A San Paolo d'Argon

Un classico e una chicca, due vini per raccontare l'eccellenza Pecis

Un classico e una chicca, due vini per raccontare l'eccellenza Pecis
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La nebbia di questi ultimi giorni è arrivata con tempismo perfetto a ricordarci che, a discapito del meteo clemente dei giorni passati, siamo ormai a novembre inoltrato e questi sono proprio i giorni di San Martino. A ricordarcelo non è solo (per fortuna) la nebbia, ma anche il luccichio rosato del vino che abbiamo nel bicchiere: Quadrifoglio Rosè Brut Metodo Classico, prodotto bandiera e ultimo nato della cantina Angelo Pecis, una delle dieci realtà bergamasche incluse nella Guida Veronelli 2016 presentata proprio pochi giorni fa. Con questo vino vi offriamo un assaggio di quello che si è svolto durante tutta la giornata di domenica. Pecis, assieme ad altre realtà vitivinicole della Valcalepio, ha infatti accolto appassionati e non, per l'iniziativa Cantine aperte a San Martino.

 

Quadrifoglio Rosè Brut Metodo Classico

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Il nome, dedicato alla moglie. L’occasione è allora buona per raccontare una cantina da trent’anni fiore all'occhiello nella produzione bergamasca, proprio attraverso la sua ultima creazione: il Quadrifoglio, nato per la prima volta con vendemmia del 2012. Per seguire la tradizione, Angelo, alla guida della cantina fondata dal padre, dopo aver dedicato due vini della gamma Pecis, il Brut Maximus e il Moscato Giallo Laurenzio, rispettivamente ai due figli Massimo e Lorenzo, ha aspettato di avere un prodotto all'altezza da dedicare alla moglie Marialaura: il nome Quadrifoglio fa infatti riferimento all’abitudine di Marialaura di raccogliere quadrifogli, come recita la poesia riportata sulla brochure che racconta il prodotto.

Le caratteristiche. La brillantezza così spiccata di questo vino è dovuta al perlage di bollicine minute che continuano instancabili a salire lungo il bicchiere. Ha un bel colore rosato scuro che sfuma al rubino. Profuma di frutta, specialmente quella tropicale, e di agrumi, quasi che sembra di stare in Costiera. In bocca regala una grande freschezza, la stessa che potreste percepire quando bevete un bel bicchiere di acqua fresca in una torrida giornata d’estate. È poi secco e lascia sul finale una nota sapida persistente.

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Azienda Agricola
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Il vitigno, l’Imbergherm. Il quadrifoglio è un fiore insolito da trovare tra macchie di trifogli, come il Franconia, vitigno con cui questo è vino è fatto, lo è tra le molteplici tipologie di viti. Angelo è preparatissimo sulla storia e le caratteristiche di questo vitigno. Arrivato in terra bergamasca durante la dominazione austriaca dell’Ottocento, si è adattato perfettamente al territorio tanto che negli anni il nome tedesco di questo vino è stato volgarizzato nel bergamasco Imberghem. Dei cinque ettari vitati di proprietà dell’azienda, una fetta importante è dedicata a questo vitigno, che ritroviamo in diverse bottiglie della cantina.

«All’inizio mio papà aveva deciso di piantarlo quasi per gioco. Era la vite dei contadini, rigogliosa e facile da crescere», racconta Angelo, «Poi con gli anni di lavoro abbiamo capito che questa non è un’uva povera, e che, se coltivata con le dovute attenzioni, ha molto da dare e può essere trattata con diverse modalità: lo vinifichiamo in purezza per un vino da pasto di pronta beva, l’Imberghem Terre del Colleoni; lo abbiamo fatto appassire e riposare poi in botte con l’idea di aggiungerlo ad altre IGT prodotte; e infine abbiamo provato a fare un rosato che si è rivelato unico e davvero piacevole. Fuori da Bergamo il Franconia è vinificato solo da un produttore del goriziano. In fondo questo è un vero e proprio patrimonio della nostra terra, va protetto e promosso. Valorizzare il Franconia è un modo di valorizzare l’intero territorio della bergamasca». Come dargli torto.

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La cantina e le etichette. La chiacchierata prosegue mentre Angelo ci mostra con orgoglio gli angoli più nascosti della sua cantina ordinata e funzionale, dove ogni spazio è disposto con criterio. Angelo è ingegnere e l’impronta razionale è davvero evidente. Nell’area dedicata all’appassimento le cassette, ancora piene di bellissimi grappoli di moscato giallo, sono disposte perfettamente allineate, niente è fuori posto, tutto trasuda cura meticolosa. Ne deduciamo che l’anima più estroversa della famiglia è Marialaura. E la sua impronta artistica si ritrova nelle etichette e nella scelta di dedicare poesie e storie illustrate per raccontare molti dei vini della produzione.

 

Valcalepio Riserva Rosso Della Pezia

valcalepio_rosso_doc_riserva_rosso_della_pezia Imberghem Pietro

E a questo proposito vale la pena dedicare anche qualche riga al Valcalepio Riserva Rosso Della Pezia, un classico della produzione. “Rosso” indica sì il colore del vino, ma in realtà non è altro che il nomignolo dato al capostipite degli antenati di Angelo, come Pezia era il nome originale della famiglia, poi volgarizzato in Pecis. L’etichetta riporta lo stemma della famiglia dove troneggia un albero. «Al nome della famiglia Della Pezia è sempre affiancata l’immagine di un albero», racconta Angelo. Ed ecco come la bottiglia stessa diventa il simbolo della nuova generazione di questa antica famiglia.

Andiamo al vino. Il colore rispecchia quello di un qualsiasi Valcalepio rosso, un rubino intenso; intenso è anche il profumo: di marmellata, di spezie piccanti con un accenno di liquirizia. Quello che stupisce è il corpo di questo vino, davvero importante, scalda il palato e il cuore!

Se siamo riusciti a ingolosirvi, vi consigliamo di visitare il sito internet dell’azienda o di chiamare direttamente in cantina per un assaggio: l’accoglienza calorosa di Angelo e Marialaura è garantita!
Vini degustati:

  • Quadrifoglio Rosè Metodo Classico, 2012, prezzo in cantina: 12 €. Provalo con: risotti, preparazioni a base di pesce, carni bianche.
  • Rosso Della Pezia, Valcalepio Rosso Riserva DOC, 2007, prezzo in cantina: 11 €. Provalo con: brasati e carni rosse saporite.
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