Proprio davanti alla GAMeC

La Galleria Traffic in via S. Tomaso Così underground e concettuale

La Galleria Traffic in via S. Tomaso Così underground e concettuale
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La Traffic ha aperto i battenti nel 2007, in via San Tomaso, proprio davanti alla GAMeC. Quale miglior posto per una galleria d'arte, verrebbe da dire, circondata dalle grandi istituzioni pubbliche dell'arte bergamasca e da altri spazi dedicati al settore, in quella che potremmo definire la via dell'arte della città. Così, vuoi per la posizione, vuoi per la tenacia del proprietario Roberto Ratti e vuoi anche per un pizzico di fortuna, da un po' di tempo la Traffic si è ampliata, integrando gli spazi dei locali adiacenti, e si è ritagliata un suo preciso settore all'interno dell'offerta bergamasca.

Underground e concettuale. Il binomio sembra un po' cacofonico, ma in realtà racchiude bene l'atmosfera delle opere proposte e il clima che muove le scelte della Galleria. Tutto nasce mentre Roberto frequenta il terzo anno di università a Milano. In quell'occasione, partecipa a un modulo di progettazione dedicato all'arte contemporanea tenuto, tra gli altri, dall'artista Alberto Garutti e dall'architetto Bruno Vaerini. Il corso si trasforma in una folgorazione e il futuro da architetto si fa sempre più sfocato, all'ombra di un nuovo sogno che si definisce: lavorare nel settore dell'arte contemporanea da protagonista, cioè aprendo una galleria.

Negli anni successivi gira Milano in sella al suo motorino, seguendo tutti i vernissage e entrando in contatto con tutti gli spazi dedicati al contemporaneo. Poi, approfitta di un Erasmus a Berlino per capire qualcosa di più del respiro mitteleuropeo e internazionale dell'arte e frequenta associazioni e realtà della cultura urbana e metropolitana, avvicinandosi molto alla musica elettronica e alla commistione fra suoni e arte digitale che caratterizzano una certa cultura suburbana.

traffic gallery, first room, works by otolab, ph by paola verde 2007-
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ANDRECO solo show, ph by giuliano berarducci, courtesy traffic gallery, 2014 --
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ANDRECO solo show, ph by giuliano berarducci, courtesy traffic gallery, 2014
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Settembre 2013 at Traffic Gallery, ph by Orticanoodles
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Traffic, un nome che suggerisce un'atmosfera. Due sono i motivi principali della scelta di questo nome: innanzitutto il film di Soderbergh, poi un omaggio al Traffic Festival di Torino, dedicato alla musica elettronica, che accoglie musicisti provenienti da tutto il mondo e visual set di artisti contemporanei a fare da scenografia ai concerti.

Il 27 settembre 2007, la famiglia Ratti apre la sua galleria. La famiglia, sì. Perché, anche se l'unico proprietario e direttore artistico di questa realtà è Roberto, lui stesso precisa come tutta la sua famiglia sia poi diventata partecipe di questo progetto, maturato negli anni di studio a Milano e concretizzatosi con una serie di fatti e possibilità che hanno avviato questo desiderio. Si è trattato, almeno all'inizio, di una scommessa a tutti gli effetti, dato che né Roberto né la sua famiglia potevano vantare esperienza per quanto riguardava i meccanismi dell'arte contemporanea. Eppure.

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La prima mostra e la street art. L'inaugurazione avviene con una doppia personale degli artisti Karin Andersen e Christian Rainer, ovvero con un progetto incentrato su un video che è stata anche la prima opera venduta (dato da sottolineare perché abbastanza insolito). Poi, a poco a poco, la Traffic si è orientata verso un'alternanza fra arte visiva concettuale e street art, per la quale è diventata in un certo modo la referente dei collezionisti del territorio. Ha presentando negli anni artisti come M-City, street artist polacco che non aveva mai esposto in Italia, e il duo milanese Orticalnodles. In seguito, ha trattato altri artisti del genere, come Madame Moustache o Andreco attualmente in mostra.

Dalle nuvole alle rocce. Il curioso titolo della mostra ora esposta sottolinea come Andreco non sia in realtà solo uno street artist, ma un indagatore di più tecniche, attento sperimentatore del concetto uomo-natura: la sua ricerca lo ha portato anche a vivere isolato per 6 mesi in un bosco, privandosi di ogni comfort, per ritrovare un contatto con la materia e per strutturare le immagini che caratterizzano le sue opere. Per la mostra, che durerà fino al 13 dicembre, ha realizzato anche una scultura site specific, una nuvola (o meglio la sua struttura) che “galleggia” a mezz'aria nello spazio di via San Tomaso.

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