Una giornata tipo in alpeggio

La vita dura e bella del bergamì raccontata da mio padre

La vita dura e bella del bergamì raccontata da mio padre
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È davvero problematico lamentarsi di qualsiasi cosa, quando tuo padre è nato e cresciuto in montagna fino a 17 anni. Appena ti lasci andare a un commento un po’ polemico o sconsolato su qualcosa che non va, ti riprendere facendoti esempi dei problemi ben più grossi che doveva affrontare lui da ragazzo, oppure ti sbeffeggia accennando una mezza risata che significa: «Non sai proprio cosa sia la vita dura».

Ieri a pranzo mi sono distratto e mi sono lasciato scappare un: «Caspita, ho dormito pochissimo sta notte». Mio padre, puntualissimo, non ha lasciato correre, ovviamente: «Va’ che i bergamì i dörma trè/quàtr’ure a nòcc!» (Guarda che i mandriani dormono tre/quattro ore a notte). Se solitamente cerco di lasciar perdere per non farmi annichilire dal confronto con le esperienze giovanili di mio papà, questa volta ho azzardato una risposta: «Ma dai! Non è possibile! Perché dovrebbero dormire solo quattro ore? E comunque durante la giornata hanno momenti in cui possono riposare», pensando al Titiro di Virgilio che riposava sotto il faggio.

 

[Giuseppe Busi, che racconta la vita in alpeggio]

giuseppe.busi

 

Non l’avessi mai fatto: è iniziata subito una narrazione fitta e dettagliata della giornata tipo dei mandriani, che durante la bella stagione (da giugno a settembre) vanno a vivere e lavorare in alpeggio. La frustrazione iniziale dovuta alla mia sconfitta dialettico-argomentativa si è pian piano trasformata in una fascinazione assoluta. Mi sono lasciato trasportare nel mondo agreste della montagna, con la sua austerità e il suo rigore; cicli immutabili che si ripetono senza fine, con le loro tempistiche pesanti, coi loro percorsi lunghissimi e quindi la necessità per gli uomini di trovare in se stessi una profonda pazienza.

È questo in realtà il vero insegnamento ultimo della montagna; non la fatica fisica, quella si può fare anche in palestra a Milano, ma la pazienza incrollabile nel sopportare tempi lunghi, momenti morti ma non riposanti, giornate scandite da processi immutabili, distanze ampie da percorrere lentamente con gli animali, due volte al giorno. Sono queste cose che temprano l’anima degli uomini dei monti.

 

 

Papà, perché i mandriani in alpeggio dormono solo quattro ore?
Beh, mungono alle 3 di notte e alle 3 di pomeriggio, sai che bisogna far passare mezza giornata. Poi alla sera vanno a letto tardi, alle 11.

Sì, ma non possono fare come tutti e mungere intorno alle 6 e poi alle 18?
No, per due motivi. Per prima cosa iniziano alle 3 per finire alle 6: ci vogliono circa tre ore a completare la mungitura. Quando ero ragazzo in alpeggio sopra Valtorta andavano sei o sette uomini e tenevano circa 120 vacche: in media ognuno mungeva 18 animali ogni volta, ovviamente rigorosamente a mano. Adesso alcuni hanno comprato delle mungitrici automatiche, ma altri mungono ancora manualmente. C’è da dire che oggi in Camisolo (prima del Pizzo Tre Signori) sono rimaste solo un paio di aziende di allevatori, ai tempi ce n’erano ben otto.

Dicevo: si munge così presto perché ci vuole molto tempo, ma anche perché nel pomeriggio, oltre che alla mattina, dopo aver munto bisogna portare le mucche al pascolo e questo richiede diverse ore. Ci può volere anche un’ora per arrivare al prato desiderato; poi gli animali hanno bisogno di circa altre tre ore per mangiare. Immagina quindi che dopo la mungitura pomeridiana possono esserci ancora quasi cinque ore di impegno. Si va a dormire alle 23, dopo poco è già ora di alzarsi per ricominciare.

 

 [Pastorelli in alpeggio a Serina, nel 1962]image_gallery

 

E come viene gestito tutto il latte munto?
Il latte fresco, circa 10 litri al giorno per mucca, viene immediatamente portato alla baita dei mandriani, dove un addetto specializzato trasforma dal primo all’ultimo litro di latte in formaggio. Ad esempio in Camisolo si faceva, e si fa tuttora, solo e soltanto Formai de Mut, un formaggio semi-duro a pasta cotta. Io e i miei fratelli siano diventati grandi anche grazie a questo magnifico prodotto, nutriente e gustoso.

Tutte le forme vengono custodite gelosamente nella baita e solo alla fine della stagione vengono portate giù: quando ero giovane io (negli anni Sessanta) veniva portato a spalla in sacchi dalla gente del paese, che saliva a dare una mano. Poi qualche anno dopo sono arrivati gli asini, ma qualcuno mi ha raccontato che verso il 2000 ci sono stati anche dei trasporti in elicottero. Si capisce il motivo facendo due calcoli: con circa dieci quintali di latte al giorno si fanno dieci forme di 10 chili l’una; considerando che i mandriani restano in alpeggio 80 giorni, alla fine ci si trova davanti ad un tesoretto, prezioso quanto ingombrante, di 800 splendide forme.

Caspita, che meraviglia. Ma tornando alla questione iniziale, quando portano gli animali al pascono i mandriani non possono riposare?
Beh, un pochino sì. Mentre le vacche mangiano i cinque o sei mandriani che le hanno portate si possono mettere seduti a controllarle. Solo in quel momento tirano il fiato, dopo diverse ore di lavoro senza sosta. Ma vorrei vedere te: dopo una sveglia nel cuore della notte e una ventina di vacche munte, ti tocca prendere e fare un’ora di camminata in montagna. Ma non come le passeggiate fuoriporta che fai con gli amici; bisogna far muovere decine e decine di animali, tenerli compatti ed evitare che vadano in luoghi pericolosi. La montagna riserva sempre qualche pericolo e le bestie non ci fanno certamente caso, vanno tranquille e poi magari si trovano nei guai. Sono i mandriani che devono prestare attenzione ad ognuna.

Bene, dopo questa trafila sfiancante il mandriano può sedersi un  poco, ma non devi pensare che si metta a dormire nei prati come il Peter del cartone animato Heidi. Le mucche vanno controllate sempre, perché possono finire nei guai in ogni momento, sia che la mandria sia in movimento sia che stazioni presso un pascolo. Insomma, non c’è mai un momento di puro relax per questi instancabili lavoratori. Ah, non dimenticare che dopo una breve pausa, nel primo pomeriggio si ricomincia tutto daccapo.

Stanotte ho dormito abbastanza, papà.

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