Tour nel Grand Hotel di San Pellegrino
[Foto © Linda Klobas]
Quando finalmente i lavori di realizzazione del Casinò terminarono nel 1907, il maestoso progetto di ridefinizione della geografia urbana guidata dall’ingegner Mazzocchi aveva già raggiunto il suo compimento: finalmente la cittadina di San Pellegrino Terme aveva acquisito uno stile elegante, atto ad accogliere le più importati personalità della società dell’epoca, con la sua prestigiosa triade Terme, Grand Hotel, Casinò.
Per il Grand Hotel, tutto aveva avuto inizio nel 1902, quando il Consiglio di Amministrazione della Società delle Terme aveva deliberato che il paese dovesse essere dotato, finalmente, di un grande albergo, in grado di fornire un alloggio adeguato per una stazione termale importante qual era quella di San Pellegrino. La realizzazione del progetto fu affidata all’ingegnere Mazzocchi e all’architetto Squadrelli, che, per dare corso a un’opera raffinata e mai vista prima, decisero di visitare e prendere ispirazione dai più importanti alberghi d'Europa.
Nel gennaio dell’anno successivo, cinquecento operai si misero al lavoro per realizzare, in tempo record, uno degli edifici liberty più grandi e maestosi d’Italia. Già in estate i lavori erano a buon punto, ma, per accelerare ulteriormente la costruzione, furono assoldati altri cento operai. In settembre la struttura del Grand Hotel era già riconoscibile. L’immensa opera necessaria alle finiture e agli arredi, invece, – racconta il Corriere di San Pellegrino – fu completata solo nell’estate del 1904: «Da settimane e settimane centinaia di operai lavorano a costruire il piano su cui s’innalza il nuovo Grand Hotel; centinaia di carri di ogni grandezza e peso arrivano, passano il ponte e vanno a vomitare negli ampi ricettacoli e mobili, e porcellane ed utensili per l’arredo del colosso, centinaia di cartelli sparsi nelle città d’Italia e dell’Estero annunciano l’apertura del nuovo ventre di San Pellegrino».
In tutto 3mila metri quadrati che correvano sul Brembo, per una lunghezza di 128 metri, sei piani più una maestosa cupola ricoperta in tegole di zinco e rame a sfiorare i 50 metri di altezza. Duecento camere, oltre agli appartamenti e alle suite reali, tutte dotate di comfort modernissimi, capaci di stupire anche gli ospiti più altolocati. Tanto per intenderci: ogni camera aveva, tra gli optional, acqua corrente calda e fredda, telefono, luce elettrica, gabinetto privato e una cassetta della posta, oltre – naturalmente - a mobilio e soprammobili tra i più ricercati del mercato di allora. Tra le novità che lasciarono gli ospiti a bocca aperta anche un ascensore di servizio, comodità in effetti quasi futuristica, per i tempi.
Il Grand Hotel, ce l’aveva scritto nel nome, divenne subito méta di personalità illustri del secolo. Annoverò tra i suoi ospiti la Regina Margherita si Savoia, importanti star dello sport e delle spettacolo, illustri pensatori e artisti del calibro di Eugenio Montale.
Tutto lo sfarzo ebbe tristemente fine con il termine della Belle Époque, quando le spese per il mantenimento di una struttura tanto bella quanto gravosa divennero insostenibili. E si dovette ricorrere a chiusura definitiva, nel 1979.
Siamo entrati a immortalare quel che resta degli antichi fasti. Con una punta di malinconia.