Il super prof bergamasco Persico tra i migliori 50 di tutto il mondo
È partito da San Paolo d’Argon per Dubai, dove domenica verrà assegnato il Global Teacher Prize. Ovvero, verrà proclamato il miglior insegnante del mondo per il 2017. Lui, Armando Persico, unico italiano, è nel panel dei 50 finalisti, tra i quali c’è il fortunato vincitore che riceverà un assegno da un milione di dollari messo sul piatto da un miliardario filantropo indiano, Sunny Varkey, figlio di due emigrati che andarono a Dubai per insegnare inglese agli arabi. Oggi Varkey è alla testa di un vero impero nel campo della formazione, la Global Education Management Systems. E in quel ruolo ha sviluppato questo progetto mediaticamente forte anche per ridare importanza alla figura dell’insegnante.
Una scuola speciale (che funziona). Persico è un professore speciale che insegna in una scuola molto speciale: Fondazione Its (Istituto Tecnico Superiore), una delle novità del sistema dell’Istruzione rese possibili con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2008 e frutto di una collaborazione fra pubblico (Provincia, Camera di Commercio) e privato (aziende del territorio). La Fondazione Itsper le nuove tecnologie per il made in Italy ha sede a San Paolo d’Argon ed è nata nel 2010 per costruire insieme a giovani adulti e a oltre 250 aziende partner «un matching vincente tra domanda e offerta», come si legge nel sito della scuola. È, insomma, la risposta italiana alle scuole di specializzazione che da decenni in Europa (con il nome di Fachhochschulen in Germania, di BTS in Francia, di SUP in Svizzera) formano i quadri aziendali. Qui si formano figure specialistiche di alto profilo con il metodo del “learning by doing”: 600 ore tra aula e laboratorio e 400 ore di stage all’anno. La percentuale occupazionale dei diplomati prima del termine del corso, dimostra che la formula funziona: attualmente è infatti all’88 per cento.
Un super professore. Di questo istituto Persico, 50 anni, è l’insegnante bandiera. Tiene il corso di imprenditorialità. Le sue idee sulla funzione dell’insegnante sono chiare: «Incentivare la creatività dei ragazzi, dare una speranza anche ai giovani immigrati, perché è il lavoro che aiuta l'integrazione», ha raccontato lo scorso anno in un’intervista a Repubblica. «Troppi rinunciano a studiare o non trovano un posto, il mio obiettivo è appassionarli allo studio, dando fiducia alle loro idee, creando in classe piccoli imprenditori, inventori. E funziona: gli studenti hanno trovato lavoro grazie al rapporto con le imprese e rinnovato aziende grazie alle loro idee».
Allievi di successo. Persico è arrivato a essere finalista, dopo una selezione che ha preso in considerazione ben 20mila profili arrivati da ogni angolo del mondo. A decidere in suo favore sono dei parametri oggettivi, che non riguardano lui ma i suoi allievi: i tanti premi che hanno ricevuto ricevuti a livello europeo e il fatto che il 20 per cento di loro gestisca imprese che hanno creato brevetti vari e 800 posti di lavoro. Lui è orgoglioso di questo curriculum: «Confermo che il 20 per cento dei miei 450 alunni ha creato imprese che danno lavoro a 800 persone. Hanno vinto 16 premi europei e altri nazionali: chi ha aperto un negozio di succhi di frutta e cibo biologico, chi ha rilanciato il ristorante cinese dei genitori».
Domenica si saprà se è lui il miglior insegnante del mondo. Nel caso ha già annunciato come spenderà i soldi del premio: «Vorrei che andassero a scuole che fanno corsi, dall'idraulico al parrucchiere, dal cuoco all'assistente per anziani, in modo da offrire servizi di prima necessità a prezzi accessibili a chi non se li può permettere».