a Bonate Sotto

La bella Basilica di Santa Giulia e il mistero di Teodolinda

La bella Basilica di Santa Giulia e il mistero di Teodolinda
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Foto Facebook/Santa Giulia La Basilica

 

Della grande basilica di Santa Giulia resta soltanto l’abside trilobata: tre ambienti, come tre cappelle, una grande al centro, le due più piccole ai lati. Al posto della pavimentazione un vialetto di ghiaia, l’erba e le tombe. Le navate non ci sono più, resta una sola delle cinque campate, non c’è soffitto, non c’è tetto, anche le pareti laterali sono scomparse. Ma primo mistero: distrutta nei secoli o mai terminata? Anche ammettendo che sia stata ultimata e poi demolita, perché fu demolita? E perché l’abside venne conservata e poi, nel Settecento, di nuovo valorizzata? Oggi esiste un muro alto circa tre metri che ha preso il posto delle antiche pareti e forma un perimetro, che comincia dall’abside e chiude l’antica chiesa in una sorta di recinto. La basilica di Santa Giulia a Bonate Sotto è candidata a I luoghi del cuore 2018 del Fai. Tra le iniziative proposte da parrocchia e Comune per riscoprire questo luogo incantevole, domenica 1 luglio alle 21 lo spettacolo teatrale Un fuorilegge di nome Dio di Luca Doninelli, con Maurizio Donadoni.

 

 

La storia dai documenti. Torniamo alla storia. In una lettera del 14 maggio 1129 indirizzata al vescovo Ambrogio di Bergamo e al Capitolo di Sant’Alessandro papa Onorio II si riferiva, tra l’altro, «...alla chiesa di Lesina non ancora consacrata...», certificando così la sua esistenza a quella data. Sempre nel corso del XII secolo, Santa Giulia è tra i motivi di discordia tra il vescovo Ambrogio e i canonici di Sant’Alessandro. Sembra di capire che la chiesa fosse stata costruita dai canonici senza il permesso del vescovo. Nel 1146 i documenti provano che era in uso, consacrata e chiamata “Santa Giulia”.

Il vescovo Soranzo in visita pastorale, nel 1550, rimase stupito dalla situazione. Si legge nella relazione della visita: «Questa chiesa gli sembrò di ammirevole antichità e molto artistica e che era stata di bellissima struttura... ma ormai indecorosa a causa della rovina. Era molto ampia e bella, si innalzava con diversi tipi di colonne e archi. È distrutta per metà, del tutto verso l’alto, eccetto la cappella centrale che è a volta... ed è da dolersi il fatto che un così bel edificio fatto dagli antichi con ammirevole devozione e pietà, ai nostri tempi sia pieno di cespugli e di spine». Fatto dagli antichi! Dice lo storico Riccardo Caproni: «Secondo ricerche recenti, pare che questa Lesina sia stata un luogo importante, terra della famiglia Da Lesina, casato potente che cadde in disgrazia perché si schierò con Milano contro il Barbarossa, mentre Bergamo si era schierata con l’imperatore: ne parla lo scrittore Giovanni Asino da Gandino in un poemetto. Il Barbarossa distrusse Crema e Milano; in quel momento – attorno al 1160 – Bergamo ghibellina attaccò il castrum di Lesina, i suoi abitanti fuggirono a Bonate. La splendida chiesa romanica era stata ultimata circa cinquant’anni prima: non sappiamo molto, ma è probabile che in quel momento sia iniziata la sua decadenza».

 

 

I misteri “veri”. Una delle leggende che attorniano le origini della Basilica la attribuisce direttamente a Santa Giulia, che sarebbe passata da queste zone e vi avrebbe fatto erigere la chiesa con annesso monastero di monache. Un’altra leggenda la vuole fondata dalla regina longobarda Teodolinda, ma entrambe le ipotesi rimangono delle leggende, forse, prive di valenza storica. Sia il periodo di fondazione accertato, il XII secolo, sia il suo stile architettonico, romanico, sono in aperto contrasto con le attribuzioni leggendarie. La santa, martire africana, non venne mai in Italia, mentre la regina Teodolinda concluse la propria vicenda umana nel VII secolo, ben cinque secoli prima della costruzione della basilica. Tuttavia, un’altra leggenda vuole che qui, sulla sponda del Brembo, sbarcassero a trovar pace le spoglie della Santa cartaginese crocifissa in Corsica secondo controversa procedura intorno al 450. Quello che è certo è che questa zona, fra il Brembo e il Lesina, era abitata anche al tempo dei Romani, lo testimonia l’urna...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 13 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 21 giugno. In versione digitale, qui.

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