Salvate Catremerio, un gioiello della Val Brembilla che sta andando a pezzi
Il borgo, molto noto, era stato recuperato nel 1993, ma adesso ha di nuovo bisogno di un intervento urgente
di Angela Clerici
Ci sono angoli della nostra montagna che hanno mantenuto il volto dei secoli passati e sono preziosi perché sono dei superstiti, sopravvissuti di altre epoche, miracolosamente scampati, fino a noi. Catremerio è uno di questi posti. Si trova sopra Brembilla, può venire raggiunto camminando per due ore lungo la via Taverna che parte dai ponti di Sedrina oppure con una mulattiera da Brembilla (ma anche in auto sia da Brembilla che da Zogno).
Si trova nei pressi di altre frazioni come Sant’Antonio Abbandonato e Castagnola (di Qua e di Là). Sono angoli fuori dal mondo, in mezzo ai boschi. In particolare, Catremerio costituisce un piccolo borgo contadino della montagna, con le case in pietre che risalgono alla fine del Quattrocento, i ballatoi e le scale in legno, la piazzetta selciata con il “risòl”, pietre regolari, piccole, messe come pavimentazione, simili all’acciottolato. All’imbocco del paese una bella fontana con il lavatoio. Le case sono messe quasi in cerchio, come se si difendessero, si sostenessero.
A Catremerio pare vivessero un tempo 250 persone. Oggi sono rimasti in una ventina. Dice una signora che abita nella piazzetta del paesino: «Io sono di Sant’Antonio Abbandonato, mio marito era di Catremerio. Siamo andati emigranti in Svizzera, ma la casa l’abbiamo tenuta e adesso io vivo qua, sono sola. Non è facile stare quassù, siamo in pochi, specialmente d’inverno si avverte la solitudine. Meno male che mio figlio abita poco distante».
La parte iniziale del piccolo paese, verso Sant’Antonio Abbandonato (a trenta minuti a piedi oppure a cinque minuti di auto), è pericolante, ci sono vecchie case i cui ballatoi sono crollati oppure stanno per farlo. Sembra che le case appartengano a famiglie che sono emigrate, tanti anni fa, in Francia. Un degrado forte, che si è accentuato negli ultimi anni. Ci si domanda se il Comune di Brembilla non possa intervenire, anche perché le case pericolanti si affacciano sul viottolo che porta all’interno del paesino, costituendo un rischio per chi passa.
È un peccato, anche perché nel 1993 il borgo era stato oggetto di una sistemazione curata dall’architetto Matteo Invernizzi di Bergamo insieme a dei volontari. In particolare erano state recuperate la bella, rustica piazzetta e il viottolo selciato, con il caratteristico canalino centrale che porta a valle l’acqua di scolo dei tetti.
Si ripete che bisogna salvare la montagna, in particolare sarebbe giusto salvare i gioielli della montagna, comprese queste umili contrade sopravvissute di un altro tempo. Che cosa ne dicono Regione, Comune, Comunità montana?