle Clarisse di Boccaleone, che hanno commissionato a diversi autori la ricostruzione della loro storia lungo i secoli. Il prossimo 10 maggio, alle ore 20.30, presso la chiesa del monastero avverrà la presentazione di ben due tomi: il primo a cura Maria Teresa Brolis, Paolo Cavalieri, Luigi Airoldi (La corsa del vangelo, le figlie di Santa Chiara in Bergamo dal XII secolo ai nostri giorni, Edizioni Biblioteca Francescana, novembre 2018, 264 pp.) e il secondo, già anticipato in Fiera, a cura di Tosca Rossi e suor Maria Letizia Lazzaroni (Sorelle Clarisse Bergamo, gennaio 2019, 208 pp.), dedicato all’apparato artistico, perduto e presente, che ha caratterizzato i singoli monasteri.

 

 

Entrambe le pubblicazioni sono disponibili per l’acquisto anche presso il monastero di via Lunga a Bergamo con un’offerta minima di quindici euro per ognuno. Lungo i secoli, sono stati diversi i monasteri clariani nella nostra Diocesi, ma seguendo le orme del volume “itinerante" per le vie di Bergamo, in città ne individuiamo ben cinque, che si sono mossi o sono tuttora alacremente attivi, ma in punta di piedi e nel silenzio della clausura.

 

Santa Maria della Carità

Il primo monastero clariano recupera un edificio già esistente nel 1179, occupato dai Frati Minori nel 1230, avendo ricevuto in usufrutto dal Vescovo la chiesetta e l’ospedale di Santa Maria della Carità in Borgo Canale. Se ne ignorano precisamente orientamento e architettura, ma in un documento del 1292 si specificano «edifici, cortile, orti e broli... con un cortiletto e con tre abitazioni private», mentre negli statuti del 1353 si cita un cimitero. L’atto di fondazione del monastero Beate Clare de Pergamo viene stipulato nella Basilica di Sant’Alessandro alla presenza dei Frati Minori e dei canonici della Cattedrale il 14 agosto del 1277. Le Clarisse occuparono i locali in Borgo Canale fino a oltre la metà del 1532, quando a seguito della parziale distruzione dell’edificio furono costrette in buona parte a trasferirsi altrove, fino al definitivo abbandono nel 1556 al termine di tribolate diatribe interne il cenobio.

 

Santa Chiara nova

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Chiesa e monastero vengono eretti nel 1533 grazie alla donazione del nobile Marco Antonio Longhi, figlio di Abbondio Longhi, uomo di fiducia del condottiero Bartolomeo Colleoni. Le fonti citano il «magister Philippus quondam Betini de meris de Valota» come probabile direttore dei lavori di Santa Chiara nova, che dando inizio ai lavori nel mese di gennaio del 1533 edifica entro l’anno il monastero e la chiesa. Dalla data della donazione e della fine dei lavori del nuovo monastero si dovette attendere quasi un secolo prima che si concludesse un nuovo intervento edilizio, teso ad ampliare gli edifici per un numero massimo di 32 monache; i lavori portarono alla realizzazione al pianterreno di un piccolo parlatorio e di una stanza con il forno, al primo piano di un parlatorio grande e al secondo del dormitorio per le converse. Nuovi interventi portarono entro il mese di settembre del 1701 a un nuovo dormitorio, a una lavanderia e alla legnaia. La chiesa, che pare sia rimasta immutata nei secoli, si presenta a navata unica, lunga e stretta, con soffitto a volta, dotata di tre altari di cui uno era il maggiore e con il coro delle monache in controfacciata. Nel 1797 il monastero venne soppresso una prima volta per ospitarvi un ospedale militare e una seconda, definitiva, nel 1803.

 

Santa Maria di Rosate

La tradizione racconta che sia la chiesa che il monastero siano sorti in seguito a delle visioni miracolose e mostruose, che portarono all’adempimento di un voto e alla conversione di alcuni cittadini. L’unica certezza relativamente l’origine del cenobio è che fu Bernardino da Siena, in visita a Bergamo nel 1419 e nel giugno 1422 in qualità di paciere tra guelfi e ghibellini, a invitare le prime monache romite a professar la regola di Chiara, adottata a partire dal 1434, colpito dalla loro santità e grazia. Nuovi interventi datano il 1593 e il 1597, destinati principalmente a realizzare l’orto e il giardino. Nel corso del Seicento l’unico evento strutturale interessa la sacrestia, mentre nel Settecento quasi tutte le attenzioni furono rivolte alla chiesa e interessarono il rifacimento del coro (1705) e della nuova campana (1525), la costruzione del nuovo campanile e l’adeguamento della parete dell’altare maggiore per collocarvi una nuova pala (1747). La soppressione arrivò il 25 aprile 1810, dopo che nel 1807 vi fu istituito un educandato; l’intero complesso venne acquisito dalla Congregazione di Carità, che dette il via ai lavori per riadattarlo a sede di scuole liceali, ginnasiali ed elementari, insediatesi nell’anno scolastico 1815-'16: nacque così l’Imperial Regio Ginnasio Liceale di Bergamo, poi Regio Liceo Ginnasio intitolato a Paolo Sarpi, oggi Liceo Paolo Sarpi, su disegno di Ferdinando Crivelli (Bergamo 1810 - 1855), inaugurato nel 1852.

 

San Giuseppe di Boccaleone (vecchio monastero)

La prima badessa Maria Chiara, all’anagrafe Maria Poloni Astori (Torre Boldone 1787 - Bergamo 1856), utilizzò il lascito dello zio materno, parroco di Boccaleone in Bergamo, per ristrutturare l’abitazione e destinarla alla pubblica Scuola Elementare Femminile di Boccaleone e successivamente al nuovo monastero delle Sorelle Povere di santa Chiara. I lavori iniziarono il 17 settembre 1839 per terminare entro il 1842. Nel giorno della memoria liturgica di Santa Chiara, il 12 agosto 1846, si celebrò il rito della solenne dedicazione della chiesa a San Giuseppe, mentre l’ufficializzazione della clausura giunse due anni dopo. L’erezione canonica del monastero risale al 1847, alla presenza dei funzionari dell’Imperial Regio Governo, del podestà di Bergamo conte Guglielmo Lochis, dello stesso Vescovo Carlo Gritti Morlacchi e con padrini i conti Agliardi di Bergamo della Parrocchia di Sant’Alessandro in Croce. Purtroppo il nuovo monastero avrà vita breve: nel 1964 verrà parzialmente distrutto a causa dell’attuazione del Piano Regolatore Generale Comunale, che prevedeva la costruzione di una nuova strada di circonvallazione (l’attuale SS 470) e del relativo viadotto, proprio in corrispondenza del sito in cui si trovava il monastero. Di nuovo le sorelle Clarisse di Bergamo si ritrovano spodestate dalla loro casa, venduta nel gennaio 1963, le Clarisse acquistarono successivamente un appezzamento di terreno poco distante di circa mq. 11.500, sul quale verrà eretto l’attuale e unico monastero clariano cittadino.

 

San Giuseppe di Boccaleone (nuovo monastero)

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Il nuovo monastero venne inaugurato il 27 settembre 1964 con una cerimonia presieduta da Mons. Pietro Carrara, vicario generale della Diocesi, alla presenza delle autorità civili e della popolazione, che assistette alla suggestiva processione delle monache dal vecchio al nuovo monastero. Il progetto del complesso monastico è dell’ing. Primo Colombo Zefinetti di Bergamo, che si ispirò a quello di Ostenda in Belgio, ideato dall’architetto fiammingo Paul Felix (1913 - 1981): solo mattoni e cemento, oltre a ferro e legno, per rievocare il semplice stile gotico-francescano. Una muraglia racchiude l’intero sito e lo preserva, o per lo meno tenta, dalle arterie che portano al vicino polo fieristico di nuova generazione (2003), all’aeroporto internazionale di Orio al Serio, terzo in Italia per numero di passeggeri, e alle popolose località di Seriate e di Bergamo.

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