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Dolce fallire, la musica made in Bg dei Pinguini Tattici Nucleari

Dolce fallire, la musica made in Bg dei Pinguini Tattici Nucleari
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Foto in copertina di Marco Ravelli.

 

Un disco dei Pinguini Tattici Nucleari è una gita a Venezia: vicoli, ponticelli, scalette, cortili nascosti, la suggestione di una città sull'acqua. Per un attimo, ogni volta, si ha l'impressione di potercisi perdere. Ma chi conosce Venezia sa che prima o poi, in un modo o nell'altro, in Piazza San Marco ci si arriva. Non sempre si sa come. D'altronde è bello perdersi, se si ha la certezza di potersi ritrovare. E quindi si gode: vicoli di ghiribizzi armonici e immagini che scorrono come nella bobina di uno di quei film di cui si dice: «lo devo rivedere per capirlo meglio», mitragliate di suggestioni in una guerra che si spiega solo nella battaglia finale. La battaglia di Piazza San Marco: esplosioni pop, ritornelli virali, slogan esistenziali. Tattici e nucleari. E al centro della piazza ci sono loro: menestrelli irriverenti e scherzosi, giocolieri della parola e della musica. Cantano il mondo e la sua parodia. E di cosa hanno bisogno le nuove generazioni se non di sorridere amaramente del mondo?

Fare musica significa anche essere il direttore di un'orchestra di sbandati, specie quando si è giovani. Questa forse è la chiave del loro successo: prendersi sul serio senza prendersi sul serio. Del resto il progetto nacque come cover band delle canzoni di chiesa in chiave metal, prese il nome da una birra ad alta gradazione alcolica ed era poco più che un'acne giovanile. Riccardo Zanotti, genio di provincia che è inciampato nella musica trovando uno scatolone di dischi durante una gita in skateboard (se Maometto non va alla montagna...), allora era il batterista. A 20 anni il genio di provincia ha preso in mano il microfono, si è spostato in città (vive e studia a Londra) e si è circondato di grandi musicisti.

 

 

Due dischi, due capolavori. Il terzo in fase di gestazione, al Suonovivo di Redona, previsto per questa primavera. Diciottomila fan su Facebook, quasi un milione di views sul canale YouTube, settemila euro raccolti in poco più di un mese di campagna crowdfunding, concerti in tutta la penisola senza nemmeno avere un'agenzia di booking. Niente male per uno di provincia. Con lui, dicevamo, cinque grandi musicisti: Elio, Simone, Matteo, Nicola e Lorenzo, e un fonico che li segue ovunque, Marco Ravelli. Abbiamo parlato con Elio Biffi, tastierista e corista della band, che ci ha aperto le porte dell'Antartide Tattico Nucleare.

Come va con il nuovo disco, Gioventù Brucata?
«Molto bene, abbiamo finito le batterie, i bassi e le chitarre. Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto fino ad ora. Stiamo cercando di curare ogni dettaglio, prendendoci il tempo che ci serve. Il disco avrà una decina di brani, e come sempre esploreremo molti generi diversi. Contiamo di averlo questa primavera, avrete presto notizie».

 

 

Questo eclettismo può essere accusabile di “immaturità ” e di “mancanza di identità”. Cosa risponderesti a un'accusa di questo tipo?
«Se vuoi una risposta terra terra, ti dico che a noi piace suonare tantissima roba, e non ci siamo mai posti problemi di genere, anche perché il filo rosso dei nostri dischi secondo me sta nell'approccio, nel modo di cantare di Rik (Riccardo Zanotti, ndr), nei testi e nel fatto che tutte le nostre canzoni provengano da un'unica mente, quella di Riccardo, che scrive e compone tutto quello che sentite nei dischi. E poi nella nostra epoca è impossibile trovare un'integrità persino come individui, figuriamoci con la musica. Questo forse è un modo diverso di essere “maturi”, ma probabilmente è l'unico che ci è rimasto nel 2017. Ma questa è un'altra storia...».

Si associa il vostro nome alla scena Indie: come vi percepite all'interno di questa scena?
«Ci siamo finiti dentro, e ci troviamo bene. L'indie non è un genere ma un movimento di persone che tra l'altro sta trovando molto spazio anche a livello radiofonico, ed è un bene che si possano raggiungere certi risultati avendo la più totale libertà artistica».

 

 

Avete mai pensato a un'etichetta?
«Siamo stati contattati qualche volta, ma ci hanno sempre trattato un po' ambiguamente e abbiamo sempre preferito fare da soli. Però per il nuovo disco stiamo considerando delle agenzie di distribuzione. Sarebbe bello avere i dischi nei negozi, per capirci. Ma vedremo».

Parlaci del crowdfunding.
«Una cosa molto bella. A noi ha permesso di avere un budget molto più alto del previsto per registrare il nuovo album, ed è un modo straordinario di rendere il pubblico parte attiva nella gestazione di un disco».

Secondo te, si può parlare di scena bergamasca?
«Si può dire che a Bergamo c'è molta gente che suona bene. Ma non c'è un filo conduttore tra le scelte delle varie band tale da poter parlare di “scena”».

Come va fuori dalla città? E in città?
«Fuori Bergamo c'è tanta gente che ci segue, ed è sempre molto gratificante. Noi siamo orgogliosamente bergamaschi, e la risposta che riceviamo qui è ineguagliabile altrove, però musicalmente è inevitabile per un bergamasco dover uscire dalla città: i grandi centri sono altri».

 

 

Dove ci vediamo?
«Il 24 Aprile suoneremo al Supernova di Genova con Brunori e Canova. Non vediamo l'ora. Su Facebook comunque trovate tutto quanto!».

Cosa significa per voi fare musica?
«Come abbiamo sempre detto, la musica per noi è un riscatto, è il nostro modo di rivalerci sulla vita che ci ha fatti brutti e sfigati. La musica dei Pinguini Tattici Nucleari è come il ragazzino delle medie sfottuto da tutti che un giorno decide di affrontare i bulli e riprendersi la merenda. Ovviamente non ci riesce ed i bulli lo attaccano per le mutande all'appendiabiti. La nostra musica è un costante fallire, ma molto dolce».

Una domanda che nessuno vi ha mai fatto e che vorreste vi facessero.
«Fortunatamente nessuno ha mai notato che la calvizie è un problema per gran parte di noi. Ma temo sia solo questione di tempo».

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