La valle della biodiversità

Si fa presto a dire basilico Ad Astino ne coltivano 15 tipi

Si fa presto a dire basilico Ad Astino ne coltivano 15 tipi
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Foto ©Bergamopost

 

«Si fa presto a dire basilico, ma non esiste un solo basilico, ce ne sono molte varietà: nell’orto della biodiversità ad Astino ne abbiamo piantate quindici. Ma questo vale per tutte le specie. Siamo abituati a mangiare tre o quattro tipi di pomodori, ma quante sono le varietà? E per il grano è la stessa cosa».

Gabriele Rinaldi parla della Valle della Biodiversità di Astino, parte dell’Orto botanico Lorenzo Rota di cui è direttore. L’orto botanico si trova in Città Alta, rappresenta un punto di riferimento importante per tutti gli appassionati e i curiosi che si interessano di fiori, piante, vegetazione. Dice Rinaldi: «L’orto di Astino è arrivato al suo terzo anno, si tratta di un caso unico fra gli orti botanici italiani perché si occupa del rapporto fra le piante e l’uomo, in particolare riguarda le specie orticole. E c’è un rapporto stretto fra l’orto e la vocazione di questi luoghi che hanno ospitato nei secoli contadini e monaci. Oggi si ripropone una valenza agricola legata a quella culturale».

 

 

L’orto della biodiversità è partito con meno di un ettaro di terreno (un ettaro equivale a quasi un campo da calcio regolamentare), adesso si è passati a circa due ettari, di cui una parte sarà adibita a frutteto. Il progetto è stato presentato e ha ottime probabilità di venire approvato. Dice Rinaldi: «L’intento è culturale: fare conoscere dal vero l’esistenza di tante varietà diverse, di tante specie diverse. Varietà diverse di piante ben conosciute e anche specie meno conosciute, ma tutte legate all’uomo e alla sua alimentazione. Abbiamo piantato duecentocinquanta varietà di cereali. Conosciamo il grano, l’orzo, l’avena, la segale, il mais. Ma in realtà dovremmo parlare dei grani, degli orzi, delle avene...». Duecentocinquanta varietà di cereali. Una ricchezza impressionante, anche perché ogni varietà presenta caratteristiche peculiari sia dal punto di vista delle forme, che dei sapori, che dei valori nutrizionali.

 

 

Continua Rinaldi: «Abbiamo piantato quindici varietà di basilico. Quello che usiamo noi di norma è la varietà genovese, ma ce ne sono molte altre. Per esempio quello napoletano che presenta foglie più grandi, un po’ crespate e ha un sapore più spiccato, mentolato. Un aroma molto fresco. Ma ci sono basilici i cui olii essenziali - di cui sono molto ricchi - hanno virato verso un gusto che sa molto di limone. La biodiversità è un mondo da esplorare, entusiasmante. Anche da riscoprire, per esempio abbiamo seminato vecchie varietà di mais, compreso lo spinato della Val Gandino, lo scagliolo di Carenno. Abbiamo appena messo a dimora l’asparago di Mezzago, del tutto speciale, il grano saraceno di Teglio. A proposito di grano saraceno: non si tratta di una graminacea, ma di uno “pseudo cereale”, come anche la quinoa o l’amaranto. In effetti il nome cereale non è botanico, ma commerciale. E semineremo anche la patata biancona di Esino Lario».

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