I comfort delle carceri in Norvegia che a Breivik però non bastano

È di questi giorni la notizia che Anders Behring Breivik, l'estremista di destra e più sanguinario criminale del Nord Europa dai tempi del dopoguerra, ha deciso di portare in tribunale lo Stato norvegese, accusandolo di condurre un trattamento inumano nei suoi confronti. Non è la prima volta che l'uomo, colpevole di aver ucciso 77 persone nell'estate del 2011, si rende protagonista di uscite mediatiche capaci di aprire grossi dibattiti sulla sua situazione, specialmente in rapporto alla vita che si conduce in carcere in Norvegia.
Una strage di matrice estremista Appare chiaro ai più che Breivik non può essere paragonato a nessun altro carcerato, neanche quelli colpevoli dei reati più abietti: pur condizionato da una mente instabile, pianificò nel corso degli anni l'esplosione nel centro di Oslo e la mattanza all'isola di Utøya dove era in corso un raduno della sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese, da lui ritenuto il maggiore responsabile dell'ondata migratoria a cui si opponeva costruendo una rete di contatti con altri neonazisti in tutta Europa. Ad oggi, rimane una delle più grosse tragedie che abbiano colpito l'Europa in tempo di pace.
[L'isola di Utoya]
Non più di 21 anni In passato, le accuse del terrorista - spesso a ragione - sono state ridicolizzate per la completa mancanza di realtà. C'è, però, un particolare che potrebbe, clamorosamente, portare punti in suo favore in vista dell'imminente processo. Andando con ordine, le carceri norvegesi sono qualcosa di completamente estraneo al concetto che conosciamo in Italia: nella maggior parte dei casi, si può condurre una vita non troppo lontana da quella che una persona normale vive nella sua quotidianità. Ci sono contatti con l'esterno e con altri detenuti, oppure la possibilità di svolgere attività formative che potrebbero essere utili una volta scontata la pena. È da ricordare che in Norvegia non esiste il carcere a vita: la pena massima è di 21 anni, al termine dei quali è possibile che il detenuto abbia la propria pena estesa di cinque anni in cinque anni nel caso possa essere ritenuto un pericolo per la società. Dato l'enorme clamore intorno alla vicenda Breivik, per il quale diversi esponenti dell'opinione pubblica hanno invocato la pena di morte, è plausibile che l'estremista di destra non vivrà comunque mai più al di fuori di un carcere.
Rock in prigione Le prigioni norvegesi, per i criminali comuni (talvolta anche colpevoli di omicidio), dispongono di diversi comfort impensabili altrove. Per molti di essi, è possibile avere accesso ad una cucina molto simile a quelle aziendali, in cui hanno la possibilità di prepararsi il cibo (con tanto di accesso a coltelli, il cui eventuale possesso viene scannerizzato con un metal detector), oppure possono lavare i propri vestiti in una lavanderia comune, proprio come accade nella maggior parte dei condomini in Scandinavia. In alcuni casi, gli stessi hanno accesso a sale musicali in cui possono suonare diversi strumenti, ed hanno quasi sempre accesso ai computer, talvolta con connessione internet.
L'isola modello Un esempio spesso riportato dai media è l'isola di Bastøy, nella quale i detenuti (anche in questo caso spesso responsabili di crimini molto gravi) lavorano presso i campi da coltivare, vengono a contatto con i visitatori che desiderano passeggiare per i sentieri e possono praticare sport negli impianti circostanti. Funziona? Secondo le statistiche, sì, poichè solo il 16% dei detenuti viene nuovamente arrestato una volta scontata la pena, a fronte di statistiche che parlano di un 20% nazionale e addirittura un 70% a livello europeo. La Norvegia, nota come uno dei paesi più ricchi al mondo, ha un tasso di criminalità estremamente basso: nel 2011, escluso il caso Breivik, il livello era di 0.6 ogni 100.000 abitanti, ovvero il nono posto al mondo al pari di Svizzera e Indonesia. In Europa, solo Islanda e Monaco hanno percentuali inferiori. Sempre la Norvegia, si piazza al 22° posto al mondo per tasso di criminalità (i vicini di casa svedesi sono addirittura 55°).
Breivik e gli altri Cosa differenzia l'autore della strage commessa il 22 luglio 2011 dagli altri carcerati del suo Paese? Anders Behring Breivik, che è stato catturato nella stessa isola di Utøya mentre cercava di portare a termine il massacro, è stato prima rinchiuso nel penitenziario di Ila, alla periferia di Oslo, mentre era in attesa del processo. Attualmente si trova nel carcere di Skien, nella Norvegia occidentale, e non ha la possibilità di entrare in contatto con nessun altro carcerato. Le uniche persone che è autorizzato ad incontrare sono i poliziotti che lo tengono in custodia e che svolgono l'ordinaria amministrazione della sua cella. È, ovviamente, in stato di isolamento e lo rimarrà per tutta la durata della detenzione nel caso la sua denuncia non dovesse ottenere gli esiti sperati. Lo stesso Breivik ha avuto la possibilità, durante i cinque anni di carcerazione, di incontrare solo una volta la madre morente, nel 2013.
Il processo L'accusa allo Stato norvegese farà leva su un principio che può mettere in difficoltà la decisione di lasciare Breivik in isolamento: allo stato attuale, se nel 2032 (quando termineranno i 21 anni di detenzione) non verrà estesa la pena di cinque anni, il terrorista potrà tornare alla vita libera, e la mancanza di contatti con altre persone potrebbe risultare in un danno psicologico che ne condizionerebbe la vita. È un particolare da tenere in considerazione, sebbene sia presumibile che ogni cinque anni la sua posizione verrà aggiornata in modo da impedirlgi il ritorno alla libertà. Attualmente Breivik ha accesso a tre stanze nella sua cella, nelle quali può leggere, utilizzare videogames (si era lamentato della scarsa qualità dei giochi messi a disposizione), fare esercizio fisico e lavorare al computer, anche se non gli è concessa la connessione ad internet per ovvi timori sul possibile reclutamento di altri estremisti online. È anche il motivo per il quale non può entrare in contatto con altri detenuti. Il processo inizierà domani, durerà quattro giorni e Breivik potrà testimoniare delle sue condizioni in carcere per circa tre giorni.