La bella storia di Palazzo Tadini

La storia tragica e bella dell'Accademia di Lovere

La storia tragica e bella dell'Accademia di Lovere
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Il contino Faustino Tadini di Lovere era pazzo. Pazzo di Antonio Canova. A questa sua folle passione, Lovere deve gran parte della sua fama. Perfino il francobollo dedicatogli riproduce in bella mostra un’immagine dove Palazzo Tadini, voluto dai genitori di Faustino - il conte Luigi e la contessa Libera -, trionfa per imponenza e classicità rispetto al resto del paese, altrimenti bello ma comune.

Faustino ebbe l’occasione di conoscere Antonio Canova tra la fine del 1794 e l’inizio del 1795, durante un viaggio a Roma: poté visitare lo studio del grande scultore e conversare con lui. Forse proprio da quest’incontro nacque in Faustino l’idea di realizzare un volume di poesie e prose dedicate alla descrizione, quanto più elegante possibile, di sculture e pitture canoviane. L’opera venne pubblicata a Venezia nel 1796: contiene 27 sonetti e relative prose dedicate a sculture e pitture, e altri 8 sonetti, e prose ancora, dedicati invece ai bassorilievi. È considerata un primo ed importante esempio di catalogazione puntuale dei lavori di quello che stava ormai affermandosi come il più importante scultore italiano. Una passione travolgente che non oscura però l’intelligenza critica e l’intuizione raffinata di questo conte ventiduenne che si firma, in una lettera del 3 maggio 1796, «devotissimo, obbligatissimo servitore ed amico» di Antonio Canova.

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La famiglia Tadini, d’origine cremasca, era solita frequentare Lovere per villeggiatura. I Conti abitavano in un palazzotto tardo cinquecentesco ereditato dalla famiglia Barboglio. Il 7 dicembre del 1799, durante alcuni lavori di ristrutturazione, ci fu un crollo che travolse e soffocò, sembra sotto gli occhi della madre, Faustino. Stavolta ad impazzire furono papà Luigi e mamma Libera: il dolore li travolse, e lasciarono per diversi anni Lovere. Il Conte trovava conforto nell’occuparsi per qualche ora al giorno «nell’osservare cose attinenti alla belle arti» e progettava di realizzare uno dei primi «musei pubblici», un’istituzione che avrebbe trasformato un passatempo privato nell’occasione per «soddisfare l’altrui virtuosa curiosità».

Dissapori con i suoi concittadini cremaschi (gli rimproveravano l’opportunismo che lo portava a dialogare con le autorità che, di volta in volta, si costituivano come potere) lo spinsero a decidere di fondare a Lovere, invece che a Crema, l’Accademia Tadini. Per prima cosa volle però fosse edificata una cappella nel luogo dove aveva perso la vita il suo unico figlio. Contemporaneamente pregò Antonio Canova di poter avere una sua opera per impreziosire la futura collezione d’arte, aperta al pubblico. Sembrava impresa impossibile ma, memore dell’amicizia tragicamente interrotta con il Contino, e dopo anni di ripensamenti, Antonio Canova si decise a realizzare una scultura per il conte Tadini, e la volle dedicare alla memoria di Faustino. Antonio D’Este, direttore dello studio di Canova, scrive al conte Tadini il 12 gennaio del 1820: «Se non che palesarle il mio amore di veder Lei contento di possiedere fra non molti mesi un’opera di Canova di Lei amico, di quel Canova che i più grandi, i più ricchi di Europa sospirano le di lui fatiche e egli per mancanza di tempo è costretto tutto giorno di pronunciare un dolce no a tutti». Inaugurata la Cappella contenente la Stele Tadini, il Conte diede inizio alla costruzione del Palazzo che avrebbe ospitato l’Accademia di belle arti.

L’ingresso principale fu deciso in perfetta corrispondenza dell’entrata della Cappella, perché il cuore del Tadini era lì custodito: l’inarrivabile bellezza di una scultura a ricordo imperituro di una giovane vita spezzata. Ecco qui congiunte le due follie: quella per l’arte e quella dovuta ad un dolore insanabile, nessuna delle due però dimostratesi sterili ma anzi entrambi capaci di trasformarsi in un fertile terreno su cui cresce ancora, dopo quasi duecent’anni (l’Accademia fu fondata nel 1829) una florida pianta: la scuola di musica, la scuola di disegno, le Collezioni (disegni, incisioni, porcellane, minerali) la Galleria (dipinti dal ‘300 all’800), la sezione d’arte moderna e contemporanea, le sculture (Antonio Canova e  Giovanni Maria Benzoni), il Gabinetto Archeologico, la Biblioteca, la stagione dei concerti (dal 1927), i master class internazionali di perfezionamento musicale, le mostre temporanee, la ricerca museale. «Vivi felice» augurava al suo «cortese lettore» il contino Faustino Tadini di Lovere.

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