Forse non tutti sanno che

Ode a La Settimana Enigmistica che vende tanto, nessuno sa quanto

Ode a La Settimana Enigmistica che vende tanto, nessuno sa quanto
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“La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione!”, “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”: se nessuno di questi due slogan vi dice nulla, allora siete davvero delle "brutte" persone. Ma è certamente impossibile, perché non può non venire subito in mente una delle riviste più antiche d'Italia: La Settimana Enigmistica. Sotto l'ombrellone, in viaggio, in attesa dal dottore o chissà dove, tutti almeno una volta abbiamo provato a confrontarci con i cruciverba, i rebus, le sciarade e i mini-polizieschi della Settimana, che come recitava la copertina dei primi 10 anni di produzione è “il più economico e dilettevole passatempo”. Ripercorriamo allora la storia e i misteri di questo straordinario pezzo di costume dell'Italia contemporanea.

 

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Anzitutto, alcuni numeri. Già il giorno della prima uscita della Settimana Enigmistica sembra essere in sé un simpatico giochino: 23 gennaio 1932, ovvero una data palindroma (23-1-32). Quasi 85 anni di incessante lavoro, tanto incessante che la Settimana Enigmistica non ha mai mancato un'uscita, se non in due sole occasioni, ed entrambe per motivi molto seri: il numero 607 uscì il 4 settembre del 1943 invece che il 21 agosto, poiché i bombardamenti nazisti avevano danneggiato gravemente la tipografia e l'ufficio distribuzione; mentre il numero 694 uscì 14 luglio 1945 invece che il 28 aprile, in seguito agli “storici avvenimenti delle ultime settimane che hanno impedito di pubblicare questo numero con la consueta regolarità”. Erano i giorni, infatti, della liberazione. Ma a parte questi due episodi, dal 1932 ogni sabato la Settimana Enigmistica è in edicola, con giochi di ogni tipo che fin dal primo giorno hanno mantenuto una numerazione crescente, senza ricominciare ad inizio settimana, mese o anno: per dire, l'ultimo rebus il numero 80.147.

 

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Tutto ciò detto, intorno ai risultati editoriali della Settimana Enigmistica regna il più inaccessibile segreto: non ha infatti una certificazione Ads, grazie alla quale vengono quantificate le copie vendute di tutti i giornali, e se si prova a telefonare alla redazione per chiedere lumi, si viene cortesissimamente invitati a farsi i fatti propri. Secondo Il Sole24Ore, in un articolo del maggio 2004, la tiratura settimanale della Settimana Enigmistica è di addirittura un milione e 289 mila copie, un'infinità. Sicuramente, sostengono altre voci, non si scende sotto le 700 mila. D'altra parte, la Bresi, la società editrice della rivista controllata dal discendente del fondatore Giorgio Sisini, ha chiuso il 2013 con un utile di 10,2 milioni di euro, da aggiungersi a 9,2 milioni di profitti accantonati e a 27,5 milioni di liquidità. Il tutto considerando che la Settimana Enigmistica non ha debiti con le banche ed è uno dei rarissimi giornali che non è finanziato con la pubblicità. Insomma, cifre che con lo stato attuale dell'editoria italiana non hanno davvero nulla a che fare.

 

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La storia della Settimana. La paternità della Settimana Enigmistica la dobbiamo a Giorgio Sisini, figlio di proprietari terrieri sardi nato nel 1901. Laureato in ingegneria chimica, nel 1930, durante un soggiorno a Vienna, gli capita per caso fra le mani una rivista di enigmistica austriaca, Das Ratsel. Ne rimane folgorato, e decide di riproporre un formato del genere anche in Italia. Il gioco delle parole crociate, per onor di cronaca, venne inventato da un giornalista inglese, Arthur Wynne, ad inizio secolo, e fece la sua prima comparsa assoluta nel 1913, in un supplemento del New York World. «Tutto quello che ho fatto», avrebbe detto Wynne «è stato prendere un'idea vecchia come il linguaggio e renderla moderna introducendo le caselle nere». Già, le caselle nere: secondo Giampaolo Dossena, considerato il più grande conoscitore di enigmistica in Italia, il segreto del successo della Settimana sta proprio nella densità del nero con cui vengono tinte le caselle, ineguagliabile per tutte le altre riviste affini. Un'affermazione che lascia piuttosto di stucco, ma la parola è quella di un esperto...

 

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Come accennato, dunque, la Settimana Enigmistica è divenuta in fretta un fenomeno editoriale senza precedenti, di cui però, appunto, oltre a qualche cifra qua e là, e difficile conoscerne alcunché. Tutto quello che anche oggi si sa del periodico è che ha la propria sede a Milano, in Piazza Cinque Giornate: sul citofono non è indicato nulla, è impossibile accedere alla redazione, che parrebbe essere composta da massimo una quindicina di elementi, e in cui i computer vengono utilizzati giusto per mandare le e-mail. Tutto, infatti, è rigorosamente progettato e realizzato con matita e gomma. Le foto in bianco e nero del personaggio famoso in copertina, un classico fin dal primo numero, non vengono selezionate con particolari criteri, semplicemente vengono utilizzate immagini che le stesse agenzie fotografiche inviano alla redazione. E se si appunta che spesso si tratta di soggetti sconosciuti ai più, la risposta è che sono famosi in altre parti del mondo, e che se in Italia nessuno sa chi siano è un problema squisitamente nostro. Un gran bel mistero aleggia sulla Settimana Enigmistica, dunque: cosa che, probabilmente, non fa altro che alimentarne l'alone leggendario.

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