Un oro e tre argenti

Come sono andati i bergamaschi alle Paralimpiadi di Rio 2016

Come sono andati i bergamaschi alle Paralimpiadi di Rio 2016
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Cosa resta di queste Paralimpiadi? Se fate i pignoli: 39 medaglie (10 d’oro, 14 d’argento, 15 di bronzo) e nono posto in classifica generale. Dopo 44 anni il nostro Paese è tra le prime dieci del mondo. Un successo. Ma è anche più di così. Resta la voce di Oney Tapia che canta in diretta tv, il sorriso di Martina Caironi avvolta nel Tricolore, quello sguardo scintillante di Rolly Simonelli, il Robin Hood dall'accento bergamasco. Restano la fatica e la volontà, la gioia e la speranza. Restano i campioni di casa nostra, fratelli (e sorelle) d'Italia.

 

MARTINA CAIRONI
Oro nei 100m e argento nel salto in lungo

Magari anche noi di BergamoPost le abbiamo regalato un briciolo (briciolino) di fortuna. Martina l'avevamo intervistata proprio pochissime ore prima della cerimonia di inaugurazione a Rio, e le avevamo dato l'in bocca al lupo. Se ne torna dalla spedizione paralimpica con due medaglie al collo. Una è d'argento, ed è quella nel salto in lungo. Ma è quell'altra che pesa come un macigno e ha un significato profondo: l'oro nei 100m. «Questa medaglia d’oro significa tanto per le persone che mi seguono. Oggi so che posso cambiare una piccola porzione del mondo», ha detto Martina. Già, lei che aveva perso la gamba nel 2007 dopo un incidente in motorino e poi era tornata a stringere i denti, a vincere a Londra 2012, a portare la bandiera italiana. «Stavo per perdere la protesi, per questo ho rallentato, volevo controllare dove fosse la tedesca e se stesse per arrivare. Il successo? Sono emozioni incredibili quelle che sto provando in questo momento».

 

ALBERTO "ROLLY" SIMONELLI
Argento nel tiro con l'arco

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Un punto, uno solo, e sarebbe stato oro. Ma alla fine Alberto Simonelli, "Rolly" come lo chiamano gli amici di Gorlago, un argento lo ha portato a casa. L'oro lo ha vinto l'americano Shelby. Simonelli aveva già conquistato il secondo posto nel 2008 a Pechino. Dopo aver vinto ai sedicesimi con il kazako Medvedev per 137 a 121, l’atleta bergamasco ha incontrato ed eliminato il britannico Hall (143-136) ai quarti e il cinese Ai (146-144) in semifinale. Campione europeo e vicecampione del mondo in carica, Simonelli avrebbe meritato anche il successo ai Giochi.

 

ONEY TAPIA
Argento nel lancio del disco

Si è presentato con la mascherina sugli occhi disegnata dalle figlie. Una canzone dei Modà e un'altra di Tiziano Ferro cantate davanti alle telecamere, perché gli andava. Mentre tutto il mondo girava, Oney Tapia era felice e noi con lui. Le immagini del suo argento nel lancio del disco hanno fatto il giro del mondo, e ovviamente dei cuori. Oney è uno dei simboli di queste Paralimpiadi. Nato a Cuba ma residente a Bergamo, Oney è uno degli eroi di Rio 2016. «Sinceramente non farei a cambio con uno che ci vede. Ormai ho visto tutto quello che c'era da vedere e credo che questa esperienza mi stia arricchendo», ha detto. Perse la vista nel 2011 dopo un incidente sul lavoro. Oney era arrivato in Italia ingaggiato da una squadra di baseball. Poi ha scoperto il rugby. Ma per guadagnarsi da vivere né l'uno né l'altro sport gli bastavano. Così si era messo a fare il giardiniere. Mentre era su un albero venne colpito da un ramo che gli ha danneggiato irreversibilmente i centri nervosi. Durissima, all'inizio. «Poi ho cercato di calarmi in questa nuova realtà», ha detto. Con il Goalball, una disciplina nata dopo la Seconda guerra mondiale per la riabilitazione dei reduci. Prima campione italiano con la Omero Bergamo, Oney arriva anche in nazionale e al terzo posto agli Europei del 2013. Tutto ciò prima di scoprire il lancio del disco che gli ha regalato la medaglia ai Giochi Paralimpici in Brasile.

 

MARCO GUALANDRIS
Sesto posto nella vela classe Skud18

In coppia con Marta Zanetti, Marco Gualadris, bergamasco, ha chiuso l'esperienza a Rio con un sesto posto comunque importante. I due volevano una medaglia, ma qualcosa è andato storto nonostante le ottime regate. Ci hanno provato fino alla fine, ma il podio a un certo punto è stato irraggiungibile.

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