Il terremoto, il diluvio e la Dea

Una giornata da ricordare. Per il risultato, certo, ma anche per la compagnia, una splendida mangiata tipica abruzzese, il terremoto, la pioggia battente, l’amicizia, i sorrisi e molto, molto altro. I tifosi atalantini che hanno seguito la Dea a Pescara sono stati circa una trentina, sono arrivati in Abruzzo sia in aereo che in treno e in auto, ma la giornata dei “trasferisti Ryanair” ha rappresentato qualcosa di veramente particolare.
Lissa, Marco e gli altri 15 della comitiva. I primi a partire alla volta di Pescara sono stati 17 appassionati che si sono imbarcati sul volo Ryanair in partenza da Bergamo alle 8.10 di mercoledì. La sveglia è suonata alle 5.30 per quasi tutti, del gruppo facevano parte tifosi della Val Seriana, della Val Brembana ma anche della città e della Bassa. Giovani e meno giovani, donne e uomini, mamme e figli e papà con figlio e nipote. Tutti sullo stesso volo, tutti con un obiettivo comune: passare una bella giornata al mare e stare vicini alla Dea. Una volta giunti in Abruzzo, i tifosi atalantini si sono sistemati in un paio di hotel fronte spiaggia vicino allo stadio. Nulla di trascendentale, gestione casereccia, ma dal punto di vista logistico una scelta azzeccata da parte di chi prepara le trasferte sportivo-culinarie con dovizia di particolari. Un esempio? Auto noleggiate in anticipo per muoversi in libertà e ricerca frenetica per un pranzo tipo che ha coinvolto amici che hanno dato consigli sia da Bergamo che da Pescara.












Mangiata top da Margherita. La scelta per il pranzo (a pancia piena si tifa meglio e si sorride di più) è ricaduta su un agriturismo della provincia, a mezz’ora di macchina circa dallo stadio di Pescara. “Da Margherita”, questo il nome del locale, ha riservato per gli amici orobici una sala dedicata e un menu da applausi composto da: antipasto (gnocco fritto locale, salumi e verdure di stagione), pasta alla mugnaia, ravioli di ricotta e funghi, grigliata mista, arrosticini, dolce, caffè e ammazzacaffè. A soli 20 euro, i tifosi atalantini presenti hanno mangiato e bevuto (ottimo il Montepulciano della casa) fino alle 15.30. Dopo un paio di selfie-ricordo, il gruppo ha fatto ritorno a Pescara attendendo la partita con una bella passeggiata pomeridiana sotto il cielo plumbeo. Qualcuno ha optato per il centro, altri si sono dedicati alla stupenda passeggiata rialzata sul mare e la fotografia sulla sabbia è arrivata quasi automaticamente.
















Il terremoto, la pioggia e la vittoria. Allo stadio la partita è stata molto positiva, la squadra ha vinto bene grazie al gol di Caldara (concittadino di Lissa e Marco), ma nel contesto di una serata da incorniciare sono due gli aspetti negativi da sottolineare. Innanzitutto il terremoto: la scossa è stata avvertita nitidamente anche nello spicchio di Curva riservato ai bergamaschi, ma quei 20 secondi di sussulti vissuti attorno alla mezz’ora hanno colpito davvero tutti. Subito dopo la ripresa delle ostilità da parte del direttore di gara (che ha sospeso la gara per circa due minuti), sull’impianto abruzzese si è abbattuto un nubifragio d’altri tempi e i bergamaschi si sono completamente inzuppati, da capo a piedi. Se considerate che la macchina del caffè era pure guasta e le possibilità di bere qualcosa di caldo erano ridotte al lumicino, capite bene che non è stata proprio una passeggiata. Al 60’, quando è arrivato il gol vincente, il boato dei circa 30 orobici presenti (oltre al “gruppo Ryanair” sono arrivate anche due auto e alcuni tifosi in treno) si è sentito distintamente.
La maglia al Demetrio e la notte in bianco. Fino alla fine la squadra ha tenuto e dopo il fischio di chiusura dell'arbitro Guida, mentre i padroni di casa lasciavano mestamente lo stadio, i giocatori atalantini sono andati sotto il settore ospite a salutare i tifosi presenti. C'è chi, come l'uomo del match Caldara, ha anche lanciato la maglia. Quella di Gagliardini è stata presa da Demetro Tasca, tifoso delle Tigri di Parre, che ha strappato il prezioso ricordo a Marco del “Chei de la Coriera” grazie al suo ombrello. «L’ho spaccato in 3 pezzi, ma ne valeva la pena» ha poi raccontato fiero a tarda sera. Rientrati in albergo felici per la vittoria ma con il tarlo del terremoto ancora in testa, qualcuno è andato subito a dormire mentre altri (come Fabio), non hanno letteralmente chiuso occhio attendendo le 4.30 del mattino di giovedì (ora fissata per la sveglia e la partenza per il rientro a Bergamo) sul divano all’ingresso posto al piano terra: di dormire al quarto piano dopo le scosse non se ne parlava neanche. Tornati a casa, la voglia di vedere la Dea in campo contro il Genoa è già alle stelle, ma l’1-0 firmato Caldara, chi era all’Adriatico, se lo ricorderà per molto tempo.