Dalla maestria de Le Iris

Pure Bergamo ha il suo cocktail Il Donizetti: la ricetta e i retroscena

Pure Bergamo ha il suo cocktail Il Donizetti: la ricetta e i retroscena
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Photocredit BergamoPost/Luca Della Maddalena.

 

Era il luglio 2016, due estati fa per la precisione. Bergamo, grazie al lavoro del direttore del Teatro Donizetti, Francesco Micheli, riscopriva uno dei suoi più grandi artisti. E proprio in suo onore si pensò di dar vita a un nuovo cocktail, che rappresentasse il maestro Donizetti ma anche un po' la nostra città. Un'operazione "pop" che ha funzionato. Anche se il cocktail Donizetti ancora non è così conosciuto, nonostante sia buonissimo. Per questo, visto il periodo dell'anno e i tanti aperitivi che (ci auguriamo) vi regalerete in questa estate, vi riproponiamo nell'articolo della presentazione di questo drink. Fresco, beverino, consigliatissimo. Cin cin e alla vostra.

Cosa serve per inventare un nuovo cocktail? Tendenzialmente sono richiesti tre elementi fondamentali, salvo eccezioni: innanzitutto una grande idea (ma va bene anche un’occasione importante), degli ottimi ingredienti di base e naturalmente, imprescindibile, un bravo bartender.

L’occasione. Lunedì 18 luglio, sugli spalti di Sant’Agostino, è stato presentato qualcosa di nuovo che spera di coinvolgere tutta la città e creare un nuovo simbolo per la comunità bergamasca: è nato il cocktail Donizetti, un piacevole aperitivo estivo. L’occasione è ovviamente quella di celebrare uno dei personaggi bergamaschi più illustri, il grande maestro della lirica autore della Lucia di Lammermoor. Forse è una delle prime volte che una città decide di celebrarsi e rendere omaggio alle sue eccellenze creando un cocktail originale. Si tratta, in particolare, di un'iniziativa fortemente voluta dagli operatori dell’accoglienza di Bergamo Alta e dallo stesso direttore della Fondazione Donizetti, Francesco Micheli, che aveva suggerito l’idea mesi fa. Un atto dovuto per uno tra i musicisti più amati ed eseguiti al mondo, ma che ancora troppo raramente viene associato a Bergamo.

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Gli ingredienti. Dunque, la ricetta ricalca più o meno quella di un classico Spritz nella versione originale, che prevede la miscelazione di vino e acqua, seppur con quella serie di accorgimenti che lo ha reso l’aperitivo più bevuto d’Italia e uno dei più conosciuti nel mondo. L’equilibrio del Donizetti è lo stesso. Vino, tendenzialmente bianco e ovviamente del vigneto bergamasco. Aranciata, dolce o amara, meglio ancora se griffata San Pellegrino (una delle migliori aranciate di sempre), un bitter, meglio se artigianale, e, per arrangiare il tutto, il tocco del mixologist, oli essenziali dalla buccia dei limoni di Sorrento (luogo amatissimo dal nostro musicista). Ma l’eleganza di un drink risiede nei dettagli, così la guarnizione giusta è data da due more selvatiche e una scorza di limone. Il risultato è il cocktail Donizetti.

 

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Il bartender. Le mani e la mente che hanno creato il Donizetti sono quelle di Antonio Foini, in arte Toni, bartender dell’american bar Le Iris (ve lo avevamo raccontato qui). Probabilmente non ha bisogno di presentazioni, ma, se ancora non lo conoscete, sappiate che è uno dei bartender più apprezzati della città. Partito da Scanzo, ormai qualche anno fa, ha girato i miglior locali del mondo fino ad arrivare tra le vie di New York, prima di tornare a casa e aprire, quasi 25, anni, Le Iris, un piccolo gioiello del bere miscelato che i suoi clienti non hanno paura di definire un angolo di Manhattan nel cuore di Bergamo, e dove, state sicuri, la qualità della proposta è sempre altissima.

La memoria e la città. Sicuramente qualcuno di voi ha pensato al cales misto (vino e spuma) che si beveva fino a qualche tempo fa nelle osterie e nei piccoli bar. Se la vostra mente è andata proprio lì, sappiate che non avete torto: prima ancora che un dedica a Donizetti, questa versione di Spritz altro non è che un piccolo grande omaggio alla città e alla sua memoria. Abbiamo indicato prima quali sono gli elementi imprescindibili per creare un nuovo cocktail, ma non abbiamo detto che se un drink diventa immortale è grazie alle emozioni e ai ricordi che è capace di suscitare. Dopotutto, la storia dei drink ha già al suo attivo ricette di successo che portano il nome di grandi compositori, si pensi al Rossini, al Bellini. Forse c’è spazio anche per noi.

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