Da Cece e Simo in via IV novembre Un angolino di bontà introvabili
Il buon gusto non manca di certo in questo ormai celebre ristorantino della città. Tanto consigliato e tanto nominato quando capita di chiedere un’idea per passare una serata nel posto giusto: elegante ma sempre alla mano, ricercato ma mai stravagante. Insomma, se cercate un angolino tranquillo dove mangiare (e bere) bene senza spendere una follia, lo troverete da Cece e Simo in via IV novembre. Se non ci siete ancora stati vale la pena di farci un salto.
Cesare e Simone, per tutti - ma proprio tutti - Cece e Simo, si sono conosciuti da cuochi qualche anno fa, dietro a fornelli di un noto locale bergamasco e, tra pentole e padelle, condividendo la passione per la cucina e le cose buone è nata una grande amicizia. Un affiatamento che si è trasformato in una vera relazione professionale, quando nel 2001 hanno deciso che erano grandi abbastanza per dire la loro in città, convinti che la professionalità, l’esperienza e l’innato amore per il buon cibo li avrebbero guidati nella giusta direzione. E così è stato.
Il menu, una ristorazione emozionale. Il menù è un quaderno di scuola: appuntato, pasticciato, corretto. Il carattere divertente, che ricorda la calligrafia di uno scolaretto, lascia subito intuire che i due protagonisti non si prendono troppo sul serio, anche se la scelta della materia prima e la volontà di mettere in scena una ristorazione emozionale e del buon ricordo sono valori intoccabili. Qui si viene anche, o forse soprattutto, per mangiare la carne buona, il taglio giusto preparato alla griglia a regola d’arte. Non solo, la tartare di manzo, preparata davanti al cliente e con i giusti ingredienti e, soprattutto, con taglio appropriato, è una delle specialità della casa a cui difficilmente si resiste.
Una chicca: gli Introvabili. Ma la vera sorpresa, sfogliando la carta che raccoglie piatti gustosi e focaccine di preparate con lievito madre sono i cosiddetti Introvabili. Il nome, più che azzeccato, si riferisce a un menù di frattaglie (veramente completo!), che è un richiamo irresistibile per gli appassionati del genere. E non si parla solo della scaloppa di fegato al burro e salvia o della trippa, che qualche volta capita ancora di incontrare nelle trattorie, ma di vere prelibatezze gourmet come il rognoncino di vitello trifolato e le animelle al burro. Per chi volesse osare un po’ di più, da assaggiare la cotoletta di cervello e - perché no - per i davvero coraggiosi, le palle di toro fritte!
Accanto ai tagli poveri c’è anche qualche particolarità: le lumache trifolate e le coscette di rana in salsa dolce forte. Vere rarità. Pure i primi sono sfiziosissimi: oltre ai risotti eccellenti, vi conviene assaggiare le tagliatelle di tumminia a scavatura, una delle semole storiche più ricercate, grigiastra, con basso contenuto di glutine e alto valore proteico, oltre che ricca di oligoelementi presenti nel germe.
Non solo ristorante. Cece e Simo è diventato in poco tempo un punto di riferimento per gli amanti del buon mangiare e dello stare bene a tavola, e oggi i due protagonisti si dividono tra la sala e la ricerca delle materie prime, mentre la direzione della cucina è affidata allo chef Filippo Cammarata. Sempre affollatissimo, sia a pranzo che a cena, accoglie, di tanto in tanto, anche qualche cliente prestigioso. Dal 2006, il ristorante si è fatto anche B&B, con qualche camera al piano superiore, per garantire un’ospitalità a trecentosessanta gradi, che ormai prevede anche un consolidato sistema di catering per matrimoni ed eventi che trova nel castello di Clanezzo la sua location stabile.
La cantina, un gioiellino. Quando c’è la passione c’è tutto, ma in questo caso non manca nemmeno la capacità pratica e manuale di costruire da sé una parte del locale, una delle più importanti: parliamo naturalmente della cantina. Scaffalature in metallo dal pavimento fino alla parete accolgono le bottiglie in un ambiente ad atmosfera controllata, il tutto racchiuso fra vetrate che ricordano una serra affacciata sulla sala grande del ristorante. Qui riposa uno collezione notevole che privilegia su tutto i rossi e in particolare i Piemontesi. Il tavolino in legno, l’unico, preparato tra le bottiglie e appartato, è di sicuro charme e raccomandabile per le serate romantiche, specialmente quando le temperatura si alzano e la frescura della cantina garantisce una cena ancora più piacevole!