Importante l'aiuto dei russi

Assad è vicino a liberare Palmira Strapparla all'Isis sarà strategico

Assad è vicino a liberare Palmira Strapparla all'Isis sarà strategico
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Per quanto provi a reggere la tregua che ha messo a tacere le armi in Siria, l’esercito di Assad è deciso a riconquistare Palmira, che da maggio è sotto il controllo dei jihadisti dell’Isis. Il cessate il fuoco, infatti, non comprendeva la lotta al sedicente Califfato, e così pochi giorni fa è cominciata quella che molti considerano la battaglia finale. A riferire i fatti degli ultimi giorni è l’Ondus, l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, l’ong con sede a Londra che simpatizza per i ribelli siriani che si oppongono al presidente Assad. Ma la notizia è confermata anche dal quotidiano panarabo al Hayat che cita una fonte vicina al governo di Damasco.

Vittoria strategica e di propaganda. Tornare in possesso di Palmira per Assad e il suo esercito significa mettere a segno un’importante vittoria sul piano propagandistico e strategico, perché la “sposa del deserto” è il simbolo della cultura e dell’archeologia siriana. Ma soprattutto perché l’intento dell’esercito di Assad è quello di aprire una strada verso la provincia orientale di Deir el Zor, dove la situazione umanitaria è a un livello pessimo. Qui vive una grande comunità cristiana, che da quando è scoppiata la guerra civile e da quando l’Isis ha preso il potere della città un anno fa gradualmente ha abbandonato le proprie case.

 

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Obiettivo Deir el Zor, poi Raqqa. L’obiettivo di Assad è quello di passare da Palmira per arrivare a Deir el Zor, e per farlo si sta avvalendo della forza degli uomini sul campo e dell’aviazione russa, che sta aiutando l’esercito nel suo compito di liberazione. Se si riuscisse ad aprire questo corridoio, l’obiettivo successivo sarebbe Raqqa, che il sedicente Stato Islamico ha proclamato sua capitale. E il passo è breve.

Chi combatte. Sul campo ci sono le unità d’elite delle Forze Tigre, che già si sono distinte per aver spezzato l’assedio dell’Isis ad Aleppo. Al loro colonnello Suheil al Hassan, già premiato dal ministero della difesa russo e a capo di tutte le principali operazioni contro l’Isis degli ultimi mesi, è stato affidato il comando delle operazioni. Con loro ci sono gli uomini dalla 67esima brigata della 18esima divisione corazzata; le “Aquile del Deserto”, cioè quei paramilitari siriani noti per essere stati addestrati dai russi a Latakia; le forze di difesa nazionali; i militanti dell’SSNP (Partito Siriano Socialista Nazionale, composto prevalentemente da assiri), e altri gruppi siriani come Dara’ Qalamoun (Scudo del Qalamoun, unità paramilitari filo governative) e Kataebat Al-Ba’ath (la milizia del partito Baath di Assad al potere). Ci sono anche molti combattenti stranieri, soprattutto appartenenti agli Hezbollah libanesi, le milizie sciite irachene di Liwaa Imam Ali, Harakat al-Nujaba e Kataeb Hezbollah, ed infine gli armati di Liwaa al-Badr. Sull’altro fronte ci sono gli jihadisti, che controllano la parte est e sud della città.

 

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A che punto è la battaglia. Le forze di Assad da venerdì scorso stanno combattendo a meno di dieci chilometri dal sito di Palmira. Si sono fatte strada nel deserto, prendendo il controllo di due check-point sulle colline di Al-Biyarta. I combattimenti si sono poi spostati all’interno delle cave che servivano nell’antichità a dare la pietra per la costruzione dei monumenti, soprattutto quelli funebri. Queste cave si trovano a nord della città moderna e il loro controllo permette all'esercito di avanzare anche da altri lati del sito archeologico, ormai in gran parte distrutto dai jihadisti. L’Isis, secondo fonti ufficiali, avrebbe subito pesanti perdite di uomini e mezzi. Dopo le cave l’esercito agirebbe verso il castello arabo, che domina la zona archeologica dall’alto della collina sopra la città. Riuscire a espugnarlo significherebbe per Assad avere il controllo anche dell’ultima fortificazione prima delle rovine di Palmira. Inoltre, conquistare le alture che circondano il sito archeologico è di fondamentale importanza per garantire la sicurezza delle forze principali sul fronte occidentale di Al-Qaryatayn.

Con cosa si combatte. Nel sito archeologico, secondo alcuni dati, dallo scorso maggio sarebbero asserragliati oltre 2mila jihadisti dell’Isis, che per difendersi usano carri armati, veicoli blindati, lanciarazzi, mortai e mitragliatrici pesanti. L’esercito di terra, dopo che l’aviazione russa ha bombardato per giorni quel che resta delle rovine di Palmira, sta colpendo le posizioni dei miliziani del sedicente Stato Islamico con i lanciarazzi pesanti multipli “Grad” e i cannoni “D-30”.

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