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3B Meteo, cioè l'azienda orobica dove batte il cuore delle previsioni

3B Meteo, cioè l'azienda orobica dove batte il cuore delle previsioni
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La gran parte della gente comune ha apprezzato l’idea di poter passeggiare in abiti estivi sotto il sole vivido dello scorso insolito ottobre, prima che la pioggia venisse a reclamare il suo autunno. Qualcun altro, invece, lo ha trovato «deprimente». Si tratta di Massimo Bettinelli e Sergio Brivio, soci di 3B Meteo, che da anni si rinchiudono nella stazione di rilevamento di Ponte San Pietro per prevedere il cambio degli umori atmosferici, e attendere con pazienza che un temporale giunga a scuotere la loro quotidianità.

Qual è il vostro concetto di bella giornata?
«Una giornata in cui ci sia un acquazzone. Sia a livello di business, perché se il tempo è sereno nessuno controlla il nostro meteo; ma anche a livello interiore, perché fare previsioni col sole non dà soddisfazioni, è triste. Un temporale regala sorprese molto più interessanti».

Per esempio?
«L’imprevedibilità, il fascino del cambiamento che porta a una nevicata, un acquazzone. Quando ne vedo uno sono contento. C’è chi li va a rincorrere tra i ragazzi che lavorano nella nostra redazione. E per tre anni di fila abbiamo fatto il Tornado Tour: a fine maggio, si andava in America, nelle Grandi Pianure, per seguire i tornado. La paura in quei casi non c’è, lascia spazio solo all’adrenalina data dalla natura».

 

 

È questa la passione che vi ha convinti a fondare Meteo Solution, alias 3B Meteo?
«Esatto. Poco tempo dopo la nostra conoscenza abbiamo pensato di creare il sito, era il 1999. All’inizio era totalmente amatoriale, lo guardavamo noi e altri quattro gatti. Poi gradualmente ha preso piede».

Il nome come lo avete scelto?
«Per via delle iniziali dei nostri cognomi. Oltre a noi due, Bettinelli e Brivio, c’era inizialmente anche Lorenzo Badellino. Il nome è nato per gioco. La scelta di quel «3» davanti ci ha facilitato nei criteri di ricerca, che inizialmente avvantaggiavano i numeri. Poi è diventato un problema, perché era difficile da comunicare senza fraintendimenti. Nel momento in cui però si è sedimentato, è diventato un brand forte, largamente differenziato rispetto agli altri siti che mancano di personalizzazione».

A proposito di competizione. Puntate a diventare i migliori in Italia?
«Lo siamo già. Il Meteo è il nostro maggior competitor, soprattutto a livello di app, perché loro l’hanno lanciata subito, mentre noi siamo arrivati un paio di anni in ritardo. Ci stiamo trascinando dietro ancora questo gap, ma negli anni abbiamo attuato una serie di scelte azzeccate che ci hanno permesso di ottenere numeri più alti. Oggi, tra sito e applicazione, facciamo quasi due milioni di utenti unici al giorno, nei periodi di picco».

 

 

E come siete riusciti ad avere questi risultati?
«Diventando veloci e accurati nella previsione. Abbiamo la redazione meteo più grande d’Italia, con quindici meteorologi certificati. Se la previsione esce da qui è scontato che si tratterà di un’analisi con tutti i crismi, elaborata in modo scientifico, e curata da un uomo che se ne occuperà personalmente. I nuovi utenti, del resto, si attirano semplicemente facendo le previsioni giuste e attuando una buona comunicazione».

Com’è il lavoro quotidiano di un meteorologo?
«L’attività inizia alle 7 della mattina, in caso di maltempo anche prima. Si scaricano i modelli e si inizia l’attività di previsione. Durante l’arco della giornata si seguono i successivi aggiornamenti dei modelli, i cambiamenti a brevissima scadenza. Si cerca di monitorare l’evoluzione di ogni previsione per far sì che anche su breve termine, sia la più corretta possibile».

E qual è il periodo in cui lavorate di più?
«Il traffico varia molto in funzione del periodo dell’anno e delle condizioni meteo. Si passa da momenti come quello attuale di calma piatta, in cui la gente non esce, non ci sono vacanze, non fa né caldo né freddo. A periodi in cui piove o nevica, o ad altri ancora - soprattutto estivi - in cui le persone sono continuamente in mobilità. Quelli sono per noi i momenti di alta stagione a livello di click».

 

 

Vi capita ancora di sbagliare?
«Certo. L’errore ci sarà sempre, chissà ancora per quanti decenni. Da quando è subentrato internet ci sono stati sensibili margini di miglioramento, ma c’è ancora tanta strada da fare. La previsione perfetta non ci sarà probabilmente mai. In Italia, soprattutto».

In che senso? Esiste una graduatoria tra le nazioni a livello di previsioni meteo?
«Ti faccio un esempio: in Germania le perturbazioni sono più omogenee e di conseguenza le previsioni risulteranno essere più affidabili. L’Italia è tra i Paesi peggiori al mondo dove fare previsioni, perché sul suo territorio giocano tante variabili diverse. Si devono fare i conti con la presenza del mare, con l’orografia rappresentata da Alpi e Appennini. Inoltre è un paese vicino all’Africa, che è un’area poco parametrizzata dai modelli, e che possiede pochissime stazioni di rilevamento. Tutti elementi che contribuiscono ad aumentare l’imprevedibilità. Nel nostro Paese, comunque, è anche una questione culturale».

Spiegatevi meglio.
«Gli italiani credono che fare previsioni sia un’attività molto legata all’approssimazione. C’è ancora parecchio scetticismo, tante persone fanno fatica a credere che se il meteo dà pioggia, pioverà realmente. Anche se la situazione non è omogenea. Per esempio, siamo riusciti a diventare molto più agilmente un punto di riferimento per gli utenti del Nord piuttosto che per quelli del Sud».

 

 

Come pensate di recuperare?
«Ci vuole tempo per far capire alla gente quale sia il sito più affidabile per la lettura del meteo, ma i risultati pian piano arrivano».

E nel frattempo, come vi guadagnate da vivere?
«Guadagniamo attraverso la pubblicità. Vendiamo anche servizi, certo, ma l’80 per cento del nostro fatturato è garantito dagli sponsor. I più grossi clienti sono Autostrade per l’Italia, Rete ferroviaria italiana, Sky, Comune di Milano, di Bergamo. Inoltre abbiamo televisioni private, giornali, diverse radio, tra cui Radio24. Per il 2017 l’obiettivo è quello di arrivare a un fatturato di 5 milioni di euro».

Come si arriva a lavorare per voi?
«Tra il nostro personale ci sono ragazzi laureati in fisica dell’atmosfera, in ingegneria ambientale, in ingegneria aerospaziale, in tecnologia dell’ambiente. Non sono lauree molto gettonate, perché solitamente uno studente preferisce dedicarsi all’aspetto pratico della fisica».

Da dove vengono i ragazzi che lavorano qui?
«Da tutta Italia. Le previsioni possono essere fatte da tutto il mondo, ma sono molto più performanti se sono fatta da chi conosce il territorio. Soltanto il 20 per cento è lombardo. Il resto è invece una copertura capillare delle regioni italiane. Questo permette di avere un uomo che interviene nelle previsioni conoscendo il territorio di cui sta parlando».

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